“Il bazar
della politica”
di Antonio Cafaro
Tra poco aprirà, in San Giovanni Rotondo
per le prossime elezioni amministrative, il bazar della politica.
Si stanno allestendo gli stand.
Al bazar della politica ti offriranno di
tutto.
Ricordati che tu c’entri da ricco
compratore, possiedi il tuo voto con cui puoi contribuire al futuro della
comunità.
Agli stand troverai i soliti rivenditori
che ti chiederanno il voto offrendoti in cambio vecchie idee, rigenerate con
nuove intenzioni.
Ci sarà chi ti chiederà direttamente il
voto per amicizia o parentela, chi in cambio di favori fatti o da farsi.
Quando entrerai nel bazar non svendere la
tua forza.
Il voto è l’unica cosa, in una società
democratica, che ti da pari dignità con il ricco, con l’onorevole, con il
cardinale, con l’impiegato, con l’operaio, con lo studente, come pure con il
disoccupato, il povero, il malato, l’emarginato.
Il voto rende uguali i primi agli ultimi
della scala sociale.
Per dare valore al voto è necessario
trasformarlo in consenso, solo la somma dei consensi dà potere alla politica.
L’unità di misura della politica è il
consenso, più consensi più potere politico.
Non dare il tuo consenso se, attratto dal
colore o dalla gente che affolla uno stand, a gestirlo trovi gente pronta a
credere che sei stato attratto da loro; gonfi d’amor proprio questi si
crederanno più importanti del contenuto dello stand, della strada che hai
scelto e credi sia giusto che la società percorra per il benessere di tutti.
Non
affidarlo a chi non ti dà la garanzia di restare in quello stand, che usa lo
stand come facciata, fai questo solo se lo stand è chiaramente individuale, di
chi si propone come leader e tu affidi il tuo voto deliberatamente al titolare
dello stand e non al colore con cui ha momentaneamente colorato il suo stand;
questa scelta in ogni modo può portarti a scoprire successivamente che il
titolare per allestire lo stand aveva usato materiali non compatibili per la
tenuta nel tempo della struttura; se cosi fosse essa crollerà alla prima
difficoltà.
Non affidarlo a chi si crede un giocatore
della politica e userà successivamente i voti per giocarseli, certo che, con le
sue conoscenze delle regole del gioco, sarà in grado di far valere le carte al
buio dopo che i riflettori del bazar si sono spenti, o farle aumentare di
valore in associazione ad altri giocatori come lui.
Esprimi in ogni caso serenamente e in modo
convinto il tuo parere, perché, per com’è costruito il gioco, chi non gioca, si
astiene, da più forza a chi gioca:
il consenso non espresso da più valore ai
consensi espressi nel sistema maggioritario.
La folla adunata ha fame…, nessuno ha la
possibilità di riempire con cose o idee nuove le ceste, le ceste sono state riempite… e noi
possiamo ancora attingere dal contenuto delle ceste, al patrimonio culturale
dell’umanità, per saziarci. Difficile è trovare le persone cui affidare
le ceste. Questi dovranno avere l’arduo compito di
distribuire equamente il cibo, non usarlo a scopi personali e difenderlo
dall’aggressione dei singoli o dei gruppi di interesse per saziare tutti.
Alla chiusura del bazar le ceste saranno
comunque in mano a qualcuno di cui saremo tutti egualmente responsabili.
Antonio Cafaro