L’approfondimento
Fania
Il mese di ottobre 2008 è stato per
denso di impegni. Si sono, infatti, aperti in Vaticano i lavori della XII
Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi sul tema “La parola di Dio nella
vita e nella missione della Chiesa“ alla presenza del Santo Padre Benedetto
XVI.
I padri sinodali, così infatti vengono
chiamati coloro che «rappresentano l’episcopato cattolico ed hanno il
compito di aiutare il Papa nel governo della Chiesa Universale»,
rifletteranno fino al 26 ottobre, giornata di chiusura del Sinodo «sulla
parola di Dio, sulla sua centralità nella vita della Chiesa e sul suo dinamismo
che spinge i cristiani ad annunciare, con le parole e con l’esempio della vita,
Nell’ambito dei lavori del Sinodo si inserisce
il 50° anniversario della morte di un uomo che, a distanza di molti anni, fa
ancora parlare di sé: il “Principe di Dio”, Pio XII, 260° papa della
Chiesa Cattolica.
La figura di Pio XII si staglia nel
panorama della II guerra mondiale, un’epoca contraddistinta dal massacro più
feroce della storia, il genocidio degli ebrei.
Papa Pacelli, per questo motivo, è ancora
una figura enigmatica per qualcuno. Il suo essere Papa in un momento storico
così difficile fa emergere ancora dei dubbi su quale sia stato il suo
comportamento nei confronti della Shoah. Dubbi ancora insinuati nei diretti
“protagonisti”, loro malgrado, del genocidio, gli ebrei, che non hanno
perdonato a Pacelli il silenzio in merito alla questione.
Infatti, in un’intervista rilasciata ai giornalisti
all’uscita di una riunione del Sinodo, il rabbino capo di Haifa, Shear Yesuv,
ha affermato apertamente: "Crediamo che non dovrebbe essere beatificato
o preso a modello, perché ha mancato di salvarci o di levare la sua voce, anche
se ha cercato segretamente di aiutare".
Già, perché, Papa Pacelli anche se
misconosciuto dagli ebrei, è stato un
attivo protagonista nel salvataggio degli ebrei, in particolare quelli di
Roma. Infatti,
ha salvato un numero rilevante di ebrei grazie all’opera di numerosi fedeli che
operavano con la benedizione di Pio XII.
Il Papa stesso offrì rifugio a numerosi
ebrei nei palazzi del Vaticano e nelle chiese romane.
Ed ancora nella direttiva del 25 ottobre
gli ebrei in tutti gli istituti religiosi e ad aprire anche le catacombe».
L’atteggiamento di Pio XII è stato lodato
da numerosi ebrei, alcuni dei quali di importanza rilevante: basti pensare ad
Albert Einstein che, in un articolo del 1940 pubblicato sul Time, elogiò
l’operato della Chiesa, la sola secondo lui a «rimanere ferma in piedi a
sbarrare la strada ad Hitler».
Anche Benedetto XVI, nella messa di
suffragio per il defunto Papa, ha alzato la propria voce in difesa del “Pastor
Angelicus”: Pio XII «agì spesso in modo segreto e silenzioso proprio perché,
alla luce delle concrete situazioni di quel complesso momento storico, egli
intuiva che solo in questo modo si poteva evitare il peggio e salvare il più
gran numero possibile di ebrei».
«Preghiamo perché prosegua felicemente
la causa di beatificazione del Servo di Dio Pio XII» ricordando che «la
santità fu il suo ideale, un ideale che non mancò di proporre a tutti»:
persone appartenenti a popoli diversi, rappresentanti di tutti gli stati di
vita, funzioni e professioni, riservando ampio spazio alle donne. Papa Ratzinger ha, quindi, fatto chiaramente capire di essere
favorevole alla beatificazione di Papa Pacelli nonostante le polemiche della
comunità ebraica. Questa netta presa di posizione di Papa Benedetto è stata
seguita dalla decisione di rinviare il viaggio in Israele a causa della
didascalia contenuta al memoriale della Shoah di Gerusalemme, lo Yad Vashem,
contenente delle frasi critiche verso Pio XII.
ha cercato di calmare le polemiche precisando che Benedetto XVI ha deciso di
approfondire ulteriormente l’analisi su Pio XII e che
la didascalia incisa sullo Yad Vashem non costituisce un impedimento al viaggio
in Israele. Contro la “leggenda nera” dell’olocausto è sceso in campo anche il
“Comitato Pacelli” che in una nota ha criticato la posizione degli ebrei
lanciando un esortazione: “Chi ama la verità studi la storia tutta intera e la smetta di offendere
la memoria del servo di Dio, la cui beatificazione riguarda i fedeli cattolici
che credono in Gesù Cristo e nella Chiesa e non tollera interferenze”.
L’appello è dunque quello di rivendicare
la purezza cristallina di una figura che solo qualche preconcetto ideologico ha
tentato e tenta di oscurare, ignorando gli insegnamenti di un Papa che ci ha
lasciato come eredità l’amore per la pace e il disprezzo per la guerra: “Nulla
è perduto con la pace, tutto può esserlo con la guerra” .
Leonardo Fania