Fino al 31 marzo nel museo diocesano del monastero di Santa Maria del Popolo ad Ascoli Satriano
Si chiama “SEGNI” la personale d’arte del sangiovannese Giovanni Turi in mostra fino al 31 marzo nel museo diocesano del monastero di Santa Maria del Popolo ad Ascoli Satriano.
La mostra, patrocinata dal Comune di San Giovanni Rotondo e aperta al pubblico dal martedì alla domenica dalle ore 10 alle 12 e dalle 16 alle 19, propone al visitatore un viaggio nell’enigma della passione di Cristo, interrogandosi sul mistero del dogma, sul rapporto tra il bene e il male, tra il sacro e
Giovanni Turi è artista nel senso più antico di questa parola, quello greco di “téchne” che accosta l’arte al fare. Turi, infatti, inventa e reinventa tecniche inusuali, sperimentando di continuo e con perizia, accostamenti arditi fra materie diverse per qualità, che magicamente si accordano tra di loro. La stessa audacia caratterizza pure l’iconografia delle sue produzioni. Nell’installazione proposta ad Ascoli Satriano, l’artista non si limita a esaminare il significato della morte e risurrezione del Figlio di Dio, e quali effetti questo avvenimento raccontato dai Vangeli ha avuto sull’umanità intera, ma propone una riflessione sulla nostra cultura e il nostro modo di fare civiltà. Allo stesso tempo,
Turi si prefigge di recuperare il simbolismo delle tradizioni popolari della Settimana Santa, gli oggetti e gli animali con sentimenti più diretti e semplici di una volta quando venivano percepiti come indissolubili dalla figura del Cristo patiens, sofferente. Questo sincretismo tra classico e popolare è una peculiarità turiana. Intrinseca all’artista già dai tempi in cui frequentava l’Istituto d’Arte e il Conservatorio di Musica a Foggia, tale caratteristica Turi la esteriorizza sia attraverso la pittura sia per mezzo dei suoni che fa scaturire dagli strumenti a percussione che ama ancora una volta costruire e assemblare da sé.
