di Federico
Massimo Ceschin
Nei giorni scorsi abbiamo appreso la notizia della
possibile mancata organizzazione dell’edizione 2010 di Aurea, la Borsa del
Turismo Religioso che rappresenta una quota rilevante del movimento di
visitatori in Capitanata (oltre un terzo degli arrivi registrati dall’intera
provincia di Foggia: 350mila su un milione).
Ci eravamo
limitati a dimostrare stupore. La notizie era di quelle che ti colgono di
sorpresa, cui stenti a credere, ritenendo di non essere soli a far ricorso alla
parte razionale ed al buon senso collettivo. Ma come? Un intero territorio
nell’ultimo anno ha stretto accordi, stipulato convenzioni, trovato finalmente
lo spartito su cui suonare all’unisono una marcia destinata a voltare pagina
sulle dinamiche turistiche, dell’accoglienza e dell’ospitalità: attraverso le
progettualità legate alla "Via Francigena del Sud" si era
riscoperto l’antico tessuto di devozione, di spiritualità, di tradizioni e di
cultura che per oltre un millennio ha rappresentato la principale connessione
tra le comunità locali, supplendo persino alle carenze infrastrutturali.
Si era mai
vista una progettualità che unisse decine di Comuni, la Provincia, l’Università,
il Parco Nazionale, la Camera di Commercio, le Associazioni di Categoria,
centinaia di imprese e persino tutte e cinque le Diocesi in una sola idea di
futuro? O forse tutto questo onerosissimo lavoro di concertazione e diffusione
non appare necessario, essendo sufficiente una cabina di regia regionale per
disegnare scenari possibili? Davvero non si intuisce la portata, in termini di
sviluppo, di un percorso costruito su base sussidiaria e condiviso dal basso,
rispetto alle passate innaffiature a pioggia? Possibile si smetta di investire
nel settore turistico che dimostra minore impatto ambientale, più
consapevolezza, più lentezza e maggiore comprovata attitudine
destagionalizzante? Possibile, ancora, che ogni sforzo effettuato per
rendere San Giovanni Rotondo una realtà aperta ed una vetrina per l’intero
turismo regionale sia mortificato senza appello?
Per quanto mi è
possibile, cerco di contrastare quanti affermano che lo sguardo di Bari è
concentro altrove, convinto che la frammentazione e la competizione tra aree
interne nuocia gravemente all’intera destinazione Puglia. Non essendo
tacciabile di campanilismo, ancora non posso credere che – quando si parla di
Settimana Santa nel Salento – tutte le potenzialità del "segmento"
dei viaggi dello spirito tornino a produrre suggestioni incontrovertibilmente
positive.
Non consolidare
Aurea, in questo momento, non significa bocciare una Fiera rea di non aver
sviluppato una "capacità di attrazione esterna", come si legge
nelle dichiarazioni dell’assessore regionale al Turismo Silvia Godelli,
significa invece annullare l’unico evento inserito nei calendari dell’Enit
e della Cei, smarrendo tutti gli investimenti degli anni passati.
Un evento che
non è soltanto Fiera, caro assessore, ma è anzitutto Borsa. L’abbiamo ricordato
nei giorni scorsi: se la motivazione che ha allontanato Aurea dalla sua sede
naturale di San Giovanni Rotondo era la mancanza di spazi espositivi, il
nostro invito per questa edizione, pur ridotta, era rivolto a realizzare anche
soltanto i workshop, vera opportunità e momento di creazione di valore
per gli operatori turistici che potevano incontrare la domanda, rappresentata
da centinaia di buyers internazionali.
La nuda realtà
sulla visione che Bari ha del Gargano e di San Giovanni Rotondo
emerge chiaramente dalla dichiarazione dell’assessore Godelli: sulla Montagna
Sacra ci sarebbero soltanto "turisti mordi e fuggi", che si
recano a pregare "lasciando deserti alberghi e ristoranti". In
altre parole, meno considerato di un turismo di serie B. E poco importa
se la politica ha consentito la creazione di decine di migliaia di posti letto
negli anni passati, illudendo gli imprenditori sul nuovo Eldorado
rappresentato dai pellegrinaggi. Si mettano il cuore in pace. Ora ci penserà la
Regione a "predisporre per il Gargano importanti progetti che
intercetteranno i finanziamenti nazionali ed europei". Non resta che
attendere. Prima o poi arriveranno le soluzioni pensate dalla Regione. Oppure
il momento della chiusura.
Sono parole
troppo dure e troppo ingenerose, gentile assessore, che non riconciliano il
territorio e le sue imprese né con le istituzioni né con una sana visione
prospettica e fiduciosa del futuro. Non responsabilizzano gli imprenditori e
non aiutano a costruire percorsi condivisi su base territoriale. L’intervento
della Regione, se mai, dovrebbe essere comprensivo e paterno. Dovrebbe
riconoscere la creazione di Sistemi Turistici o di Prodotto. O almeno, se non
ci sono fondi, assumere un ruolo guida nella promozione di una nuova cultura
consortile che renda il territorio più competitivo e più attraente attraverso
il sostegno della normativa nazionale loro riservata, di cui nulla ad oggi va a
rafforzare imprese che hanno investito ogni ricchezza nell’auspicio degli
imponenti flussi devozionali promessi.
Personalmente,
per quel che conta, dal mio modesto osservatorio la invito a rivedere le sue
posizioni. Con le risorse attualmente a disposizione – senza un centesimo in
più – si potrebbero realizzare almeno gli incontri tra domanda e offerta,
anche rinunciando alla parte espositiva. Credo di avere elementi di
giudizio sufficienti per dirle che San Giovanni Rotondo e magari anche Monte
Sant’Angelo la accoglierebbero a braccia aperte, se arriverà accompagnata
anche soltanto da una parte dei 200 buyers che normalmente
partecipavano ad Aurea.
Federico
Massimo Ceschin