“Obbedienza e libero arbitrio, regole e cambiamenti”
di Antonio Cafaro
Pubblichiamo di seguito “l’opinione” di un nostro concittadino, il dott. Antonio Cafaro, in ordine alla ricognizione canonica delle spoglia di San Pio da Pietrelcina. Con particolare evidenza abbiamo sottolineato il termine “opinione” proprio perché riteniamo che così ci si debba porre sull’argomento e non come sta accadendo, oggi, con personaggi onnipresenti ed onniscienti che sostengono le proprie idee (forti di loro indagini statistiche ?!?!) parlando a nome di tutti i cittadini sangiovannesi. Questi, insieme ad altri personaggi che intimano, diffidano e dichiarano di esser pronti ad agire giudizialmente in sede civile e penale, non crediamo possano far parte del mondo di Padre Pio.
Il libero arbitrio ci permette di obbedire o non obbedire alle regole, sempre il libero arbitrio ci permette di accettare o non accettare i cambiamenti, siano essi delle regole o di stati di fatto.
Questa è solo una parte della complessità del vivere quotidiano.
La complessità della convivenza è moltiplicata da molti altri fattori impossibile da elencare.
La complessità si riduce quando si aderisce perfettamente ad un sistema di regole e cultura, e l’integrazione crea il gruppo, armonico, compatto e riconoscibile proprio dalle regole di comportamento e dalla cultura espressa.
Per continuare questa breve introduzione è doveroso ricordare che non esiste una sola cultura e una sola regola, ma regole e culture differenti che aumentano la complessità del vivere sociale.
L’attribuzione di un valore a un modello culturale e ad un sistema di regole e il riconoscimento individuale di tale valore ci permette di scegliere con libero arbitrio a quale gruppo appartenere e per quale cultura e regole spendere la propria capacità intellettiva.
Volendo ignorare questa realtà per preservarci dalla complessità possiamo cercare di isolarci e chiuderci in un gruppo, ma ciò non è sufficiente, ciò non ci preserva dalla complessità del confronto culturale.
A ciò si deve aggiungere che i confini tra i gruppi non sono netti e la vita quotidiana porta alla commistione ed alla interreazione culturale con scambi di opinioni che possono diventare convergenze o scontri.
Il vivere quotidiano diventa quindi un continuo confronto tra cattolici e laici, credenti e atei, scienziati e uomini di fede, favorevoli e contrari. La visione del confronto e di come esso si intreccia e si complica può sfuggirci quando ad ogni gruppo aggiungiamo altri aggettivi, come ad esempio: giornalisti, sangiovannesi, detrattori, agiografi, commercianti.
Ogni gruppo, nell’analisi della realtà, partendo da punti di vista differenti, arriverà a deduzioni e posizioni diverse.
La ricognizione canonica delle spoglie mortali di San Pio da Pietrelcina, con questa premessa, immagino sarà un argomento che scatenerà le più disparate opinioni e reazioni. E non dico nulla di nuovo se scrivo che l’evento sarà letto ed interpretato, a seconda del gruppo di appartenenza, in forma diversa con l’attribuzione di valori e significati differenti, che sfoceranno a volte in convergenze di opinioni altre volte in scontri di intensità variabile che si qualificheranno altrettanto differentemente per toni e veemenza.
C’è da chiedersi come bisogna prepararsi?
Bisogna evitare di attribuire significati e valori differenti all’evento, perché questo accada è necessario riferirsi ad una gerarchia di aventi diritto a parlare dell’argomento e ad attuare leggi e consuetudini, distinguendo gli uni da chi ha la semplice opportunità di esprimere delle proprie opinioni.
In questo gioco delle parti chi ha autorità per attuare scelte e fare programmi deve comunicare e divulgare il più possibile il perché di una scelta, mentre chi ha interesse o si sente coinvolto ha l’obbligo di informarsi prima di giudicare o peggio pretendere.
Come semplice cittadino che ha appena la opportunità di esprimere una opinione mi permetto di fare una riflessione, cosciente di non sapere se è espressa al tempo giusto e nel modo più appropriato.
