L’orientamento: un concetto antico, una sfida moderna

A cura del dottor Antonio Pio Longo
Psicologo del lavoro e delle organizzazioni
Orientatore ASNOR, Formatore esperienziale, soft skills training specialist
Nella scelta di una scuola, di una carriera, in un momento di crisi personale, o davanti a un bivio esistenziale possiamo sentirci in difficoltà nel procedere con la scelta giusta e migliore per noi. In quei momenti nasce il bisogno di orientamento. Ma cosa vuol dire realmente orientarsi? È solo scegliere una direzione? O è anche imparare a leggere se stessi, ascoltare i propri bisogni e navigare tra le possibilità?
In un tempo come il nostro,
fluido e incerto, l’orientamento non è più una parentesi tra l’adolescenza e il
lavoro, ma un processo continuo, profondo, spesso invisibile ma determinante.
È un atto psicologico, prima ancora che professionale perché ci chiede di
fermarci, guardarci dentro e scegliere da che parte andare. Nella sua
etimologia, “orientarsi” significa letteralmente “volgersi verso
oriente”, cioè trovare la direzione. Andando oltre il significato
etimologico, significa abitare il cambiamento con consapevolezza, scegliere chi
vogliamo essere e come vogliamo stare nel mondo. Il concetto di orientamento è
centrale nella psicologia contemporanea, non solo in ambito scolastico o
lavorativo, ma in tutte le fasi della vita. Si lega al concetto di progetto di
sé, di empowerment, di capacità di costruire traiettorie identitarie e
professionali coerenti e flessibili.
Il primo approccio strutturato all’orientamento risale a Frank Parsons (1908), che pone le basi del career guidance (guida alla carriera) come relazione d’aiuto tra consulente e soggetto, fondata su conoscenza di sé, conoscenza delle opportunità, capacità di decisione consapevole.Negli anni successivi, l’orientamento si evolve accogliendo contributi dalla psicologia dello sviluppo, dal costruttivismo e dal paradigma narrativo, fino ad arrivare all’approccio del life design: un orientamento inteso come costruzione attiva e continuativa del proprio futuro, non solo lavorativo, ma esistenziale. Per questo l’orientamento oggi si configura come processo educativo e psicologico in cui la persona viene aiutata a esplorare la propria identità, i valori e le aspirazioni, riconoscere e sviluppare le proprie competenze, affrontare transizioni, scelte e crisi con strumenti critici e flessibili, costruire un progetto coerente, sostenibile e significativo. In questo processo, il ruolo dello psicologo è centrale: non solo come testimone competente, ma soprattutto come facilitatore di consapevolezza. L’orientamento psicologico non “consiglia cosa fare”, ma aiuta a capire chi si è e chi si può diventare.
La situazione attuale in Italia nonostante le buone pratiche emergenti e alcune riforme importanti (come l’orientamento nelle Linee guida del PNRR scuola), vive ancora forti disuguaglianze territoriali e culturali nell’accesso a percorsi strutturati di orientamento, soprattutto nei contesti scolastici e nei momenti di transizione. Le nuove sfide con cui l’orientamento oggi deve confrontarsi hanno a che fare con l’incertezza del mercato del lavoro, l’iperstimolazione digitale e la frammentazione dell’identità, l’aumento di disorientamento nelle giovani generazioni, la necessità di un orientamento che accompagni tutta la vita, nella prospettiva ormai conosciuta da tutti (o quasi) del lifelong learning cioè apprendimento continuo,tradotto in italiano.
L’area della psicologia dedicata all’orientamento, (perché gli psicologi non sono tutti uguali, ognuno ha una formazione e specializzazione specifica e un campo di azione determinato) è chiamata ad un ruolo fondamentale e universalmente riconosciuto. Infatti si concretizza costruendo strumenti, contesti e relazioni che mettano al centro la persona, la sua storia e il suo potenziale di trasformazione, favorendo il processo di empowerment individuale e di comunità di cui parleremo nel mio prossimo articolo.
Orientare non significa indicare la strada, ma offrire strumenti per trovarla. Significa aiutare una persona a conoscersi, a scegliere con libertà, a costruire una traiettoria significativa anche nelle tempeste. In un mondo che ci chiede continuamente di adattarci, reinventarci, cambiare, l’orientamento è un processo psicologico fondamentale per mantenere il contatto con ciò che siamo davvero. Orientare, oggi, è prendersi cura dell’altro in un tempo difficile. È fare educazione, ma soprattutto fare psicologia, nel senso più umano e profondo del termine, cioè accompagnare le persone all’auto-realizzazione e autodeterminazione personale.
In conclusione di questa prima parte introduttiva al tema dell’orientamento, possiamo dire che non è solo una pratica educativa o una consulenza professionale. È un processo trasformativo che riguarda ogni individuo e accompagna la sua crescita, il suo adattamento, la sua libertà di scegliere. Per questo, fare orientamento è fare psicologia nel suo senso più profondo: ascoltare, comprendere, facilitare, accompagnare… È offrire uno spazio in cui la persona può dirsi, pensarsi e progettarsi nel mondo.