di Antonio Marino
I CIRCOLI COSTITUISCONO LE UNITA’ ORGANIZZATIVE DI BASE ATTRAVERSO CUI GLI ISCRITTI PARTECIPANO ALLA VITA DEL PARTITO
In
un momento delicato come questo, con una crisi economica così violenta
che si è abbattuta su tutti i settori in Italia e nella nostra città,
l’ultima cosa che ci si aspettava era una rottura all’interno del gruppo
consigliare del PD che ha portato alla crisi politica di questa
amministrazione e del partito. Una crisi che nasce da lontano, che nasce
principalmente nel partito.
Facciamo un po’ di storia:
Per
statuto entro il 30 settembre 2009 dovevano essere celebrati i
congressi di circolo che avrebbero portato all’elezione dei segretari di
circolo in tutti i Comuni e dei delegati provinciali e regionali. Molti
circoli in Italia (soprattutto al nord) hanno celebrato i loro
congressi cittadini con più o meno partecipazione, ma la stessa cosa non
è accaduta in tanti comuni (soprattutto al sud) dove i circoli locali
non sono mai nati ed il nostro circolo non fa eccezione. Il 25 ottobre
2009 nasceva ufficialmente il PD nazionale con l’elezione di Bersani a
segretario ma tanti circoli non si costituivano – nessuna elezione,
nessuna assemblea, nessun congresso.
E’ un problema noto
che le dinamiche di voto a sud di Roma funzionino diversamente rispetto
al resto del paese, ci riferiamo al voto di scambio, all’uso di truppe
cammellate che puntualmente compaiono nei momenti elettorali e alle
modalità con cui si acquisiscono le tessere (si comprano a chili). Alla
luce di questo si comprende che, naturalmente, sarebbe stato inutile
celebrare i congressi – ma sarebbe stato bello comunque partecipare ad
un momento di confronto collettivo in cui esprimere le proprie
posizioni. Siamo una fotografia esaustiva del partito nazionale (o
forse è quello nazionale che riflette i circoli locali). Ci si impone
sempre con la forza dei propri pacchetti di tessere materialmente
possedute da pochi ELETTI che decidono quale deve essere la politica sul
territorio. Poche sono le occasioni per gli iscritti di partecipare
alla vita e alle scelte del partito. Manca un dibattito vero, manca un
confronto, mancano le occasioni per confrontarci e manca una
rappresentazione del partito ai cittadini (chi siamo, dove andiamo e
cosa portiamo).
Ironicamente si risponderebbe “UN FIORINO!” ma non basterebbe a dare una risposta alle domande.
Qual’è
il prezzo che gli iscritti e la società civile simpatizzante del PD
devono pagare per avere una risposta a queste domande? Dal 14 ottobre del
2007 si sono perse tante speranze di vedere nascere un partito aperto,
senza le vecchie dinamiche verticistiche dettate dalla nomenclatura e il
PD è andato via via esaurendosi perdendo pezzi importanti lungo il
percorso. Semplici cittadini che vedevano nel PD una speranza di
politica nuova oggi si sono allontanati delusi da una classe dirigente
autoreferenziale che non dà spazio ad alcuna partecipazione.
Partecipazione che oggi si è esaurita facendo piovere critiche sul PD
dall’interno e dall’esterno. Il partito che ha inventato le primarie in
Italia e che è destinato a perderle perchè sbaglia i propri candidati o
non capisce la propria base. Una classe dirigente che vuole andare al
centro per opportunità elettorali con una base che guarda a sinistra.
Non si può guidare una macchina sapendo che lo sterzo è scollegato dalle
ruote. La macchina andrà sempre per conto suo.
Accade a livello nazionale ed accade a livello locale.
L’attuale
crisi politica del gruppo dirigente del PD Sangiovannese ha dimostrato
ancora una volta la incompatibilità di carattere e di principi che gli
attori politici del nostro paese hanno tra loro. E dimostra anche
l’inesistenza di un arbitro (il partito) in grado di riportare la
discussione su un piano strettamente politico. Qui non si discutono le
ragioni che hanno mosso il dissidio, né si vogliono fare inutili appelli
al buon senso. Quello che si mette in discussione è la modalità con cui
la nostra classe dirigente gestisce il partito, politici navigati la
cui enorme esperienza dovrebbe essere un punto di forza del partito e
dovrebbe fungere da volano per il suo rilancio. Niente di più falso, i
rancori passati e presenti tra i nostri rappresentanti sono tanti e tali
da lacerare profondamente ad ogni occasione di discussione l’unità del
Parito. Ed emergono a volte con violenza mostrando quanto di peggio
esiste nella politica locale.
