di Gianfranco
Pazienza
Gli attuali concorrenti candidati sindaci
sono persone indiscutibilmente adatte a governare la città di San Giovanni
Rotondo. Speriamo che tutti e quattro con ruoli diversi possano essere presenti
nel prossimo consiglio comunale.
Luigi
Pompilio potrebbe tranquillamente vincere le elezioni al primo turno e
non solo per le patologiche divisioni dello schieramento avverso.
Francesco
Bertani, Michele Crisetti e Giuseppe Longo (Giuseppe ha il primato di
una lunga esperienza amministrativa svolta seriamente e senza mai un appunto di
mala politica, ha cominciato giovanissimo, allora un “anonimo” ragazzo come
tanti di quelli ora fortunatamente presenti nelle liste) sono tre ottimi
candidati sindaci, la cui storia personale e politica li riconduce ai partiti
del centrosinistra.
La loro corsa per strappare la possibilità del ballottaggio al secondo turno, è
figlia di un sistema di cui personalmente non ho stima, nè come pratica nè come
cultura: il metodo chiuso dei pacchetti di voti decisi per famiglie in
segreterie chiuse e fumose. A monte di tale percorso c’è un motivo serio, causa
della frattura irrimediabile nel PD che per ben due volte si è spaccato
mandando a casa due propri sindaci eletti in coalizioni di centro sinistra
(l’ultima volta senza la sinistra). Motivo delle crisi i soliti e penosi (direi
miseri) blocchi di interessi, alcuni riconducibili alla politica del mattone
altri alla gestione.
Si racconta un aneddoto che prima di questa campagna elettorale sia stata sbloccata
(con intervento prefettizio) la procedura di una cooperativa edilizia tenuta in
freezer perché non d’accordo su ditta esecutrice o altro. Sarà una chiacchiera
ma sarebbe bene per una amministrazione essere irreprensibile fino alla fine.
Lo diceva anche Casini al comizio in sostegno di Francesco Bertani: non si deve festeggiare alla prima elezione;
i veri festeggiamenti si fanno quando un sindaco viene ricandidato per il
secondo mandato, perché vuol dire che ha fatto bene.
Non fa una grinza il ragionamento, unico neo: Casini questo ragionamento
logico lo ha fatto prima sul palco del PD a San Giovanni Rotondo e poi sul
palco contro il PD a San Marco in Lamis.
Ad ogni modo le divisioni del centro sinistra sono altro che ideologiche e di
semplice coerenza, per me sono indiscutibilmente di metodo. Infatti le
defatiganti riunioni di partito, chiuse come già detto, non portano soluzioni
(tant’è che si concorre con tre sindaci). Quelle riunioni, per quanto utili,
non sono il rimedio bensì la malattia. Non credo siano sufficienti le critiche,
anche aspre e giuste se riferite agli errori e ai guasti delle passate
amministrazioni se poi, criticate le persone e i partiti se ne seguono
ingenuamente i metodi. È ciò che ho detto in più occasioni alla sinistra sangiovannese,
nella quale sono cresciuto. Godiamo la posizione e il gradino più alto di una
scala sfasciata, e non è un giudizio ideologico (si offenderanno i miei amici).
La sinistra sangiovannese di certo è quella che ha sempre riscosso le maggiori
simpatie poiché riconosciuta degna di una politica disinteressata e capace di
amministrare il bene comune e non i privilegi personali. Vogliamo fare un
esempio? Lo so che è di cattivo gusto l’autocitazione ma la cosa riguarda me
prima che tutta la città. Tra il 2000 e il 2006 con due diversi provvedimenti,
personalmente e con altri abbiamo recuperato alla nostra comunità 24 miliardi
delle vecchie lire (prima 10 miliardi poi 6,7 milioni di euro, grazie
all’interessamento di Nichi Vendola) per la costruzione del nuovo depuratore,
ora quasi completato.
Non abbiamo preso nè una mazzetta nè un incarico. Per moltissime altre cose la
città sa di poter confidare in questa sinistra perché capace di affrontare i
temi di grande interesse pubblico. Tutti ammirano il nostro spirito pubblico e
questo avrebbe dovuto aiutare la costruzione del centro sinistra, nonostante le
sofferte e fallimentari esperienze amministrative precedenti. Lo spirito
pubblico avrebbe creato le condizioni per parlare delle persone, dei partiti,
dei loro errori e del sacrifico loro a doversi mettere da parte, per potere
individuare la proposta programmatica e la coalizione di questa competizione
elettorale.
Per individuare con la partecipazione dei cittadini simpatizzanti il candidato
sindaco, ora ne sono venuti fuori tre di grandi qualità, perché non avere
costruito prima il percorso a tutti (a molti) chiaro e caro, quello delle
primarie? Non lo si è fatto, lo si può fare ora con il doppio turno? Difficile
pensarlo visto che non ci si è riusciti prima, perché riuscirci dopo? (per
questo la vittoria di Pompilio è sacrosanta).
Personalmente credo che gli elettori di centro sinistra, a mio modesto parere
molto più intelligenti dei gruppi “dirigenti” dei loro partiti e movimenti di
riferimento, possano questa volta obbligare il percorso. Mi auguro che possano
votare la lista e i candidati del raggruppamento SEL più Rifondazione per
garantire l’automatica elezione a Consigliere di Giuseppe Longo. E che votino
per ottenere il ballottaggio di un candidato (a Bertani mi lega l’amicizia
degli anni della scuola e la stima reciproca per l’autonoma capacità di
decidere le scelte, a Crisetti mi lega una straordinaria, per noi importante e
purtroppo sfumata esperienza amministrativa). Tutti e due sono per il centro
sinistra figure necessarie per ricostruire e competere al doppio turno con
Pompilio.
Ma vogliamo discutere di chi ci sta dietro? Certo, lo possiamo fare ma dopo che
per lo meno avviamo una discussione sui metodi della politica: dei nostri,
proponendoli, prima ancora di quelli degli altri, criticandoli e basta.
Gianfranco Pazienza