Vivere l’esperienza del piacere insieme ai bambini
A cura della dottoressa Valentina Turco
Psicologa clinica e psicomotricista in formazione
Oggi, nel nostro appuntamento settimanale approfondiremo l’esperienza del piacere nei bambini.
Già Epicuro, in epoca classica, sosteneva che lo scopo dell’esistenza è l’assenza di dolore, in una definizione ampia è possibile considerare il piacere come il raggiungimento o il mantenimento di uno stato di benessere, di una situazione di equilibrio senza tensioni, una condizione fisica o psicologica difficile da abbandonare proprio perché confortevole.
Nel bambino le primissime importanti tappe della vita sono fortemente legate alla dimensione del piacere e del gioco, infatti inizialmente per il bambino il piacere è gioco.
Fino ai 2 anni il piacere e il gioco sono strettamente legati alla sensazione che il bambino ricava dal contatto fisico e sensoriale con l’adulto e con se stesso, dalla motricità, dagli scambi affettivi con gli altri. Il piacere per il gioco imitativo fra genitori e bambino permette al bambino di sentire che ha un accesso al mondo dell’altro, infatti, inizialmente il bambino sorride inconsapevolmente, poi risponde attivamente al sorriso della mamma sviluppando così risonanze piacevoli collegate ad emozioni positive.
Per mantenere il benessere e il piacere il bambino tende spesso a ostacolare qualsiasi iniziativa esterna percepita come poco gradevole, adottando, molto spesso, comportamenti inadeguati connessi a una difficoltosa regolazione del piacere.
Per alcuni bambini con particolari caratteristiche caratteriali è più facile inibire gli impulsi e accettare serenamente un divieto o delle regole imposte da altri. Diversamente, per altri è molto difficoltoso inibire gli stimoli e diventa quasi insopportabile dover rinunciare a un’attività piacevole. Per i genitori, gestire comportamenti del bambino legati ad attività gratificanti, richiede molta forza psicologica e determinazione, per poter riuscire a persuadere il bambino e interrompere quello che per lui è in quel momento gradevole. È un esperienza comune per i genitori provare una forte sensazione di rabbia verso il bambino che sembra non capire indicazioni ripetute molte volte. In altri casi il genitore sperimenta sensazioni di paura o timore per le reazioni violente che il bambino attiva quando gli viene tolto o limitato un piacere. Molti bambini hanno difficoltà a tollerare la frustrazione, a sopportare attese o rinunce a un piacere, proprio per questo è molto importante guidarli nell’imparare a limitarsi, e a saper aspettare poiché questa abilità è indispensabile per tollerare la sofferenza. L’adulto, molto spesso, impone un divieto o un limite, oppure altre volte, chiede al bambino di smettere o limitare “volontariamente” l’esperienza piacevole.
Ricordiamoci sempre che i bambini e i loro temperamenti vanno rispettati e compresi perché mediante la conoscenza scaturiscono le soluzioni per accompagnarli nel loro percorso di crescita e nella missione educativa.
Come sempre, ricordiamoci che non abbiamo la bacchetta magica, non esistono strategie educative universali e applicabile a tutti i bambini in maniera incondizionata, ma ogni strategia dovrà rispettare l’unicità del bambino e la sua peculiarità. Partiamo dalla considerazione che è difficile abbandonare qualcosa di gratificante, così come è ugualmente difficile affrontare quello che non piace. Per questa ragione è intuibile che vietare qualcosa a un bambino lo può indurre a una tentazione maggiore così come forzare a fare quello che non piace facilmente provoca opposizione e rigetto.
Il più delle volte sono necessarie strategie “non ordinarie” soprattutto quando il bambino si pone in modo duro e persistente.
Un esempio di strategia educativa è quella di prescrivere dettagliatamente al bambino i suoi comportamenti, quindi suggerire di fare quello che lui ha sempre fatto magari per provocare la reazione dei genitori o di chi gli sta vicino. Quando si ha una prescrizione si toglie trasgressività al comportamento così il genitore può riprendere il potere e il controllo educativo sul comportamento del bambino. Anche una variazione del solito copione ritualistico di comportamento, dove ad esempio viene suggerito un ordine diverso oppure una modalità diversa del solito repertorio comportamentale, si trasforma immediatamente in una situazione meno gratificante. Viceversa se è necessario fare affrontare qualcosa di poco piacevole al bambino possiamo considerare inadeguato usare una modalità forte e pressante come il divieto o l’imposizione poiché provoca immediatamente un comportamento molto oppositivo. In questo caso, l’alleanza con il bambino, la comprensione della sua difficoltà di predisposizione emotiva e la costruzione di un rituale semplificato ma strutturato, permette al bambino di approcciarsi in modo favorevole ad attività poco piacevoli e, attraverso il sostegno del genitore, il bambino potrà scoprire, spesso, piaceri più grandi e solidi, che gli regaleranno altre soddisfazioni.
Per concludere vorrei far presente che è molto importante per i bambini acquisire la corretta prospettiva di fronte al piacere, il genitore che vuole aiutare il bambino deve principalmente trasmettere il messaggio che si può anche rinunciare a qualche piacere per scoprirne altri, oppure che si può attendere e si può governare il desiderio dell’ottenere tutto e subito.