di Gianfranco
Pazienza
Non si possono sintetizzare le tante sollecitazioni
(Ceschin, Tedesco, Siena, Ritrovato, Piano, Sinistra e Libertà, Ciuffreda) sul
dibattito denso, da alcuni giorni aperto sulle pagine di www.sangiovannirotondonet.
La critica (o la difesa) alla fontana “ossaio” – una volta anche depuratore per
sostenere la lotta del comitato cittadino – e all’uso della carta igienica, sul
motto: … quando qui si siedon son tutti come me…; così pure la questione
bancarelle di Santa Maria, o le piazzette da recuperare demolendo in parte le
casematte del centro storico, richiamano la questione posta da Ceschin: San
Giovanni Rotondo: luogo di eccellenza oppure un altro patrimonio pugliese senza
prospettive?
In tutti gli interventi si apprezza il
sentimento di amore incondizionato (e turbato) per la città.
Ci sono scempi, gestioni, comportamenti abusivi che la
feriscono e offendono l’amore dei cittadini, mostrandoci così nella vetrina del
turismo internazionale. Nei giorni dopo il ferragosto, erano commoventi quei
pellegrini, a migliaia in fila per ore, ordinati in attesa della visita alla
cripta, sotto un sole e un caldo impietosi. In parallelo si svolgeva il
consueto disordine del nostro sistema dettato da pochi egoismi (e protetto in
cambio di voti). Rimettendo in discussione un precario sistema di regole per
parcheggiatori e offerta di santini. Aggravando la viabilità e il pronto
soccorso bloccato dalle auto nella zona sacra, con la fila di autobus turistici,
autobus di linea, autolinee urbane, pulmini dei parcheggiatori: tutti in fila
per lo stesso servizio, moltiplicato per cinque, come lo smog conseguente.
L’esempio delle bancarelle: il mercatino resta l’unica
animazione delle manifestazioni civili delle feste patronali, che richiamano il
clima della festa. Non mi sembra ci sia molto di più (eccettuato la solenne
processione). Queste bancarelle provocano disagi sia su via Kennedy sia in
Piazza Europa, un disagio di pochi giorni, certo. (Quando erano su via Kennedy
sviluppavano maggiore movimento: in questi giorni C.so Umberto e, ovviamente,
Via Kennedy, sono spopolate. I mercatini rappresentano un momento forte della
vita cittadina. In Francia e nel nord Europa sono addirittura le famiglie che
barattano oggetti (soprattutto ora in tempi di crisi). In spazi e giardini, con
parcheggi annessi, divenendo anche elementi di attrazione turistica.
Il governo della nostra città e del suo territorio, sconta il caos di un
disordine urbanistico dettato dagli interessi sul cemento, non dalla qualità
della vita o dalla necessità di spazi pubblici servizi e parcheggi. Questo fa
chiudere gli occhi a molti e non vediamo più le cose belle, o le cose brutte.
Mette a dura prova anche l’amore di chi si appassiona, come gli autori degli
interventi richiamati.
Ma non ci può sottrarre dal rafforzare il nostro senso civico e la nostra
responsabilità di persone sensibili o impegnate, oppure semplicemente
appassionate di questa nostra fortunata cittadina (sopravvive nonostante tutto,
sic!) chiamata a custodire (volente o nolente) l’opera di Padre Pio.
Qual’è la risposta,
dunque? Imporre la nostra partecipazione e presenza nel prossimo dibattito per
la redazione del Piano Urbanistico Generale (PUG).
Non è e non può essere una semplice lottizzazione di nuove
aree da edificare. Deve ispirarsi alle linee di programmazione per
riqualificare la città per gli evidenti guasti urbanistici. Deve preoccuparsi
della difesa idraulica, di adeguati spazi attrezzati per accogliere grandi
manifestazioni, o semplicemente un circo o le giostre o i fuochi pirotecnici.
Uno spazio attrezzato per non augurabili interventi di protezione civile. Deve
avere l’orizzonte di migliorare la qualità della vita dei suoi cittadini e dei
suoi innumerevoli ospiti, qualificando l’offerta e l’Accoglienza. Deve
salvaguardare una parte cospicua del suo patrimonio ambientale e naturale.
A proposito voglio lanciare una semplice provocazione: trasformare in parco pubblico, con i servizi sportivi, tutto ciò che di
area verde e agricola rimane intorno al parco del papa. Cercando le
soluzioni per non danneggiare i privati proprietari. Per approfondire il
dibattito prendo in prestito le sagge parole di Salvatore Ritrovato (spero non
si dispiaccia). “….Fanno parte della
“tradizione”. Come ne facevano parte gli alberi sradicati da Corso Umberto I,
quasi centenari. Alberi né cattolici né atei, né di destra né di sinistra. Per
fare posto a cosa? A un equivoco architettonico: un corso scambiato per una
piazza, di cui la fontana sarebbe il coronamento. Che cosa significhi e
rappresenti la fontana, boh. Lei se la metterebbe davanti casa? A me piace di
più l’ulivo piantato alla rotonda di Via Foggia. Se siamo capaci di scegliere
cose belle, perché non cominciamo?”