I volontari non riescono a sopperire alle criticità di un piano comunale inadeguato
È allarme a San Giovanni Rotondo: aumento cani randagi, cuccioli abbandonati e cani di proprietà incustoditi. L’indignazione spopola! L’appello disperato dei volontari ENPA alle autorità e alla popolazione: restituiamo una dignità a queste povere creature!
Un piccolo gruppo di cittadini, da mesi si è riunito per cercare di risolvere o quanto meno ridurre, una problematica che attanaglia l’intera città. “Volontari” che, per la maggior parte, con le sole e proprie forze fisiche ed economiche aiutano le povere creature di cui riescono ad occuparsi, per una difficile condizione generata dall’incuria dell’uomo.
Per aver voce in capitolo e dialogare con le autorità, lo scorso Settembre, i volontari aprono la sezione ENPA di San Giovanni Rotondo, chiedendo poco dopo un tavolo tecnico con l’amministrazione, la polizia municipale e l’ASL locale così da trovare un modo per arginare, quanto meno, la preoccupante situazione del randagismo.
Nel mese di Febbraio, l’ENPA viene invitata ufficialmente per discutere con gli organi preposti, dell’emergenza “randagismo” e di tutte le spiacevoli conseguenze igienico-sanitarie, di sicurezza ed economiche:
- il numero di cani randagi che giungono dalle zone rurali limitrofe della città aumenta vertiginosamente con conseguente formazione di branchi;
- cani abbandonati privi di microchip e non sterilizzati;
- nascita incontrollata di altri cani randagi che in maniera esponenziale proliferano sotto i nostri occhi;
- aumento di casi di cani vaganti investiti e/o in stato di malessere per cui bisognosi di pronto soccorso;
- cani di proprietà liberi di passeggiare per le strade del paese senza custodia, fonte di pericolo per chi – diligentemente e civilmente – porta a passeggio il proprio animale d’affezione con guinzaglio;
- cani di proprietà non identificabili poiché privi di microchip di riconoscimento, liberi di fare i loro bisogni in ogni dove, non sterilizzati e quindi liberi di accoppiarsi e contribuire all’aumento del randagismo nella città;
- molto spesso i proprietari di questi cani, terminata la gravidanza del loro animale domestico, decidono di abbandonare i cuccioli appena partoriti in cartoni o buste della spazzatura oppure, nel peggiore dei casi, come verificatosi proprio nella nostra beneamata e santa città, decidono di terminare la loro piccolissima vita “sbattendoli”.
Ricordiamo a tal proposito che l’animalicidio è un reato condannato dall’art. 544-BIS del codice penale ai sensi del quale: «Chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona la morte di un animale è punito con la reclusione da 4 mesi a 2 anni».
I punti elencati dall’ENPA alle autorità, ricoprono diversi aspetti: quello civile, igienico, di sicurezza, come abbiamo accennato anche quello penale, ma soprattutto quello morale e di rispetto verso ogni creatura vivente. Ma forse l’aspetto che “purtroppo”, potrebbe essere il più sentito tra tutti è quello economico.
Infatti, qual è il luogo dove vanno a FINIRE prima o poi i cani randagi?
In tutti questi anni la politica attuata è stata di quella più sbrigativa e senza una visione a lungo termine. La soluzione era – ed è tutt’ora – quella di prendere i cani randagi, quelli abbandonati e privi di microchip, i cuccioli abbandonati, e deportarli al canile in località Pontone Longo. A fronte dei tanti cani entrati ed andati poi fortunatamente in adozione, purtroppo troppi sono stati, però, quelli che vi sono entrati e rimasti.
La struttura comunale è composta dal canile rifugio (capienza massima 16 cani), dal canile sanitario (capienza massima 20 cani) e dall’impianto di stabulazione libera (capienza massima 30 cani) per una capienza complessiva di 66 cani. Attualmente la struttura vive una situazione di forte sovraffollamento e di certo il numero di cani all’interno della struttura è ben oltre il centinaio. In aggiunta, negli anni addietro è stato necessario portare alcuni cani del nostro territorio, in una struttura di Vieste, per i quali il comune di San Giovanni Rotondo paga una retta giornaliera.
Tale politica di gestione obsoleta del problema randagismo ha portato nell’ultimo anno ad un notevole esborso comunale. Fondi che provengono dalle tasche di noi cittadini e che comunque, non risolvono affatto le problematiche del randagismo sopracitate.
Negli ultimi periodi si è parlato tanto di queste spese, puntando il dito verso chi attualmente, con enormi sforzi e sacrifici, gestisce il canile comunale.
Il problema – ripetiamo ad alta voce – non è il canile o chi lo gestisce. Noi dell’ENPA siamo i primi a dire che non si possono spendere così tanti soldi per i cani e se siamo noi a dichiararlo, c’è da crederci, ma non è solo questo il modo per risolvere il problema randagismo.
Molti perbenisti parlano di famiglie disagiate che non arrivano a fine mese e con maestria puntano nuovamente il dito verso i poveri cani e il canile. Ma la direzione delle loro dita dovrebbe essere indirizzata altrove.
Il piccolo gruppo di volontari, grazie anche all’aiuto di contributi spontanei di gente che crede nel loro operato, nell’ultimo periodo ha raccolto per strada, nutrito, curato, vaccinato, cuccioli abbandonati riuscendo poi, grazie ad ottimali canali di comunicazione, a trovare per la maggior parte di loro una splendida famiglia adottiva, affidando cani microchippati tramite il Canile sanitario comunale, con controlli preaffido e obbligo di sterilizzazione nei tempi dovuti.
Perché i cani non si comprano, ma si ADOTTANO, consapevolmente!
