… Quando è il corpo a parlare…
A cura della dottoressa Pamela Longo
Psicologa e Psicoterapeuta
Accade spesso, nella pratica clinica, di incontrare corpi che manifestano, attraverso un sintomo organico un disagio emotivo e/o psicologico che fatica ad esprimersi in maniera consapevole, ma che rifugge e si aiuta attraverso un corpo parlante, che se opportunamente ascoltato, può raccontare la storia della persona insieme alla sua sofferenza.
È sempre vero che il corpo e la mente si influenzano costantemente, in un rapporto di reciproca dipendenza, infatti non vi è mai un corpo senza un correlato psicologico e mai una psiche senza substrato biologico.
Sebbene nella storia abbiano tentano di farci pensare che fossero due entità distinte, e seppur i meccanismi della loro relazione, delle volte, risultino ignoti, oggi siamo tutti d’accordo circa l’indivisibilità dell’essere, in quanto unità fatta di mente e corpo. In certe circostanze, però, questo legame connaturato nell’uomo, sfugge alla consapevolezza, considerando il corpo come un’entità separata che non subisce gli effetti di una psiche affannata.
Quando la psiche manifesta un malessere, la persona può esserne cosciente ed esprimerlo, ricorrendo, quando necessario, all’aiuto di uno specialista che possa accompagnarlo nel percorso di “conoscenza” del sintomo.
Altresì, quando di questo malessere non vi è consapevolezza, o forse, una scarsa dimistichezza con le questioni psicologiche, il disagio può trovare unica espressione attraverso il corpo. Corpo e sintomo diventano, dunque, i portavoce di un dolore che risulta essere indicibile.
Attraverso questo meccanismo, noto in psicologia, come somatizzazione, il corpo diventa sede di un malessere che non ha modo di trovare risonanza o esprimersi altrimenti. Tra le cause di questo meccanismo di somatizzazione non vi è né la mancanza di cultura, né la mancanza di volontà, quanto piuttosto potremmo parlare di una certa predisposizione a scaricare la tensione o un disagio emotivo, che può divenire ingestibile, attraverso un corpo sintomatico. Il sintomo, in questo caso, è una sorta di escamotage che permette di rendere dicibile un dolore che altrimenti non avrebbe altra modalità, in quel momento, di esprimersi. Pertanto diventa funzionale, nella misura in cui, permette alla persona di non soccombere dinanzi al proprio dolore.
L’elenco delle condizioni psicosomatiche è lungo, almeno tanto quanti sono i distretti corporei, gli organi e le loro funzioni, infatti ogni organo può divenire sede ed espressione di un disagio psicologico, a seconda anche della funzione che l’organo stesso svolge sia nella sua accezione reale che simbolica. Pensiamo ad alcune dermatiti, piuttosto che ad alcuni disturbi gastrointestinali, solo per fare qualche esempio. Le motivazioni che sottostanno all’espressione somatica di alcune condizioni di disagio psicologico ed emotive sono molteplici ed andrebbero indagate con l’aiuto di uno specialista che aiuti la persona a prendere contatto con il proprio mondo emotivo, rendendolo concepibile. D’altro canto questo rientrerebbe nella condizione di benessere, in cui la cura è rivolta alla totalità della persona sia nel suo essere corpo sia nel suo essere anima, permettendo una comunicazione tra queste parti in modo da garantire il benessere di ciascuno, evitando di reprimere o accumulare ciò che ci fa stare male.
Per evitare di reprimere o accumulare è certamente importante, conoscere proprio ciò che rappresenta per noi un ostacolo ad un’espressione libera ed autentica.