La nuova scuola?
A cura del dottor Antonio Pio Longo
Psicologo del lavoro e delle organizzazioni
Nei giorni scorsi è stata approvata dalla camera una proposta di legge che si pone come obbiettivo quello di inserire le Life Skills come materie di insegnamento nelle scuola. In italiano “Life” si traduce con “vita” e “skills” con competenze. Sono quelle abilità che permettono alle persone di gestire nel modo migliore le varie situazioni della vita quotidiana.
Le Life Skills, letteralmente “competenze di vita”,
sono paragonabili alle Soft Skills.
Probabilmente in questo caso secondo me sarebbe meglio non usare gli inglesismi perché il nome italiano con cui vengono chiamate queste competenze, cioè “Competenze Trasversali”, è più appropriato e rende meglio il loro aspetto di particolarità.
La caratteristica principale che differenzia queste competenze dalle altre è proprio il loro carattere di trasversalità, cioè trasferibilità di queste competenze in ogni sfera della nostra vita. Gestione dello stress, empatia, pensiero laterale (critico e creativo), comunicazione efficace, auto-consapevolezza, sono competenze trasversali perché entrano in gioco in tutti gli ambiti della nostra vita, da quello privato a quello lavorativo e sociale in generale, attraversando ogni ambito trasversalmente. Sono sempre presenti.
Tecnicamente possiamo definirle meglio come competenze socio-emotive, infatti appartengono di più al mondo delle relazioni con gli altri (e con sé stessi), ai comportamenti e agli atteggiamenti. Sono ben diverse dalle competenze logico-matematiche e di memorizzazione, che possiamo definirle come competenze cognitive. È bene specificare che entrambe le categorie di competenze (socio-emotive e cognitive) fanno parte della stessa unità mente-cervello, essendo complementari e imprescindibili le une dalle altre nel renderci le persone che siamo e che potenzialmente potremmo essere se alleniamo queste competenze.
Affiancare l’insegnamento delle Life skills, cioè delle competenze trasversali, all’insegnamento delle altre materie che oggi sono già presenti nei programmi didattici, significa mettere in moto una vera e propria educazione emozionale.
Nella proposta di legge citata all’inizio si fa chiaramente riferimento alla formazione degli insegnanti. Infatti, le Life Skills non si possono insegnare usando gli stessi metodi di insegnamento che si adottano per le altre materie, piuttosto hanno bisogno di un “setting esperienziale” che rende osservabile e quindi modificabile un determinato schema di comportamento o un atteggiamento. Un esempio facile da utilizzare in classe è il role-playing che crea le condizioni necessarie per allenare le Life Skills mettendo al centro del processo il gruppo classe. L’aspetto più interessante è che tutte le materie (matematica, italiano, scienze…) possono essere insegnate usando il role- playing e le attività esperienziali, magari organizzando squadre all’interno della classe ad esempio, stimolando la motivazione e innescando una sana competizione. Per questo la fase della formazione degli insegnanti su questo tipo di metodi esperienziali è la vera sfida di questa proposta di legge approvata alla camera. Ci sono buone probabilità di vincere la sfida principalmente per due ragioni: la prima è che le Life Skills si possono apprendere ad ogni età, la seconda è che sono competenze spesso già presenti in tanti insegnanti (creatività , passione, determinazione) che oggi non possono metterle in pratica nel modo in cui vorrebbero a causa di qualche ostacolo di tipo organizzativo e culturale all’interno della scuola/territorio. Finalmente, se questa proposta diventerà legge, questi insegnanti saranno liberi di insegnare e trasferire pienamente l’insegnamento con più vivacità.
Uno studente, e qualsiasi altra persona anche adulta, immerso in un clima di apprendimento pseudo-ludico e divertente non può che dare il meglio di sé e apprendere molto di più. Si mette in moto un apprendimento emotivo, cioè un apprendimento legato ad una esperienza, al ricordo di quella esperienza e alla sensazione che ha sentito sulla sua pelle e in tutto il suo corpo durante quella esperienza. Sono apprendimenti più duraturi nella memoria e più facili da richiamare quando ne abbiamo bisogno.
Quello che non vorrei vedere in questi tre anni di sperimentazione previsti dalla proposta di legge a partire dal 2023, è che l’insegnamento delle Life Skills si riduca ad una semplice memorizzazione di definizioni. Le definizioni e i concetti sono importanti ma in questo campo devono lasciare spazio alle attività ad alta componente esperienziale, altrimenti il rischio è di non insegnare nulla.
Considerato che le Life skills sono competenze relazionali e comportamentali, va da sé che sono difficilmente trasferibili in modo completo attraverso un libro o una definizione. C’è bisogno di provarle direttamente in prima persona per ottenerne la lezione di insegnamento.