“Un
business da 7,90 euro”
di Michele
Notarangelo
Sarebbe stato più opportuna l’efficacia,
discreta, del silenzio; poteva essere adeguata anche una salutare quanto
bonaria risata.
In taluni casi si ha però il dovere di
venir meno ad atteggiamenti che rischierebbero di trascendere
nell’indifferenza, equivocati come vili, fraintesi come indolenti.
A volte, il dovere dell’opportunità obbliga
ciascuno di noi ad assumere modi e toni suggeriti dalla propria coscienza.
Riguardo al film-inchiesta dell’«Unità», Le stigmate e il denaro. Padre Pio, business
e miracoli, si sarebbe potuto rispondere con precise quanto circostanziate
obiezioni, come testimonia l’elegante intervento di Antonio Cafaro (Cultura, etica e commercio del 24
giugno), dove non mancano puntuali osservazioni anche su aspetti propriamente
semantici.
Si sarebbero potute riportare clamorose
incertezze linguistiche e goffe inesattezze onomastiche; rimarcare perfino
errori di sintassi; e, poi, una caterva di banali e ridicole ovvietà che
caratterizza questa ormai ciclica saga di déjà-vu
su padre Pio e, di riflesso, sui frati, sui miracoli, sull’ospedale, sugli
alberghi, sul denaro: insomma, su San Giovanni Rotondo.
Che dire, allorquando Piergiorgio Odifreddi
si presenta quale «storico del cristianesimo»? Già, «storico del
cristianesimo». Per chi coltivasse ancora l’esercizio del dubbio, si tratta
della prova – e prova scientifica – che i miracoli esistono, eccome. Vero,
professor Odifreddi?
Ma, l’aspetto sul quale appuntare altre
brevi considerazioni è proprio il contesto, professionale e culturale,
all’interno del quale maturano e prendono fisionomia simili prodotti, come il
succitato film-inchiesta, che intende «andare oltre la semplice narrazione dei
fatti». E, di grazia, questo «oltre» dove si trova? E dove conduce?
Se professionisti dell’informazione – per
giunta appartenenti ad una ben riconoscibile area laica, progressista e
tollerante – dimostrano di coltivare improbabili quanto bizzarre verità, al più
pateticamente immaginifiche, certi come sono di incrollabili ed inconfutabili
certezze, beh, che si abbia almeno il diritto di manifestare più d’una
preoccupata perplessità.
Meraviglia la loro imperturbabile
educazione manichea, sostenuta e giustificata da una visione ideologicamente
ottusa e demagogicamente insensata, dove è facile spacciare e ribaltare
risibili e strampalate affermazioni in verità assolute.
E così, il gioco è bell’è riuscito,
trovandosi, per contro, nell’impossibilità di individuare solo le semplici
premesse di un dibattito che abbia la pretesa di essere, prima di tutto civile
e poi, si spera, anche culturale.
L’unica risposta, a giornalisti ed
intellettuali del tanto peggio-tanto meglio, conformisti, sguaiati,
sgrammaticati, disorientati e banali nel loro perbenismo di maniera, dobbiamo
offrirla noi, donne e uomini di San Giovanni Rotondo o di quei tanti che hanno
scelto di vivere a San Giovanni Rotondo, per evitare così di essere – in
occasione delle periodiche e sempre più ricorrenti impennate dell’insensatezza
– esposti al saccheggio della nostra cultura ed alla violenza della nostra
memoria.
Alla fine della fiera, il miracolo ha
toccato anche l’«Unità», con l’obolo – benedetto finanche da padre Pio – dei
7,90 euro.Senza contare della munifica elargizione,
che sembra risalire fin dai tempi del Fascio, del finanziamento pubblico alla
stampa: dono, questo sì, nient’affatto benedetto da tutto il popolo italiano.
E comunque, che siano davvero «benedetti
soldi».