di Gianfranco Pazienza
Lo stesso giorno della manifestazione indetta dalla CGIL (Metalmeccanici e Funzione Pubblica), convocata con il titolo suggestivo “UNITA’ ANTICRISI”, il Premier Berlusconi scopre di temere la crisi. I dati allarmanti arrivano per ultimo dall’aumento dei furti nei supermercati ad opera di persone che non hanno soldi per acquistare.
Il Premier, da quando nel 1996 ha venduto la Standa non dovrebbe più avere interessi diretti nel settore alimentare e dei grandi magazzini (se non vado errato), non avrebbe quindi nulla da temere direttamente. Almeno non quanto il Presidente della Repubblica di uno stato Africano, proprietario di fabbriche alimentari con una propria catena di distribuzione, i cui magazzini sono stati letteralmente saccheggiati e distrutti, a fine gennaio, da una popolazione sempre più povera.
Il padrone di Mediaset, piuttosto, teme il crollo del mercato pubblicitario causato dalla crisi, un mercato già rosicchiato abbondantemente da SKY.
Quindi non sono stati i dati allarmanti del crollo del mercato dell’auto, della conseguente crisi industriale a metterlo in guardia e a temere il futuro incerto della devastante crisi finanziaria. Non sono certo i malori della Confindustria, della aziende grandi e piccole, delle facce mortificate di Emma Marcegaglia ad averlo intimorito, poiché lui, esclusa l’edilizia, non ha mai avuto esperienza negli altri settori produttivi.
Certo non poteva temere la crisi finanziaria vista la sua posizione di famiglia dentro MedioBanca, poiché gli effetti devastanti sull’economia e sulle famiglie della crisi finanziaria, sono proprio dovuti agli “incassi” messi a frutto dal sistema bancario che continua ad arricchirsi con i sempre amari tassi di prestito, anzi di strozzinaggio. Soprattutto verso le piccole imprese (lo dico con l’esperienza di presidente e amministratore di una piccolissima società cooperativa).
Allora sono proprio le persone in carne ed ossa che ieri erano in piazza con la CGIL, i precari e le precarie della ricerca e della scuola, le lavoratrici e i lavoratori dell’industria in cassa integrazione, i disoccupati e le famiglie sempre più povere, i commercianti con le merci invendute, a metterlo in crisi. Sono i comportamenti dei consumatori ad impaurire il Premier, che teme il calo di ascolto dei contenitori di idiozie televisive con l’annesso mercato della pubblicità. Teme, anche, una popolazione nel torpore del dormiveglia, possa invece svegliarsi e aprire gli occhi, magari anche sugli errori elettorali. Salvo che a svegliarsi ci si ritrova con una sinistra oltre lo sbando, sempre più sparuta (e fuori dal parlamento).
Chi, allora, deve avanzare una proposta alternativa agli italiani – oggi a stento difesi dalla stessa Carta costituzionale – in cerca di lavoro, di sicurezza e di una rivoluzione in senso ambientale del lavoro, di diritti civili e servizi sociali; con i dati dell’economia allo zero? Una sinistra così frazionata, con una casta uguale a quella degli altri partiti e spreca energie per edificare steccati ideologici e culturali, come può offrire una prospettiva alle centinaia di migliaia di persone che ieri riempivano le piazze di Roma, con il tema “Unità anticrisi”? A quanti di loro, presenti ieri in Piazza: Bersani, Bertinotti, Bindi, D’Alema, Ferrero, Franceschini, Vendola (quelli che ho visto dalle immagini), sono fischiate le orecchie? Visto che il popolo della sinistra invoca l’unità contro la crisi e, ad alcuni di loro, anche di avanzare, con umiltà, una Nuova proposta di Sinistra.
Gianfranco Pazienza