di Antonio Lo Vecchio
San Giovanni Rotondo è un paese
in pieno degrado socio-culturale, dovuto certo anche alla situazione politica
che la città sta vivendo, con l’amministrazione comunale perennemente in
bilico, prigioniera delle faide interne alla stessa maggioranza.
Domani oltre che per l’Italia
intera, sarà un giornata cruciale anche per il futuro della nostra città. Anche
il sindaco Giuliani dovrà guadagnarsi la sua fiducia di fronte all’assise
comunale, che negli ultimi tempi sembra avergli voltato definitivamente le
spalle.
Sul tavolo della discussione ci
saranno argomenti di fondamentale importanza come il programma 2011 per
l’attuazione del diritto allo studio e alcuni riconoscimenti di debiti fuori
bilancio. Punti la cui approvazione da parte del Consiglio non è più procrastinabile.
Domani vi daremo conto di tutto questo.
“…m’assummegghia nu presep…se po’ lu vid da luntan jè lu megghj paes
dellu Gargan”, recita una strofa di una delle più significative canzoni
della nostra tradizione popolare.
Forse ancora nessuno ci ha fatto
caso ma siamo a pochi giorni dal Santo Natale e San Giovanni Rotondo non
assomiglia affatto né ad un presepe né tantomeno può pavoneggiarsi sotto la
definizione dei nostri avi. La crisi politica della nostra città si ripercuote
anche sul clima di festa del periodo natalizio con il Comune incapace di organizzare
un minimo programma di eventi, per i quali si devono solo ringraziare le
iniziative private e volontarie delle tante associazioni cittadine.
E non ci vengano a raccontare la
storia del “non ci sono soldi”: tanti
comuni limitrofi in crisi politica ed economica addirittura peggiori della
nostra non lesinano di stanziare fondi straordinari per le festività natalizie.
Basti guardare a pochi chilometri dal nostro naso: il Comune di San Marco in
Lamis, in collaborazione con le sue associazioni, ha da tempo stilato un
programma di eventi durante tutto l’arco delle festività natalizie da fare
invidia: ogni sera una iniziativa diversa, un qualcosa che attiri la gente e le
famiglie per far sentire loro il vero clima del Natale. Per non parlare poi di
Rignano e il suo straordinario presepe vivente e delle tante altre piccole realtà
del territorio impegnate al massimo nella tutela e della loro secolare cultura
popolare. Dovremmo guardare con ammirazione alle tante realtà locali da noi
tanto bistrattate, ma non lo facciamo perché siamo diventati snob e non ci
accorgiamo di vivere in una città noiosa e fredda e non solo in senso
climatico, dove i giovani fuggono e non vi fanno più ritorno mentre noi
rimaniamo qui inermi a goderci la triste agonia di un paese che ha conosciuto
la ricchezza e rinnegato le sue origini e che si concede il lusso di ignorare
la festa più sentita da tutta la comunità.
Ha ragione l’amico Michele Rinaldi
quando dice “San Giovanni ha perso la sua identità. Ancora non sappiamo chi
siamo”.
Chissà se lo sapremo mai.
Antonio Lo Vecchio