Il “caro estinto” DELLA COMUNITA’
A due anni dal rogo del gargano (24 luglio 2007)
di Gianfranco Pazienza
A due anni dal rogo del gargano (24 luglio 2007) la Regione Puglia, che ha voluto un gemellaggio con la Protezione civile del Piemonte, mettendo in atto un proprio sistema di protezione civile e di coinvolgimento del volontariato, ha ricevuto il riconoscimento di Legambiente, come regione la più attiva nella lotta agli incendi.
Anche se in questi giorni la Provincia di Foggia e la Regione Puglia rimbalzano alle cronache internazionali per la strage di lupi eseguita sul nostro Appennino. Con le immagini delle carcasse degli animali, la mamma e tre cuccioli, fatte trovare vicino i bidoni della spazzatura a Rocchetta S. Antonio, accanto ad una “fontana” di acqua sorgiva: la genesi della vita e la morte.
Pongo una domanda: la comunità perde il patrimonio naturalistico sul Gargano e faunistico dei lupi sull’Appennino e non sa quanto valore perde?
Il lupo, Canis lupus, è specie protetta. In Italia dal D.M. 22/11/1976 ed è particolarmente protetta dalla Legge sulla caccia n. 157 del 1992. In particolare dalla Convenzione di Berna (L. 5/7/1981, n. 503, in vigore in Italia dall’I/6/1982).
Questo ennesimo reato ambientale costerà in futuro, in termini di immagine e di provvedimenti sulle misure agroambientali e di conservazione della biodiversità, proprio sull’attribuzione delle risorse dell’ UE per le quali vige il rigore del vincolo di condizionalità ambientale per la spesa 2007-2013. A cominciare dalle risorse, già scarse, disponibili per l’agricoltura.
In Italia, irresponsabilmente, continuiamo ad ignorare (e a pagare i costi delle procedure di infrazione), il progresso nelle politiche agricole comunitarie e ad inseguire gli altri Paesi dell’Unione, proprio per la trascuratezza nell’applicazione delle normative in campo ambientale e nell’opera di sensibilizzazione ed educazione ambientale, a cominciare dai settori produttivi.
E’ vero, ma non basta, il Gargano è Parco Nazionale (cosa grave è che non abbia ancora un Piano, per esempio anche per la tutela del lupo) e l’Appennino vuole diventarlo. E’ vero che proprio l’appannino ha dato un forte impulso in Puglia, alla produzione di energie rinnovabili utilizzando la forza pulita del vento. Ma quali sono gli strumenti operativi e istituzionali per l’applicazione degli interventi di conservazione della biodiversità, di protezione del suolo (con l’Appennino che frana per l’abuso indiscriminato di pratiche agricole sbagliate?) o dell’applicazione della legge regionale che recepisce finalmente, con il Governo Vendola, la direttiva per la riduzione dell’uso in agricoltura dei nitrati e la riduzione dell’inquinamento delle acque di falda?
Mi auguro che le autorità ambientali della nostra Provincia e della Regione, con le associazioni ambientaliste ed ecologiste, avviino una rapida inchiesta sull’uccisione di quei lupi, e coinvolgano le comunità locali in questo lavoro di sensibilizzazione e di conoscenza. Uccidere un lupo, per paure antiche, può essere uno sfogo, ma diviene un grave danno per la comunità. Ci sono intere regioni del nord Europa, delle alpi, anche italiane, lo stesso Abruzzo (a cui siamo legati da storie di transumanza e di corridoi ecologici per il lupo) le quali stanno attuando serie misure di protezione e sul lupo costruiscono il loro futuro turistico. Noi da dove vogliamo cominciare?
Gianfranco Pazienza