Riflessioni sull’emancipazione femminile tradita
Nell’era dell’immagine vista come motore del consumismo sfrenato, sappiamo oramai che l’apparire è più importante dell’essere, e sappiamo benissimo inoltre che apparire positivi è cosa più manovrabile e realizzabile, piuttosto che esserlo o diventarlo.
Ecco, nell’era dell’immagine, dell’apparire o del sembrare, assistiamo continuamente alla circonvenzione della donna secondo canoni decisamente non femminili, assolutamente non maschili, ma bensì decisamente maschilisti.
La prima cosa che viene alla mente, è sicuramente la convinzione da parte della donna di essersi emancipata, o nelle forme più ridicole, di inneggiare al “Girl Power”, o ancora, e qui si rasenta la più totale delle assurdità, alla superiorità della donna sull’uomo riconosciuta dagli esponenti maschili dell’Umanità.
Nulla di più mistificatorio. Il Girl Power è una pura invenzione socio-commerciale, utile a progettare, proporre e controllore la stereotipata immagine di una nuova donna, padrona del suo destino, “decisionaria” del proprio futuro, attiva, sempre alla ricerca di stimoli e di nuovi desideri di realizzazione sociale e professionale. Niente in contrario, anzi, ma ad una analisi più profonda resta la più logica delle traduzioni del femminismo in senso merceologico, di marketing.
Da qui in poi, al concetto di Femmina in senso biologico, concetto che, data la possibilità di generare fisicamente vita, è l’unico che coglie in sè una oggettiva capacità superiore della femmina, si sostituirà la menzogna sociale dell’immagine (e non l’essenza) della Donna Moderna, come oggi la conosciamo e ahimè fomentiamo. Un concetto per nulla basato sull’emancipazione femminile, e per nulla descrittivo di un qualsivoglia potere reale femminile.
La donna oggi in tv è corpo, è oggetto, è nudo, non ha testa non ha anima. La donna veste secondo canoni puramente maschilisti o di compiacimento visivo-erotico maschile. E per di più, è stata sviata e tradita. Le è stato fatto pensare che l’unica cosa che oggettivamente rappresentava un potere sull’altro sesso, quello che un maschio non sarà mai in grado di fare o percepire, ovvero la maternità sia uno svantaggio social-professionale….anzi addirittura un handicap.
Il valore Umano della donna è il suo corpo e la cura di esso. Non ci si stupisce affatto allora del fatto che per il maschio la donna sia oggetto meramente sessuale, in senso non erotico, ma pornografico. Perchè, per quanto il maschio si possa forzare (ne dubito sinceramente) e concentrare per non cadere su visioni maschiliste dell’Oggetto Donna, essendo continuamente esposto al “belVedere” puramente corporeo assicurato da minigonne, decoltè, jeans attillatissimi, a vita bassa e quant’altro, non riuscirà a vedere altro che la dimensione sessuale della Donna-Oggetto.
Anzi, risucchiato dalla spirale sessomane del culto dell’immagine, finisce per adottarne gli stessi metodi, le stesse cure, gli stessi errori “estetistici”. Restiamo quindi in attesa che la Donna si ribelli al vero “sonno della ragione”, sia protagonista di un reale rivincita culturale, piuttosto che correre dietro ad effimeri slogan sul Girl Power, o promuovere la autocontemplazione di una inesistente pseudo-superiorità accettando così la reale natura del ricatto intellettuale di cui è vittima.
Pio Matteo Augello