Vendette trasversali e rappresaglie personali che si consumano sotto gli occhi di iscritti e simpatizzanti inermi.
E’
stato già detto in altre occasioni che i nostri politici di grande
esperienza dovrebbero guardare altrove, pensiamo alla Camera o al
Consiglio Regionale o ad incarichi prestigiosi. Più volte è stato
affermato che il nostro paese meriterebbe di essere rappresentato a
livelli istituzionali più alti ma anche qui si è visto che i rancori
portano alla sconfitta. Sconfitta che busserà sempre alla porta finché
non vi sarà una gestione tesa all’unità e non al possesso del partito,
finché non si lavorerà alla costruzione dei presupposti e non si darà
voce alla base dalla quale parte una forte richiesta di ascolto. Se non
si darà ascolto a tali richieste non potrà esserci futuro per il PD a
San Giovanni Rotondo.
La gestione discutibile del circolo
del nostro paese è sotto gli occhi di tutti. I pochi eventi pubblici
sono legati ad appuntamenti strettamente elettorali, non c’è confronto
tra le parti e manca un dialogo, il nostro circolo non è neanche censito
sul sito del PD nazionale (esiste quello di Carapelle, di Bovino,
Biccari…). Non si vuole colpevolizzare nessuno, la responsabilità è di
tutti, il clima di silenzio, la paura di confrontarsi e di esprimere
liberamente le proprie opinioni, le smanie dittatoriali di alcuni,
attanagliano tutte le componenti.
Si è consumato un
tradimento, è stato tradito lo spirito partecipativo con cui nasceva il
PD, sono state tradite tutte quelle persone che sono nate politicamente
con il PD (i cosiddetti “nativi PD”), che hanno creduto al suo codice
etico e al suo manifesto dei valori, che per la prima volta si
avvicinavano alla politica e che, scandalizzati, sono scappati via.
E’
da qui, da queste considerazioni che nasce l’esigenza forte di voltare
pagina. E’ necessario rilanciare il partito sul territorio, portare la
discussione su un piano di concretezza, parlare della realtà e dei
problemi che affliggono i cittadini, riportare il partito al centro
della politica. Basta con l’appartenenza a questa o a quella corrente,
basta con i capibastone a cui “rispondere”, basta con le truppe
cammellate da richiamare nei momenti più opportuni, basta con gli ordini
di scuderia e soprattutto basta con l’indifferrenza, siamo uomini
liberi e liberamente dobbiamo agire. E’ necessario l’avvio di una nuova
fase congressuale per dare nuovo slancio alla partecipazione dei
cittadini alla vita del partito democratico, ridare un ruolo al circolo
locale. Dobbiamo aprirci alla società civile, confrontarci, elaborare
progetti per la città, proporre soluzioni ai problemi e metterle in
atto. Necessita al PD e necessità soprattutto al paese.
Noi
possiamo farlo, abbiamo il dovere di provare, abbiamo gli strumenti.
Questo vuole essere un appello rivolto a tutti gli iscritti ed i
simpatizzanti che hanno voglia di partecipare, aderire e dare il proprio
contributo all’apertura del nostro circolo ad una nuova forma di
partecipazione che vada verso la società, verso l’esterno e verso il
paese. Qui non si chiede la rottamazione, non si chiede all’attuale
classe dirigente di fare un passo indietro ma gli si chiede di fare un
passo in avanti, abbandonare le logiche di potere finora seguite e
contribuire al rinnovamento del circolo seg uendo un percorso realmente
democratico, trasparente e meritocratico, apriamo un tavolo di
discussione alla partecipazione e al contributo di tutti, resettiamo il
nostro modo di pensare. Un grande partito, quale vuole essere il PD non
può seguire le vecchie dinamiche di potere. Oggi Romano Prodi, sulle
primarie di Bologna, su Repubblica scrive: “…..quando si offre alla
società la possibilità di essere coinvolta nelle scelte, la risposta è
positiva. È un dato da cui partire, anche per opporsi alle derive
populiste e per costruire un rapporto migliore tra il sistema
politico-partitico e i cittadini”. Questo dev’essere il PD.
I
partiti sono chiamati dall’art. 49 della costituzione a garantire le
relazioni tra cittadini e istituzioni. Questo dev’essere il PD.
Lo statuto del PD recita: ”I CIRCOLI COSTITUISCONO LE UNITA’ ORGANIZZATIVE DI BASE ATTRAVERSO CUI GLI ISCRITTI PARTECIPANO ALLA VITA DEL PARTITO”.
E’ giunta l’ora di attuarlo.
Antonio Marino