Il report di ARPA Puglia. Buoni risultati grazie all’effetto lockdown
ARPA Puglia, Agenzia Regionale per la Prevenzione e la Protezione dell’Ambiente, è l’Organo Tecnico della Regione Puglia, preposto all’esercizio di attività e compiti in materia di prevenzione e tutela ambientale ai fini della salvaguardia delle condizioni ambientali soprattutto in relazione alla tutela della salute dei cittadini e della collettività.
Dal 22 febbraio al 6 aprile scorsi, l’ARPA Puglia, su richiesta del Comune ha effettuato una campagna di monitoraggio della qualità dell’aria di San Giovanni Rotondo al fine di acquisire elementi utili ad approfondire lo stato della qualità dell’aria nel territorio urbano e verificare l’impatto del traffico veicolare sul territorio.
Fondamentale l’apporto del Circolo Legambiente “Lo Sperone” che ha sempre argomentato con la campagna “Mal’Aria” la necessità di esaminare l’inquinamento atmosferico in città e si è fatto promotore verso il sindaco e l’assessore competente affinché il Comune di San Giovanni Rotondo si attivasse per richiedere l’installazione della stazione mobile dell’Agenzia Regionale per il monitoraggio della qualità dell’aria.
Il monitoraggio è stato svolto in Piazza Europa con il laboratorio mobile ARPA, dotato di analizzatori automatici per il campionamento e la misura in continuo degli inquinanti chimici.
Tuttavia, visto il periodo durante il quale si è svolta l’osservazione, la stessa è stata influenzata, a partire dal giorno 5 marzo, dall’emergenza COVID 19, che ha portato alla chiusura delle scuole di ogni ordine e grado, disposta dal DPCM del 4 marzo 2020 e all’estensione a tutto il territorio nazionale delle misure restrittive sugli spostamenti, disposta dal DPCM del 9 marzo 2020, e quindi la maggior parte dei dati si riferiscono a condizioni di inquinamento relativamente più contenute rispetto a quelle che si sarebbero avute con traffico veicolare normale.
I tecnici ARPA hanno monitorato i seguenti inquinanti: PM10, NO₂, benzene, SO₂, CO e ozono.
Per il PM10, particolato, costituito dall’insieme di tutto il materiale non gassoso, solido, presente in sospensione nell’aria, la concentrazione media registrata durante il periodo di monitoraggio è stata di 16 Mg/m³, quindi ampiamente inferiore al limite di legge posto a 40 Mg/m³, calcolato su base annua. Durante il periodo di monitoraggio si sono verificati due superamenti del limite giornaliero di 50 Mg/m³ in giorni in cui si è verificata una intensa avvezione di sabbia desertica dalla regione del Mar Caspio che ha interessato la maggior parte del territorio nazionale. Scorporando il contributo delle polveri desertiche, la media del PM10 scende a 13 Mg/m³ .
Durante la campagna di monitoraggio non si è mai registrato il superamento del valore limite orario di 200 µg/m³ degli ossidi di azoto, NO, NO₂, N₂O etc., generati nei processi di combustione.
In modo particolare la concentrazione media dei dati validi del biossido di azoto (NO₂), dovuto alle emissioni degli autoveicoli, è stata di 23 µg/m³; valore inferiore al limite (da calcolare su base annuale) di 40 µg/m³. La concentrazione oraria più elevata è stata di 92 Mg/m³, comunque sempre inferiore al limite di 200 Mg/m³.
Osservando, invece, i singoli valori giornalieri compresi tra il 24 febbraio e il 6 marzo va subito all’occhio la presenza di picchi che superano il valore limite.
Lo studio ha evidenziato che le concentrazioni maggiori di NO₂ vengono rilevate nelle ore di punta di traffico veicolare, ovvero tra le 8 e le 9 della mattina e tra le 20 e le 21 della sera. Nel periodo post misure, però, le concentrazioni rilevate risultano significativamente inferiori.
Confrontando i periodi pre e post misure restrittive si evince che la concentrazione media di NO₂ diminuisce in maniera significativa di oltre il 50%, nel secondo periodo.
Tra gli altri agenti inquinanti rilevati anche la concentrazione di benzene merita attenzione.
La presenza di questo idrocarburo in atmosfera è originata dall’attività umana ed in particolare dall’uso di petrolio, oli minerali e loro derivati. In area urbana, la principale sorgente di benzene è rappresentata dalle emissioni dovute a traffico autoveicolare. Esso, infatti, è presente nelle benzine e, come tale, viene prodotto durante la combustione.
Così come osservato per l’NO₂, anche per il benzene le concentrazioni maggiori sono state rilevate nelle ore di punta di traffico veicolare, ovvero tra le 7 e le 8 della mattina e tra le 20 e le 22 della sera per il periodo prima del decreto e sono di gran lunga superiori a quelle rilevate nel periodo di lockdown.
In questo caso, però, il picco della mattina sparisce, mentre persiste quello serale, per la presenza di una sorgente di benzene diversa dal traffico veicolare verosimilmente identificabile nella combustione domestica di biomassa.
Tale dato evidenzia che la maggiore presenza di agenti inquinanti nell’aria, vista l’assenza della sorgente traffico e viste le temperature basse – media di circa 5°C – registrate nel periodo post misure restrittive, è dovuta alla combustione per il riscaldamento proveniente dai caminetti. Lo studio ha stabilito, inoltre, che le emissioni provengono maggiormente dal centro storico.
Per gli altri inquinanti monitorati i livelli registrati sono stati al di sotto dei valori limite previsti dalla normativa vigente.
In conclusione il report di ARPA Puglia ha evidenziato una buona qualità dell’aria, non va però trascurato che il monitoraggio è stato condizionato dal lungo lockdown che ha ridotto drasticamente le emissioni inquinanti legate al traffico veicolare. La relazione dell’ARPA Puglia ha sottolineato che, in assenza di traffico, stufe a legna e a pellet e caminetti sono i maggiori responsabili dell’inquinamento atmosferico a San Giovanni Rotondo.
Se si tiene conto però che il report fa riferimento ad un periodo complessivo di monitoraggio di 45 giorni, di cui 13 giorni senza misure restrittive e 32 con misure restrittive, è evidente che vadano attenzionati maggiormente le rilevazioni del primo periodo per capire l’effettiva portata dello smog in città e i campionamenti del secondo periodo per valutare l’impatto positivo, in termini di benefici sull’ambiente, che ha avuto lo stop della circolazione.
La domanda sorge spontanea… se il monitoraggio si fosse svolto in un periodo “normale” avremmo esaminato gli stessi dati confortanti? che rapporto sulla qualità dell’aria ci avrebbero consegnato gli esperti dell’ARPA?