“La mia è una lunga, forse noiosa, considerazione da parte di un cittadino
vissuto per molti anni in questa meravigliosa città e di cui è innamorato"
di Pietro Violi
Grazie per avermi dato l’opportunità di
esprimere la mia opinione.
Ci vuole una riflessione morale ed etica che
riproponga la centralità dell’uomo e del cittadino sangiovannese come uomo
persona.
Si è venuta a creare tra i politici di San Giovanni
Rotondo una crisi di identità, che si traduce in un rapporto conflittuale.
Sempre più lontano è l’orizzonte etico e culturale di
questo tempo della post-modernità al cui interno scompare la forza della
considerazione della persona uomo, scompare la forza dell’umanesimo per far
luogo ad una sommatoria di interessi personali e/o familiari.
Affievolita, dunque, è la centralità della persona
umana nell’orizzonte di riferimento della politica. Sempre più incerta appare
al governo centrale la persona nel contesto sociale. La politica è sempre più
povera di Maestri e, per ultimo, resta distante dalla sua originale vocazione l’identità
professionale del politico.
Bisogna riscoprire con passione il dialogo politico e
fare risorgere l’arte della dedizione al singolo nel contesto sociale. Essa
deve emergere quasi come un carisma professionale che cresce e si perfeziona
nel tempo.
Spesso l’uomo di oggi è già a pezzi, alla ricerca
disperata di rimettere insieme i frammenti del suo essere ed è proteso
verso un centro di gravità permanente che ha smarrito.
Possiamo forse parlare della frammentazione della
persona, l’uomo a brandelli in tutte le varianti della vita: sociale,
familiare, ideologica, politica, medico-sanitaria; credo sia il dramma dell’uomo
moderno, vissuto in maniera forse inconsapevole, perché tutto viene propinato
come interesse della persona e del singolo.
Non di rado, però, l’uomo viene “fatto a pezzi” anche
dalla società che lo circonda che, nelle sue singole componenti (la famiglia, l’azienda,
il partito, la squadra, il circolo, la TV, la pubblicità, le tecnologie, il
denaro, includerei anche, talvolta, la Chiesa) fa di tutto per appropriarsi di
un suo segmento, senza tener conto della sua umanità.
Questo appropriarsi è ancora più evidente nella
società di San Giovanni Rotondo.
In tutto questo si inseriscono essenzialmente i politici
locali, che contribuiscono al suo smembramento occupandoci solo di interessi
personali e familiari quando sono chiamati volta per volta.
Eppure tutti siamo ormai convinti della ineluttabile
importanza della visione dell’uomo sangiovannese, del giovane, del figlio, del
meno giovane e, non per ultima, della donna, oggi più che mai calpestata e
ridotta ad un organo da usare e non alla sua squisita sensibilità di moglie, di
mamma, di nonna, di figlia, di imprenditrice e quanto altro appartiene alla sua
peculiarità intellettiva.
Ormai tutti sono arrivati, finalmente, ad avvertire
questa inderogabile necessità di una nuova presa di coscienza per un
recupero della politica nell’interessse del sociale.
Mi auguro per San Giovanni Rotondo che non si sia giunti
al suo punto di rottura, sperando che non vi sia quello di non ritorno, perché
in tal caso arriveremmo alla creazione di una società perennemente
conflittuale.
Bisogna diffondere la cultura che evita la
frammentazione dell’uomo, uno scempio a cui si assiste per routin nella
politica quotidiana ed a cui dobbiamo opporci con maggiore vigore, proprio nell’interesse
dei cittadini. Bi sogna che le forze culturali e politiche mettano da parte il
proprio “io” nell’interesse della cittadinanza.
Oggi viviamo sicuramente in un’epoca di decadenza
perché sempre più immanente è il culto del mercato e della tecnologia, al cui
altare vengono sacrificati i concetti di persona e di rispetto dell’integrità
dell’uomo.
Al centro dell’universo non è più l’uomo, ma l’euro,
il dollaro, lo Yen, il mercato, il profitto, la produttività, la
pseudo-efficienza, asservita non al miglioramento delle condizioni umane, ma al
maggior utile ricavabile dallo sfruttamento della persona nella sua qualità di
cliente, dipendente, subalterno e, perché no, di portatore di voti.
Oggi è l’egoismo individuale che, purtroppo,
tende a predominare e all’interno dell’organizzazione l’uomo non viene
considerato altro che una variabile ininfluente o che conta sempre meno.
Questo modus vivendi, accettato, pubblicizzato ed
incentivato anche dai media, non può che produrre un individualismo esasperato,
sino all’egoismo imperante, che inevitabilmente porta allo strapotere del più
forte e di conseguenza alla demotivazione o al conflitto sociale.
