“Hanna”
di Carmela
Fabbricatore
Il caldo asfissiante di agosto accompagna
l’uscita nelle sale italiane di Hanna, l’ultimo lungometraggio firmato Joe
Wright. Giunto alla celebrità grazie a pellicole raffinate come Orgoglio e
Pregiudizio o Espiazione, questa volta il brillante regista londinese mette da
parte i suoi caratteristici toni sereni e composti per dedicarsi ad un thriller
ad alta tensione.
Hanna (Saoirse Ronan) è una ragazzina di 13 anni che ha
ricevuto da suo padre (Eric Bana) un’educazione “speciale”: cresciuta in
perfetto isolamento dalla società, in posti selvaggi e inospitali, sa
procurarsi il cibo da sola con arco e frecce, sa lottare, sa persino uccidere.
Sottoposta ad un vero e proprio addestramento militare, le uniche cose che conosce
della vita le ha lette sui volumi dell’Enciclopedia. E non ha mai ascoltato
musica. Il forte desiderio di esplorare quello che c’è al di là delle montagne
che l’hanno vista crescere, la porteranno ad affacciarsi al mondo reale, a
capire perché lei è così diversa, aggiungendo di volta in volta un pezzetto di
verità al grande enigma che è il suo passato. Una storia che si complica
inevitabilmente quando si scopre che qualcuno la vuole morta, insieme a suo
padre. A condire il tutto: agenzie internazionali di spionaggio, pedinamenti
mozzafiato e affari segreti poco puliti.
di inseguimento, caratterizzate da un utilizzo sapiente dei tempi
cinematografici e da una colonna sonora d’effetto, composta da un duo
d’eccezione, ovvero The Chemical Brothers. Il loro apporto si rivela di
fondamentale importanza, non solo perché amplifica l’ansia funzionale a
ciascuna scena d’azione, ma anche perché distoglie un l’attenzione da dettagli
poco curati della sceneggiatura, che rendono diverse scene poco realistiche e
al limite della credibilità (come l’intera sequenza in cui la protagonista in
fuga viene a contatto con una famiglia in vacanza). A controbilanciare questi
piccoli difetti c’è l’eccellente interpretazione di Cate Blanchett,
spaventosamente gelida nel ruolo di supercattiva, spietata e da brividi.
Con Hanna, Wright si è lanciato in un
territorio a lui sconosciuto e quindi pericoloso. Se in passato nel suo campo
si è dimostrato all’altezza, qui riesce a rimanere a galla, facendoci però
percepire che ha tutte le qualità per brillare ulteriormente in futuro. Hanna
rimane infatti un buon thriller, senza troppe pretese, che ti incolla allo
schermo per due ore senza annoiare. Ed in fondo, è questo quello che conta.