Il ricordo di Matteo Ciociola
E’ passato un anno dalla tanto sognata maratona di Boston, una maratona piena di aspettative e di entusiasmo da parte di tutti noi maratoneti, tra l’altro una delle più prestigiose e antiche del mondo. Effettivamente l’atmosfera che si respirava al nostro arrivo era degna delle più belle manifestazioni sportive a livello mondiale.
Ore 14:50 L’INFERNO!!! ATTENTATO DINAMITARDO CON 3 MORTI E 178 FERITI!
LA PIU’ ANTICA MARATONA DEL MONDO E’ STATA FERITA!
Quei maledetti ordigni hanno funestato la gara e noi che abbiamo partecipato a quella maratona non dimenticheremo mai più quelle scene e porteremo con noi quelle cicatrici!
A distanza di un anno voglio dire GRAZIE DI CUORE da parte mia e dei miei amici, Michele Giuliani e Gaetano De Santis, a tutta la cittadinanza. Ad iniziare dalle istituzioni: il sindaco, gli assessori, la Polizia Municipale e a tutti gli amici più cari per la preoccupazione e la vicinanza dimostrataci in quella occasione. Questo è stato per noi motivo di fierezza dell’appartenenza al nostro paese.
Tanto terrore e sofferenza in una manifestazione sportiva non è giustificabile. Lo sport unisce, non uccide, mette insieme atleti di nazionalità diverse con culture e religioni differenti senza fare discriminazioni, dà coraggio e grinta ai diversamente abili e dà emozioni a tutti gli amatori.
In tutta questa brutta avventura, il mio pensiero non può che andare alle vittime. Una vicinanza ed un abbraccio ai feriti, dilaniati nel fisico e nel cuore. A tutti loro auguro che possano al più presto stare meglio e dimenticare almeno in parte il loro terrore.
Il mio ricordo particolare va al piccolo Martin che, con un semplice cartellone da lui scritto ”PEACE”,attendeva suo padre all’arrivo. Condivido con voi una meravigliosa ”LETTERINA DEL PICCOLO MARTIN ALL’UMANITA” scritta dal giornalista Carlo Nesti.
Matteo Ciociola
Ciao! Sono Martin. Martin chi? Ma Martin Richard, il bambino della maratona di Boston!
Ora sono Qua, in Alto, dove non mi vedete, ma dove so di restare bambino in eterno, se lo voglio, senza che nessuno possa impedirmelo. E sono Qua, in Alto, dove, pur essendo ancora piccolo, mi è tutto chiaro, senza bisogno di domande per mamma e papà.
Certo che, quando sono sceso tra voi, accidenti… pensavo di tenervi compagnia un pochino di più! Otto anni… Solo 8 anni… Però, che ne dite? Forse, per come stanno andando le cose, mi sono perso poi un granché? Mah…
Io ci ho provato a dare il contributo! Nessun uomo può cambiare, da solo, il ”grande mondo”. Tutti però, possono cambiare, da soli, il loro ” piccolo mondo ” individuale. Anche sbagliando, e cadendo, ma sempre con il desiderio di rialzarsi, come chiede Gesù, che ci perdona.
E il mio contributo era quel cartello: ” Basta fare del male alla gente, pace!”. Ne ero orgoglioso, sapete? Era la prima volta, in cui mi sentivo importante non, unicamente, per mamma e papà, ma pure per gli altri. Ho detto la prima volta. Non sapevo che sarebbe stata l’ultima.
Ma ora, Quassù, sono felice, perché so quanto è stato buono il Creatore nel non imporci nulla, e lasciarci liberi di diventare ciò che vogliamo. E nella libertà, inevitabilmente, puoi incrociare chi, disprezzando la propria vita, disprezza quella degli altri.
So che giù, da voi, è difficile accettarlo. Anch’io piangevo, quando un amichetto mi portava via un giocattolo. Quando perdevo qualcosa, che sentivo mio.
Ma Quassù tutto è mio, e ” mio” è ”tutti”. Non si litiga più. Qui è Gioia Assoluta. Avete presente l’esultanza straripante di papà, nel tagliare il traguardo della maratona, e magari vincere, mentre vincono anche tutti gli altri?
Ecco, io mi sento così sempre! E un miliardo di un miliardo di volte ancora di più! Vi auguro di capire che dovete lottare, ogni giorno della vostra vita, per questo traguardo. Credetemi: ne vale la pena!