di Alessandro Rendina
A mezza giornata dalla caduta
dell’amministrazione comunale di San Giovanni Rotondo è praticamente
impossibile delineare il quadro politico che si andrà a creare, quindi, non ci
voglio neanche provare.
Ma, è d’obbligo fare delle riflessioni. Non
per rigirare il coltello nella piaga, ma per vedere se San Giovanni Rotondo è
capace di imparare dai propri errori o se dobbiamo insistere a battere la testa
contro il vetro come pesci inconsapevoli in un acquario.
La prima riflessione che mi viene in mente
è che Giuliani ha perso la sua autorità e la sua autonomia il giorno prima
di essere eletto. Quando in piena campagna elettorale ha dichiarato che
avrebbe fatto i nomi della giunta prima di essere eletto senza poi passare ai
fatti. Questo peccato originale ha mostrato una crepa che pian piano è
diventata voragine e ha segnato ogni passaggio di questa amministrazione.
La prima giunta, presentata come
innovativa, era una giunta fatta di
persone rispettabili e con buoni
propositi, ma allo stesso tempo, una giunta fatta di persone completamente
avulse dal contesto politico chiamate ad applicare un programma che non
avevano contribuito a scrivere e buttate in una dialettica politica della quale
non conoscevano i fatti, le regole, le puntate precedenti, i detti e
soprattutto i non-detti.
Se Giuliani fosse stato in grado di
costruire una giunta innovativa avrebbe battuto sui temi che gli interessavano,
su una idea chiara di città e di buona amministrazione. Tutto questo non è
avvenuto, perché chi faceva parte di questa giunta non aveva condiviso nessun
percorso comune e non aveva costruito nessuna idea collettiva di città.
Per costruire un percorso innovativo
sarebbe stata necessaria una giunta politica con le idee ben chiare e che condivideva,
come farebbe una squadra, le politiche che intendeva innescare. Specialmente
nel quadro politico di un PD lacerato da divisioni interne.
La seconda giunta è stata invece
costruita secondo percorsi politici più tradizionali: cioè imposta da una
pace armata tutta interna al Partito Democratico. Le persone che hanno
governato in questa seconda battuta, sono politici che conoscono la burocrazia
e sanno come metterla in moto. Persone che fanno politica da decenni, questa
era una giunta politicamente solida perché conteneva in sé i veri vincitori
della campagna elettorale. Come ho detto già in passato, questa seconda
giunta non ha scuse. Aveva l’esperienza, la competenza e la forza politica.
Questa seconda giunta era il riassunto delle ultime tre amministrazioni di
centro-sinistra.
Ma allora perché è caduta?
Potremmo cercare tra gli interessi
personali o tra i personalismi. Ma se facciamo questo, secondo me, non cogliamo
la reale dimensione e natura del fallimento al quale ci troviamo di fronte.
Il fallimento di questa giunta, rappresenta
il fallimento politico di questo Partito Democratico.
Se si guarda con attenzione, dobbiamo
concludere che i più alti dirigenti del partito sangiovannese non sono stati
capaci di fare sintesi politica nonostante una maggioranza praticamente
monocolore.
Un partito che non fa un comunicato
stampa ufficiale da più di due anni e non è capace di tenere aperta una
sezione della quale non paga neanche l’affitto perché ne è proprietario. Questo
non è un partito, è una lista elettorale.
Allo stesso modo, il centro-destra
sembra lontano dall’autocritica almeno quanto lo è il PD, hanno fatto una opposizione
di maniera che non ha mai messo realmente in crisi la maggioranza e che,
infatti, è caduta su se stessa.
Questo conferma un quadro politico di
estrema gravità, un quadro dal quale si può uscire solo con un profondo
rinnovamento. Per fare questo dovremo ricostruire le politiche del nostro
paese a partire dall’abc.
E’ necessario che nasca un gruppo che
proponga alla cittadinanza un progetto serio per il futuro di San Giovanni
Rotondo. Un progetto che non nasconda dietro le righe oscuri interessi
personali o atteggiamenti da macho in stile “siete dei buoni a nulla, adesso ci
penso io”.
Un progetto che analizzi punto per punto le
istanze del territorio e produca le risposte necessarie.
Sinistra Ecologia Libertà, ha avviato
questo lavoro politico già da tempo e lo
ha fatto secondo le sue caratteristiche e peculiarità.
Lo stesso hanno fatto Rifondazione
Comunista e Italia dei Valori. Adesso è tempo che i concittadini che sentono di
dover dare il loro contributo si attivino e affianchino queste realtà secondo
le loro simpatie o con liste civiche se preferiscono.
Iniziamo subito, perché i tempi che stiamo
vivendo ci obbligano a costruire una nuova stagione fatta di chiarezza e
trasparenza nel più breve tempo possibile.