di Francesco di Cosmo
Il monossido di carbonio (CO, una sola molecola di ossigeno legata con una di carbonio) è un gas incolore, inodore, insapore, non è irritante e, proprio per queste ragioni, è pericoloso.
Ma nonostante ogni anno in autunno e in inverno pagine intere di cronaca riportino casi di morti per asfissia, si continua a morire di esalazioni domestiche per questo gas e si dimentica spesso la rilevanza degli incidenti domestici: 3 milioni e 8 mila morti all’anno. Su 100 decessi per infortunio, ben 56 avvengono negli ambienti di vita "casa, scuola e sport", 7 sul lavoro e 37 nel traffico.
Il monossido di carbonio si sviluppa in tutti i processi di combustione e in particolare, quando la combustione è più difficile, negli ambienti chiusi o quando la temperatura di combustione è più bassa. E’ il caso diffuso di *scaldabagni a gas, stufe a gas o a legna, impianti di riscaldamento difettosi, oppure *di* camini e cucine posti in locali chiusi o poco ventilati.* Siamo abituati a sentire l’esigenza di aprire la finestra e cambiare aria quando sentiamo odori più o meno molesti. Nel caso di aumento delle concentrazioni di CO, nessuno dei nostri sensi ci può allarmare e non avvertiamo la necessità di reagire. I *sintomi* di intossicazione sono alquanto generici: leggero mal di testa, vertigini, intontimento, affanno, indebolimento della vista, nausea e vomito. Difficile ricondurre queste sensazioni alla cattiva combustione di una stufa, specie se si sta riposando o dormendo.
Un’altra caratteristica spiega perché il monossido di carbonio è tanto pericoloso: una volta inalato, si combina con l’emoglobina meglio dell’ossigeno dell’aria (anche 2/300 volte di più). Questo fa sì che venga trasportato dal sangue nel corpo, in particolare al cervello, al cuore e agli altri organi più sensibili alla carenza di ossigeno, provocando in tempi relativamente brevi la morte per asfissia.
Come difendersi? La verifica del *corretto funzionamento* e la *corretta manutenzione degli apparecchi di combustione* presenti nell’abitazione è la prima misura di prevenzione. Se gli apparecchi sono datati, consigliamo la verifica tutti gli anni, all’inizio della stagione fredda. Per legge, nei locali che ospitano impianti di combustione è obbligatoria la *bocchetta di areazione* che garantisce l’afflusso di aria esterna ossigenata. La bocchetta, di dimensioni definite, non deve mai essere otturata o coperta da mobili o tende, anche d’inverno quando fa freddo. Attenzione alle stufe trasportabili e a non usarle mai in locali chiusi.
L’ispezione di un tecnico deve poi estendersi al *tiraggio dei camini*, specie in presenza di combustioni che possono generare molte ceneri, come la legna o il gasolio.
Si trovano, inoltre, in commercio *rilevatori di CO* che segnalano, con allarmi sonori e luminosi, il superamento di concentrazioni di gas anche abbastanza basse (220 ppm) così da consentire di reagire in tempo. Sono apparecchi che costano poco e possono salvare la vita. Sensori simili, se l’abitazione dispone di ventole alla finestra o, persino, sistemi di ventilazione forzata e ricambio dell’aria in tutti i locali, possono essere collegati all’impianto ed azionare le ventole.
Cosa fare nel caso di intossicazione da monossido?:
* aprire subito porte e finestre, per non perdere i sensi e poter soccorrere eventuali vittime,
* condurre gli intossicati all’aperto o in locali ventilati,
* allertare immediatamente il 118.
Il trattamento di disintossicazione prevede infatti la somministrazione di ossigeno ad alta concentrazione e la cura in camera iperbarica:
interventi impossibili in casa e senza aiuto.
Manutenzione e controllo di sicurezza di tutte le stufe, gli scaldabagni, i camini e le cucine, nonché del tiraggio dei camini.
* Costo indicativo: 150 euro *al massimo.
* Rivolgersi ad un muratore per far applicare il foro di areazione,
secondo le norme di sicurezza. *Costo indicativo: 100 -150 euro.*
* Applicare un sensore di CO e di allarme. *Costo indicativo: 10 –100 euro.*
di Francesco di Cosmo