LibriAmo a cura di Renata Grifa
La punizione per chi oltrepassava i propri limiti era un principio fondamentale nell’interpretazione del mondo di Harriet.
All’ospedale, Elwood si era chiesto se la brutalità del suo pestaggio fosse legata alla richiesta di lezioni più impegnative: Prendi questo, negro presuntuoso.
Non c’era nessun sistema organizzativo a guidare la crudeltà della Nickel, solo un disprezzo indiscriminato che non c’entrava nulla con le persone.
Colson Whitehead
È il nuovo spettacolare romanzo di Colson Whitehead, già vincitore del premio Pulitzer per la narrativa nel 2017 con La Ferrovia Sotterranea.
I ragazzi della Nickel sono il volto dell’America cattiva, quell’America così grande e innovativa ma allo stesso tempo retrograda e crudele.
Siamo in Florida, anni 60, gli anni di Martin Luther King e della sanguinosa lotta per i diritti civili, gli anni della lotta contro la segregazione razziale, gli anni di Rosa Parks.
Siamo in un luogo e in un tempo realmente esistiti.
Elwood è un ragazzino di colore abbandonato dai genitori e accudito dalla nonna, ha una mente brillante, passa il suo tempo tra la scuola e i libri, sogna l’università e nel frattempo attinge ispirazione da quella voce meccanica che sono gli insegnamenti del reverendo King ascoltati da un giradischi. Se per l’amorevole nonna Elwood dovrebbe limitarsi a non finire ucciso come accaduto ai suoi avi, a lui questo non basta, si sente parte di un mondo che sta cambiando e non vuole rimanere passivo in quella che è la lotta per la sua gente Elwood si atteneva a un codice, e il Dottor King dava a quel codice forma, espressione e significato. Ci sono grandi forze, come Jim Crow, che vogliono tenere sottomessi i neri, e ci sono piccole forze, come la volontà degli altri, che vogliono tenere sottomesso te, e di fronte a tutte queste cose, grandi e piccole, devi drizzare la schiena e rimanere consapevole della tua identità. Le enciclopedie sono vuote. Ci sono imbroglioni che ti offrono il vuoto con un sorriso, mentre altri ti rubano il tuo amor proprio. Devi ricordarti chi sei.
Ma la vita non sempre è ciò che vogliamo, per un errore del destino Elwood finisce nella scuola riformatorio della Nickel Academy*, struttura che dovrebbe occuparsi del recupero di giovani bianchi o di colore, ma che cela dietro le sue mura apparentemente candide le peggiori infamie psicologiche e corporali.
“La Nickel era razzista di brutto – la metà della gente che lavorava lì probabilmente si metteva il cappuccio del Klan nel fine settimana – ma per come la vedeva lui la cattiveria andava più in profondità del colore della pelle. Erano le persone“.
Sullo sfondo dell’assurdità e della durezza di una realtà non troppo lontana c’è spazio anche per la nascita di un’amicizia fraterna, che vede nelle radici comuni della disgrazia il nodo saldo di qualcosa che durerà in eterno. “Ecco cosa ti faceva la scuola. Non si fermava quando uscivi. Ti storceva in tutti i modi finché non eri più capace di rigare dritto, e quando te ne andavi eri ormai completamente deformato“.
Elwood e Turner diventano due figure complementari all’interno di un sistema folle.
Sono pagine crude quelle che ancora una volta Colson Whitehead decide di regalarci, lo scrittore “indagatore d’America”, come spesso viene definito, ci catapulta in un mondo che fa girare il viso dall’altra parte, di cui vorremmo non sapere, ma che invece è lì in attesa di scuotere queste coscienze troppo spesso prese da luccichìo del sogno americano. E lo fa nel modo più terribile, con il sorprendente finale di queste pagine che sono pugno nello stomaco, che fanno male, che lasciano l’amaro in bocca quasi a farci sentire colpevoli di una storia che potrebbe ripetersi all’infinito.
*il luogo a cui si ispira Colson Whitehead è realmente esistito, è la storia dell’Arthur G. Dozier School for Boys di Marianna, Florida, istituto correttivo chiuso nel 2011, di cui le sevizie e violenze furono scoperte solo molti anni dopo.