In tutta questa decadenza di valori è naturale che a
farne le spese siano le fasce più deboli o quelle che non sono in grado di
partecipare alla contesa. Naturale, quindi, che chi non è in grado di produrre
venga visto come un peso per la società, il gruppo, l’azienda e purtroppo,
sempre più spesso, anche per la famiglia.
È facile quindi che l’anziano, il disabile, il malato
vengano emarginati o subiscano vere e proprie prepotenze da parte dei
pseudo-potenti, che hanno ancora piccoli spazi di potere. E ciò non scandalizza
coloro che sono stati allevati in una dimensione in cui regna in modo assoluto
l’economia, in cui gli “dei” da adorare sono il mercato, il profitto e l’interesse
del politico di turno.
La logica del profitto è applicata senza
vergogna.
Il contatto quotidiano con le necessità dei più deboli
dovrebbe farci da maestro di vita e farci cogliere i veri valori dell’esistenza.
Il contatto ravvicinato con il mistero della morte dovrebbe richiamare
continuamente alla mente o almeno non farci dimenticare la relatività del
nostro essere uomini, la fragilità della nostra condizione umana, la caducità
delle cose, del potere, della fama, della ricchezza, della vita.
Ma ciò non avviene se non allorquando siamo toccati
dalla malattia e dalla necessità nella nostra persona o in quella dei
nostri famigliari.
Ci chiediamo: quale fine farà la Umanizzazione in
questo mondo tecnologico che guarda unicamente all’economia e all’interesse?
La centralità della persona umana è messa pesantemente
in discussione, perché molti, siano essi laici o religiosi, non credono più in
essa. Le riforme vengono fatte per gli amministrativi, i politici, i sindacati,
per gli operatori e, per ultimo, per il cittadino.
Prima del profitto: l’uomo.
La strada della politica basata sul denaro da guadagnare per sé e per i
familiari è fallimentare e non approda a nulla di stabile. La strada maestra,
invece, è quella basata sull’uomo e deve essere percorsa con la convinzione di
difendere la dignità della vita. Questa è la strada che fa riconquistare la
fiducia perduta, non solo all’opinione pubblica, ma anche a noi stessi. Solo
lungo questa strada maestra recupereremo il senso della nostra dignità. E
sono convinto che questo bivio non riguarda solo i politici, ma tutto il genere
umano, che oggi, sempre più, è spinto sulla illusoria strada dell’utilitarismo
e del profitto.
A chi avesse proprio l’idea fissa del denaro e temesse di vivere, poi, di
rimpianti, noi possiamo assicurare che questa strada sarà forse più lunga, ma
ugualmente ricca di soddisfazioni e certamente più dignitosa e sarà disseminata
della stima di chi gli riconoscerà, senza invidia e senza maldicenza, i meriti
e anche il successo politico.
La politica, oggi più che mai, non può sottrarsi ad un
ripensamento della propria missione di riferimento, per cui, con rinnovato
coraggio, deve imporsi una riflessione morale ed etica sulla centralità dell’uomo
e dell’uomo persona. Solo così il politico riesce ad essere consapevole di
avere di fronte una missione da compiere per la società.
Oggi la politica di san Giovanni Rotondo sembra una
grande nave che ha perso bussola o si trova con una piccola bussola.
Un’ultima considerazione:
Il mondo oggi è disorientato, è inquieto.
Gli uomini mancano di giustizia e di amore, ma forse mancano ancora di più di
fede, di significato. Attualmente c’è un’intelligenza, un progresso crescente
sul piano dei mezzi e una sensazione di assurdo sul piano dei fini. La crisi presente,
è una crisi di civiltà. Ciò che caratterizza questa crisi di civiltà è lo
scarto tra il crescente dominio dell’uomo sull’insieme dei mezzi, tecnici,
economici, politici, etc. ed un’assenza sempre più avvertita di scopi umani.
Il mio essere qui insieme a tanti
cittadini sangiovannesi è dettato dall’amore, dall’amore verso nostra città.
L’esempio più bello l’ha dato il Santo che ha
fatto grande questa città, Padre Pio.
Spetta a tutti noi, a ciascuno di
noi, a tutti coloro, e non sono pochi, che credono nei valori morali, che
credono ancora nei valori umani e che sono pronti a donare amore,
modificare atteggiamenti e comportamenti diversi, per indirizzarli al bene
della cittadinanza.
Con affetto. Ti voglio bene San Giovanni Rotondo. Vi
voglio bene cittadini di San Giovanni Rotondo.
Pietro Violi