Stiamo parlando di circa 50 cuccioli che altrimenti sarebbero morti o “ancor peggio per molti” sarebbero diventati degli “splendidi randagi”. Stiamo parlando di circa 50 cani che, non peseranno in un modo o nell’altro alle casse del proprio comune e soprattutto non genereranno altri randagi. Cani che di fatto, sono di proprietà del comune e quindi, per legge, del Sindaco della città.
Ma oramai anche il gruppo di volontari ENPA di San Giovanni Rotondo è arrivato allo stremo delle forze:
- quotidianamente giungono segnalazioni di cani malridotti che vagano per il paese, cuccioli abbandonati in cartoni o in buste di plastica;
- attualmente ci occupiamo di circa 30 cuccioli in vari stalli sostenuti con le proprie forze poiché, forse non tutti sanno, che immettere un cucciolo in canile equivale spesso a condannarlo a morte per via di virus per i quali i cuccioli non sono immunizzati.
L’ENPA di San Giovanni Rotondo sta diventando proprio come le “famosissime isole ecologiche” inserite e poi subito dismesse. MA NOI NON VOGLIAMO E NON POSSIAMO MOLLARE.
Sembra paradossale in quanto dovrebbero essere gli enti e le autorità competenti a chiedere il nostro aiuto per portare avanti i loro compiti, invece, per assurdo, da mesi stiamo chiedendo noi a loro un supporto:
- iniziative per organizzare assieme una campagna di sterilizzazione massiva anche di tutti i cani padronali presenti nelle zone rurali e non;
- eseguire un controllo a tappetto di tutti i cani domestici presenti in città e sanzionare i proprietari in mancanza di microchip e/o per comportamenti che non rispettano l’attuale normativa: cane non a guinzaglio, mancata raccolta e pulizia di deiezioni, cane aggressivo senza museruola (specie per la forte e crescente presenza di razze canine definite pericolose come da Ordinanza Ministeriale del 12/12/2006);
- un incremento delle sterilizzazioni dei randagi con successiva reimmissione sul territorio;
- nel contempo avere una mappa dei randagi già reimmessi e di quelli da sterilizzare e reimmettere;
- pesanti sanzioni per chi abbandona cani adulti e cuccioli e/o provoca la loro morte;
- una sede punto di riferimento per la cittadinanza che si sta dimostrando sensibile ed attiva sulla tematica randagismo. Lo dimostra il numero di tesserati in aumento e gli aiuti che spontaneamente ci arrivano;
- una piccola struttura rurale dove l’ENPA potrà occuparsi dei cuccioli abbandonati,fino alla loro adozione o, nel caso peggiore, fino a quando il rafforzamento del loro sistema immunitario consentirà l’ingresso in canile senza alcun pericolo di vita.
Purtroppo ad oggi la situazione è ancora sospesa anche su un altro punto essenziale. Nonostante siano ben delineate le competenze tra amministrazione comunale e ASL, anche grazie alla nota con prot. 14917 della Regione Puglia con cui si chiarisce che la legge 281/91 demanda il servizio di pronto soccorso nei confronti dei cani in stato di necessità ai Comuni (c.1 art. 4 L.281/91). Pertanto l’ambito di competenza per interventi di pronto soccorso ad animali randagi, ad esclusione di quanto espressamente previsto dalla D.G.R. n. 1223 del 4 Luglio 2013, è da attribuirsi , a parere del Servizio e dell’Ufficio competente della Regione Puglia, alle Amministrazioni Locali territorialmente competenti.
Nei mesi passati anche l’ENPA di San Giovanni Rotondo è intervenuta per soccorrere cani e gatti in condizioni gravissime. Come da procedura, in tutti questi casi è stata contattata la Polizia Municipale – che sentitamente e pubblicamente si ringrazia per il pronto intervento –, che ha allertato l’ufficio comunale di competenza, il quale ha concesso il trasporto e le cure presso ambulatori veterinari privati. Questi ultimi, purtroppo, ad oggi continuano a lamentare pendenze da parte di chi di competenza. Risulta, quindi, palese e acclarato, il rischio che, al presentarsi un nuova urgenza, molto probabilmente questi stessi professionisti potrebbero, comprensibilmente, rifiutare di accettare l’animale ferito e l’ENPA di San Giovanni Rotondo o il privato cittadino che segnala l’animale ferito, si troverebbero (ingiustamente), come è già successo, a sostenere le spese per le cure di pronto soccorso dei cani e gatti randagi, pur di tentare di salvarli e quindi, di non lasciarli morire in strada. Pertanto, chiediamo, definitivamente, la risoluzione di tale problematica e la stipula di una convenzione da parte del Comune con uno o più ambulatori veterinari per il soccorso di animali feriti.
Stiamo parlando di spese irrisorie se confrontate con quelle attualmente utilizzate per una gestione oramai superata del problema randagismo.
L’ENPA di questa Città vuole creare innovazione in tema di animali da affezione nel nostro Comune.
Noi stiamo facendo da mesi la nostra parte, ma è necessario che anche gli enti preposti facciano la loro, poiché la situazione degenera giorno dopo giorno.
Il piccolo manipolo di volontari chiede a gran voce un impegno più che lecito.
Chiediamo pubblicamente un nuovo tavolo tecnico con gli enti e le autorità per discutere fattivamente, concretamente e definitivamente dei punti sopracitati.
Chiediamo alla popolazione di sostenerci anche con il solo tesseramento, di denunciare comportamenti incivili, di sensibilizzare e sensibilizzarsi alle sterilizzazioni degli animali d’affezione e di continuare a credere in Noi.
un Grazie di cuore dai volontari dell’ENPA di San Giovanni Rotondo