La liturgia della Chiesa durante le feste natalizie, con la scelta abbondante di letture bibliche che propone alla nostra riflessione, ci fa entrare nel Natale del Signore non in maniera isolata o condivisa solo tra pochi, ma in modo corale e comunitario.
In questo nostro tempo, soggetto a non poche tentazioni di isolazionismo, di autoreferenzialità e di esclusivismo, siamo chiamati dalla Chiesa, a Natale, a respirare aria pura, quella che lo Spirito dona a quanti sono disposti a chinarsi davanti al mistero dell’Incarnazione di Dio e ad adorare quel Bambino che è Dio fattosi Uomo.
Il nostro pensiero e la nostra attenzione devono andare, allora, ai fratelli. Quante persone, oggi, per mancanza di occupazione sono scoraggiate perché non riescono a dare alla propria famiglia il necessario per sopravvivere, quanti immigrati sono tra noi soli e sfiduciati, e quanti dopo aver perso il lavoro, o la moglie o il marito andati in cerca delle facili avventure offerte dal mondo, vivono solitudine e tristezza in casa, quanti lavorano in piccoli ed umili incarichi di “rimpiazzo” sostituendo cioè per pochi giorni persone che per motivi vari si assentano dal lavoro. Tutti sono in fiduciosa attesa della nostra solidarietà fraterna e del segno della nostra carità cristiana.
L’ invito accorato di papa Francesco che più volte ci ha rivolto in questi mesi – “non lasciatevi rubare la speranza” – deve trovare in noi dei testimoni tenaci e fedeli che sostengono la debolissima speranza di tanti fratelli di cui ci sforziamo di condividere la vita con la testimonianza dell’Amore.
Siamo chiamati dal Bambino di Bethlemme a essere pallida eco di quella“sostituzione vicaria” che il Signore Gesù è venuto a portare nel mondo, e a raggiungere tanti fratelli che vivono nelle “periferie geografiche ed esistenziali della nostra società” (papa Francesco) annunciando loro che il Signore Gesù, Bambino povero di Bethlemme, ci guarda, ci protegge, ci ama, ci consegna la certezza della provvidenza amorosa e paterna del Padre, a prescindere dalla consapevolezza che ne abbiamo.
Sia, dunque, il santo Bambino di Bethlemme, speranza e conforto per tutti, in particolare per gli ammalati, i disoccupati, i genitori e gli educatori e per ogni situazione umana di sofferenza e di ingiustizia.
Invoco su tutta l’ Arcidiocesi la benedizione del Bambino Gesù perché si instauri presto una società pacifica e solidale, ed auguro di trascorrere santamente e nella gioia questa festa tanto cara e amata da tutti.
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