Altra puntualizzazione prima di esprimere la riflessione mi pare doverosa.
Attraverso i mezzi di informazione l’opinione pubblica è ogni giorno sollecitata da pseudo ricerche di verità su fatti di ogni genere, e queste vengono comunicate da giornalisti ed opinionisti che si rincorrono per primeggiare scordandosi di esprimersi conoscendo solo una minima parte del fatto o avvenimento, cosa che corrisponde letteralmente al essere parziale.
Nella ricognizione delle spoglie di San Pio è indispensabile chiarire alla opinione pubblica che la Santità non è cosa riscontrabile con i criteri dell’autopsia, né con le tecniche di sopralluogo della polizia scientifica. La scienza non ha i mezzi per comprendere alcune malattie, il cancro e tanto meno la santità. La santità non è spiegabile con i criteri scientifici inventati dall’uomo.
Inoltre la fede non ha bisogno di medioevalismi e la strada per una fede matura, meno inclina all’adorazione di reliquie (vedi sangue, lingua, ecc. di altri santi) credo oggi ci richieda di evitare arcaicismi religiosi.
Comunque, ultimata la nuova chiesa, eretta dai fedeli per glorificare in terra San Pio, è necessario effettuare la traslazione del suo corpo.
L’occasione permetterà una ricognizione del corpo. Ma essa deve essere fatta sapendo che non serve a ridiscutere di una santità già affermata dalla Chiesa e dal Popolo. Deve essere una ricognizione discreta indispensabile alla traslazione e fatta da uomini coscienti di non saper e di non essere in grado di riconoscere i segni della Santità e per questo non si devono accostare con la curiosità di coglierne i segni.
Se le regole ecclesiastiche prevedono di accostarsi al corpo di San Pio con scientificità, forse la la metodologia più idonea è lo studio osservazionale, tipo di studio che avrebbe evitato a Padre Agostino Gemelli di esprimere opinioni pseudoscientifiche, e i dati raccolti andrebbero semplicemente ad unirsi a quelli che fanno la storia di Padre Pio in terra.
Quali i mezzi per effettuare un semplice studio osservazionale lo lascio a chi di competenza.
Io come semplice servitore nella sua opera mi permetto di dire
Manchi solo Tu Padre
L’opera di devozione e amore dei fedeli è completa
È spirale di fede,
è discesa nel ventre della terra come ricerca spirituale,
è salita ai piedi della croce,
è ingresso di memoria paleocristiana che conduce al sepolcro in attesa,
è pietra angolare che sorregge.
È voce risonante che chiama a raccolta,
è coro celeste di mille armonie,
è luce che risplende come volta celeste,
ed è nuovo linguaggio architettonico, telegenico e mediatico, che glorifica.
E’ pietra sacrificale conficcata nella roccia,
è parola di cristo che emerge dalla roccia e dissolve la sofferenza della croce,
è cappella eucaristica, custodia del dono del tuo Papa “per il nuovo santuario di Padre Pio”.
Ed è chiesa
ogni volta che uno, dieci, cento, mille fedeli vi entreranno per saziarsi della parola di Dio.
È ristoro per l’anima
e salita che conduce alla Casa Sollievo della Sofferenza del corpo.
È un compendio di fede, in un piccolo cantuccio dell’universo,
un manufatto dell’uomo insufficiente a raccontare la gloria del Santo,
ed
è storia che si completa,
è memoria collettiva che testimonia, si aggiunge e unifica i mille episodi di cronaca o i desiderati individuali.
Manchi solo tu, Padre, ai piedi della croce che Ti ha segnato la vita
e che ora si staglia monumentale sullo scenario che racconta il Tuo passaggio terreno.
Benedetto sei tu, San Pio da Pietrelcina,
segnato da Dio,
nel secolo della “ragione”,
“Testata d’angolo” della Cristianità del terzo millennio
Benedetto è il tuo nuovo santuario,
spirale di fede
e faro di spiritualità
all’alba del nuovo millennio.