di Pio
Matteo Augello *
Uno dei presupposti fondamentali e
universalmente condivisi del nostro tempo, una volta fondato sulla
comunicazione e sull’immagine, consiste nel fatto che nell’era della comunicazione,
sia impossibile “non comunicare”.
Il fatto stesso di esistere, come persona,
come organizzazione, come impresa o come ente, significa comunicare e obbliga a
farlo. Anche il silenzio, l’assenza e la chiusura sono una comunicazione.
Sono forse la più pericolosa forma di
comunicazione, in quanto assolutamente manipolabile da chi “ascolta” o riceve
il messaggio.
Da qui la necessità, per qualsiasi
organizzazione o amministrazione di progettare, curare e creare progetti e
luoghi deputati alla comunicazione. Questo è ancor più valido quando si parla
di amministrazione pubblica.
Non a caso, l’amministrazione, anzi sarebbe
meglio dire le amministrazioni centrali, i governi che si sono succeduti dagli
anni ‘90 ad oggi hanno sottolineato e posto al centro dell’azione di riforma e
modernizzazione della pubblica amministrazione, l’importanza della
comunicazione come motore e presupposto essenziale del rinnovamento
dell’amministrazione.
Un’innovazione che porti la macchina
amministrativa da un orientamento burocratico ed autoritario ad un orientamento
incentrato sul cittadino sulla partecipazione e sulla qualità dei servizi
erogati. E dal ‘92 ad oggi i governi lo hanno fatto con il susseguirsi di leggi
ed interventi regolatori in materia di informazione, accessibilità,
trasparenza, in poche parole comunicazione con il pubblico (l’utima in termini
di tempo è la legge n. 150 del 2000 e la direttiva di attuazione firmata dal
ministro Frattini nel 2002).
Non è questo il caso di snocciolare uno per
uno gli interventi normativi in materia, ma mi preme sottolinearne l’essenza.
Bene, l’essenza di questa mole di interventi legislativi è innanzitutto lo
riforma in senso moderno delle amministrazioni pubbliche. Un’innovazione che
obbliga le amministarzioni pubbliche a dotarsi di piani di comunicazione, di
uffici per le relazioni con il pubblico (i famosi URP) il tutto con l’obiettivo
di realizzare una comunicazione con i cittadini non unidirezionale
(dall’amministrazione ai cittadini) e di carattere burocratico impostitivo, ma bidirezionale
e partecipativa (ovvero che prevede la possibilità di ascoltare i cittadini).
In altre parole, attraverso gli URP,
obbligatori per legge per tutte le amministrazioni, si materializza la
possibilità di realizzare un punto fisico di incontro tra l’amministrazione e i
cittadini. Un ufficio che sia in grado di snellire le procedure burocratiche,
di evitare i continui rimbalzi da uno sportello all’altro a cui i cittadini
sono costretti troppo spesso. Sono uffici in grado di ascoltare e valutare le
opinioni, le aspettative ed i reclami dei cittadini, che sono o almeno
dovrebbero essere il centro dell’azione amministrativa.
Il punto fondamentale, è favorire
l’informazione sui servizi e la partecipazione dei cittadini all’innalzamento
della qualità e dell’efficacia dei servizi stessi. In italia, tra mille
difficoltà, da nord a sud moltissime amministrazioni lungimiranti hanno
intrapreso questa strada, tanto che esiste ad oggi una rete ministeriale che
collega tra loro tutti gli URP d’Italia.
Tutto questo fermento, oltre che obbligo
legale, sembra non aver interessato minimamente le amministrazioni che dagli
anni ‘90 ad oggi si sono susseguite nella nostra “San Giovanni”. Risultato è
una completa assenza di partecipazione dei cittadini alla vita amministrativa.
Una chiusura totale verso e per i cittadini, costretti così ad accontentarsi
delle briciole in termini di servizi, informazione e partecipazione. Non a caso
l’amministrazione sangiovannese, è sentita come un corpo estraneo alla vita
cittadina, una macchina in grado di divorare, imporre e burocratizzare i
diritti dei cittadini.
Non solo in quasi 20 anni non si è stati in
grado di istituire un URP, ma nemmeno uno straccio di sportello unico per le
informazioni, un qualsiai canale di contatto tra cittadini ed amministrazione.
Questa miopia sta scavando un solco tra cittadini ed enti pubblici. Solco che
presto sarà incolmabile, e produrrà sempre più lontananza tra cittadini e
amministrazione, definendo l’indifferenza all’interesse pubblico, e una sfiducia
insormontabile nell’aspettarsi servizi. Soffocherà definitivamente qualsiasi
sforzo di partecipazione e trasparenza.
E tutto ciò nuoce anche a chi nelle
amministrazioni ci lavora, vedendo continuamente denigrato e sminuito il proprio
lavoro. Ho deciso di porre all’attenzione questa questione perchè nella scorsa
campagna elettorale ho sentito molto parlare di partecipazione di apertura ai
cittadini. Bene le norme ci sono, gli esempi anche, e ci sono nella nostra
città persino giovani che hanno studiato e scritto sull’argomento.
* Redazione
SanGiovanniRotondoNET.it