di Gianni Impagliatelli
Ci sono tante persone che
lavorano con passione in modo silenzioso; danno tanto e non chiedono mai
niente. Ci sono persone che sono disposte a spendere tempo denaro e forse anche
salute pur di vivere un ideale, pur di far condividere un ideale, pur di far
sopravvivere un ideale. Ci sono persone che darebbero la vita per ciò. La
passione, quella che ti scorre nelle vene, che ti provoca adrenalina pura, che
ti mantiene sempre in fibrillazione, che ti fa vivere la vita sempre con cuore
e batticuore. Le emozioni, la linfa vitale che ti tiene vivo.
Non riuscirei ad
immaginare una vita senza nessuna emozione. E’ fondamentale che ognuno viva le
proprie passioni e le proprie emozioni, ed è sublime quando attraverso di esse riesci a trasmetterlo agli altri: vuol
dire che tutto quello che hai speso non lo hai fatto invano!
In questi giorni guardando
mio padre a letto da 9 mesi per una malattia. Rivedevo tutto quello che un uomo
può trasmettere ad un altro uomo. Ricordi, passioni, emozioni, tutta la vita
spesa per la sua e nostra passione: il calcio. Tantissimi anni al servizio
dello sport, a servizio della squadra, vicini ai ragazzi.
Ieri, parlando con l’amico
Michele Malerba, figlio di un altro grandissimo operatore sociale, il più
grande a mio avviso, il compianto Matteo Malerba, mi ricordava “…quante trasferte con la mitica Alfa Sud di
Lellino….quanti ricordi quante emozioni”. Con quella frase ho guardato
negli occhi mio padre al capezzale del letto per ore ed ho ripensato a quanto
era bello il calcio, forse perché era più semplice; il tipo di società civile forse perché era più
genuina, forse perché la passione era autentica e non mascherata dal tornaconto
economico. Forse perché l’elemosina fatta in giro per raccogliere il denaro
utile ad acquistare l’abbigliamento ai ragazzi era più vera della ricerca di
sponsor detraibili fiscalmente, forse perché il sapore della polvere del campo
brecciato era più naturale dell’erba sintetica o forse perché le scarpe vecchie
rotte e ingrassate a mano erano più resistenti di quelle lussuose di nuova
generazione, o forse perché le mitiche “Alfasud” erano più veloci dei tanti pullman
gran turismo con la scritta pubblicitaria.
Alla fine rimane di noi
quello che la gente ricorda. Tra lo scorporo dell’iva dei gran turismi e la
semplicitù dell’Alfasud… non me ne voglia nessuno la mia preferenza per
passione e per emozione è già scontata. Si possono comprare mezzi, vestiari,
pubblicità ma non si potranno mai comprare le emozioni.
La mia più grande
soddisfazione rimane quella che mio padre non ha avuto mai nessun tipo di
riconoscimento perché vuol dire che non ha investito, non ha comprato, non ha
venduto. E’ stato sempre se stesso con la sua semplicità, con la sua
disponibilità. Mi ha detto ieri mentre
lo guardavo “mi hanno dimenticato……” ed
io girando lo sguardo con un semplice sorriso ho rivisto il mio eroe. La
vecchia guardia non muore, mai noi un giorno, prima o poi andremo nuovamente in
trasferta con l’Alfasud!!!!
Gianni Impagliatelli