Fino al 16 maggio il chiostro comunale ospita la mostra “La fontana racconta”.
Lunedì 13 maggio un convegno sui 100 anni dell’acquedotto.
Il chiostro comunale di Palazzo San Francesco ospiterà fino al 16 maggio la mostra itinerante “La fontana racconta”, l’iniziativa di AQP per celebrare il primo secolo di vita dell’acquedotto.
Storie da raccontare, da condividere, da custodire. Storie che hanno come protagonista la fontanina di Acquedotto Pugliese, simbolo in ghisa dell’emancipazione della Puglia dalla scarsità d’acqua. Oltre 60 scatti e decine di manufatti d’epoca per un grande progetto di conservazione della memoria, rivolto soprattutto ai ragazzi delle scuole: occasione per sottolineare la centralità del servizio idrico e il ruolo insostituibile dell’acqua pubblica per il benessere dei cittadini e lo sviluppo del territorio.
Alta 128 centimetri e conosciuta come la cape de firr, letteralmente la testa di ferro, la fontanina storica di AQP è la protagonista di questa mostra. Da un secolo presente nelle piazze di tutta la Puglia (anche se molte sono state dismesse), è ancora oggi un simbolo della Regione oltre che un utile ausilio per la sete e la calura.
Lunedì 13 maggio inoltre alle ore 19.30 il chiostro comunale ospiterà una tavola rotonda dedicata ai 100 anni dell’acquedotto.
CENNI STORICI
Segni particolari: altezza 128 cm., base circolare 38 cm, forma conica, corredata di cappello e vaschetta di recupero delle acque, totalmente in ghisa, rubinetto a getto intermittente con meccanismo interno in ottone, frutto dell’ingegno degli uomini che hanno fatto l’Acquedotto Pugliese,
ancora oggi a produzione artigianale. Parliamo del simbolo dell’Acquedotto Pugliese, la storica fontanina che tante piazze della Puglia e del meridione conoscono e che ha portato la prima acqua salubre pubblica in Puglia e che, ancora oggi, rappresenta l’icona indiscussa di questa epocale conquista sociale.
Una storia che ha inizio nel lontano 1902, con la legge per la costruzione e l’esercizio dell’Acquedotto Pugliese in cui si dispone che “il Consorzio dovrà costruire a sue spese in ciascun comune, in numero proporzionato agli abitanti, fontanine gratuite pel pubblico, restando in facoltà del comune di
disciplinarne l’uso, ed a suo carico il pagamento dell’acqua“.
Il regolamento e il capitolato per la costruzione e l’esercizio dell’Acquedotto Pugliese, approvato con Regio decreto nel 1904, ne disciplina la installazione, “in ragione di una per ogni 2500 abitanti nei
grossi centri che ne contano più di 20 mila, una per ogni 1500 nei comuni di popolazione compresa tra i 10 e 20 mila abitanti, ed infine una per ogni 1000 abitanti o meno nei centri minori“.
“Ogni fontanina – si legge ancora nel regolamento – non dovrà erogare meno di 25 metri cubi d’acqua al giorno e sarà a luce tassata, mediante apposito rubinetto idrometrico, e l’acqua dovrà dai comuni essere pagata al prezzo di 0,20 lire”.
Nel 1914, trova attuazione il dettato normativo sulle fontanine e viene stabilito il tipo che oggi conosciamo. Nel corso degli anni si moltiplicano le storie ed i poemi in rima sulla fontanina. Una letteratura popolare, il più delle volte in dialetto (“all’acqua, all’acqua, alla fendana nova, ci non tene
la zita – leggasi fidanzata – se la trova” recita ad esempio una filastrocca anonima risalente agli anni ’20) che testimonia l’affetto incondizionato che le popolazioni pugliesi riservano a questo semplice strumento di vita.