di Giuseppe Pizzicoli
E’ da
tempo che, periodicamente, si accende il dibattito a livello nazionale sulla
opportunità di eliminare o meno le Province in Italia.
Sono
circa 100 le province istituite in Italia a fare da cerniera tra Comuni e
singole Regioni, con competenze varie ed anche rilevanti che spaziano dalla
conservazione – valorizzazione – gestione delle risorse territoriali ed
ambientali allo sviluppo delle potenzialità della montagna, della fascia
costiera e delle aree agricole; dalla qualità insediativa ed edilizia
sostenibile con l’obiettivo della riduzione dei consumi energetici e della
salvaguardia dell’ambiente naturale; alla sanità.
In
definitiva la Provincia con
l’approvazione del c. d. Piano Territoriale di Coordinamento ha il
compito di determinare i livelli prestazionali minimi delle risorse essenziali
di interesse sovracomunale, promuovendo lo sviluppo sostenibile del territorio
di propria competenza.
Come si
vede, notevoli sono i compiti che la legge statale e regionale può assegnare
alle Provincie, come è avvenuto anche con la recente legge regionale n.1 del
2005.
Appare
quindi difficile, ma non certamente impossibile, pensare ad una eliminazione
pura e semplice delle province senza provvedere ad individuare a quale ente
assegnare le funzioni attualmente svolte
da tale Ente.
Condivido
quindi le preoccupazioni manifestate su queste colonne dal dott. Gaetano
Cusenza, anche se non sarei pregiudizialmente contrario a ricercare un nuovo
assetto istituzionale, in linea con la evoluzione dei tempi.
Mi
viene da pensare che quando sono nate le Province alla vigilia dell’Unità d’Italia,
nel 1859, il raccordo tra le iniziative di territori contigui appartenenti a
più Comuni, era reso difficile per la mancanza di una rete stradale efficiente
e comoda, per i trasporti precari e così via.
Oggi, grazie
a Dio, quei tempi difficili sono passati e possiamo pensare anche di investire,
delle funzioni oggi detenute dalle Provincie, i Comuni della circoscrizione
territoriale, secondo un nuovo assetto organizzativo da studiare, avvalendoci
(ad esempio) dei sindaci, assessori e consiglieri comunali i quali, a diverso
livello, potrebbero assommare alle funzioni comunali quelle proprie della
Provincia.
Naturalmente
i costi della gestione dovrebbero essere contenuti nel senso che i
rappresentanti comunali non dovrebbero percepire indennità aggiuntive nello
svolgimento di tali nuovi incarichi, salvo rimborso spese.
E’
chiaro che – medio tempore – anche le risorse umane e materiali di cui
dispongono le Province dovrebbero trovare allocazione all’interno delle singole
Amministrazioni Comunali.
E’
anche evidente che se non teniamo conto della evoluzione dei tempi e del
passare del tempo, c’è il rischio che la
“casa” crolli!