La dettagliata risposta dei commercianti diretti interessati
Gent.mo consigliere Biancofiore,
mi pregio scriverLe in nome e per conto degli esercenti dell’Area mercatale Anfiteatro dei quali condivido il percorso lavorativo oltre che di rappresentanza. Mi riferisco con questa mia, al suo intervento in consiglio comunale dell’11 maggio c.m., nella quale interrogazione chiedeva delucidazioni sulla situazione delle aree mercatali A2, nella fattispecie i c.d. “Chioschi” (trascrizione “sui chioschi, la concessione dei chioschi”).
Premesso che è suo diritto-dovere svolgere appieno tale funzione istituzionale, forse ci saremmo aspettati che, più che le ragioni dell’Ente, avesse affrontato con la Pubblica Amministrazione le ragioni e le motivazioni del collasso delle aree e se vi fossero responsabilità da parte della P.A. in tal senso. Quantomeno per comprendere se i principi cardini dell’azione amministrativa, buon andamento, efficienza, efficacia, imparzialità, ragionevolezza, legalità e soprattutto economicità fossero stati rispettati alla luce del dettato normativo imposto agli Enti Pubblici. Perché deflazionare il contenzioso invece di incoraggiarlo è anche una ragione dell’Ente.
Eppure sarebbe bastato poco: dialogare con la categoria e farsi portavoce delle problematiche. Forse Le sarebbe anche convenuto, proprio per affermare il ruolo di oppositore in seno al massimo consesso cittadino nonché di movimento che si ispira alla lotta al presunto sistema. Da persona intelligente qual è avrebbe visto la tematica da un lato diverso, ovvero da chi subisce le inadempienze della P.A., ma comprendo anche che dal nostro lato si sta scomodi, molto scomodi.
Invece, Lei ha semplicemente chiesto lumi sulle insolvenze, sulla situazione dei contenziosi, sulle sanzioni accessorie da applicare, sulla giustezza di sgomberare le ormai fallite attività. In perfetto stile giustizialista. Mi auguro non condivida la politica dell’Ente di revocare l’autorizzazione amministrativa per affidare il box commerciale in comodato d’uso alle associazioni (è sicuro che questa prassi sia conforme con la destinazione d’uso commerciale dell’area mercatale?). E tutto questo nel bel mezzo di un tavolo tecnico appositamente istituito per tentare di salvare le attività commerciali. Mi tocca dare merito all’assessore Mimmo Longo. Chissà cosa ne penserebbero i vari Di Maio, Fico & co. della sua interpellanza.
Detto ciò entro nel merito dell’Intervento. E mi pregio fare chiarezza su alcune questioni. Con efficacia Erga omnes sulla vexata quaestio.
In una situazione disordinata e articolata, quale quella delle aree mercatali, a parer mio, l’unica via da evitare, è proprio quella del contenzioso, per le seguenti motivazioni di fatto e di diritto.
- Le aree mercatali, nella fattispecie, Anfiteatro e Forgione sono state realizzate con quote parti degli operatori e con finanziamento pubblico europeo attraverso l’istituto dell’associazionismo temporaneo d’impresa. Le quote parti risultano anche consistenti (circa 20.000 euro onnicomprensivi di interesse). Non si è mai compreso la formula di rito utilizzata poiché mai specificata. Si presume un leasing immobiliare in costruendo che, se cosi fosse, imporrebbe all’Ente determinati obblighi. Tanto basta.
- Gli esercenti per vedersi assegnati il posteggi ex lege, hanno partecipato ad una pubblica selezione. Nel bollettino ufficiale della Regione Puglia vengono messi a bando i posteggi senza specificazione alcuna inerente anticipi di canoni di locazione (il posteggio su area pubblica coincide con la tassa per l’occupazione di suolo pubblico (Tosap). Tanto basta.
- Il posteggio sta alla concessione come la concessione sta alla locazione. Un’equazione impropria. Il vincitore del bando erige il proprio chiosco/manufatto (di proprietà del comune, sic), anticipando 5 anni di canone di locazione/concessione. Chi non possiede la somma di circa 40 milioni del vecchio conio, pur essendo vincitore di bando, secondo quanto statuito successivamente dall’Ente non potrebbe vedersi assegnato il posteggio. Qualcosa non quadra. Tanto basta.
- Successivamente al bando pubblico vengono determinate le quote del canone di locazione, come determinate, ma non si comprende da chi, secondo quali valori e secondo quali indici: tutto questo nell’anno 2002 con un contratto da stipularsi poi successivamente nel 2007, ovvero 5 anni dopo e con un mercato totalmente in declino. Tanto basta.
- Il contratto, secondo quanto statuito dal dettato codicistico, è un accordo bilaterale o plurilaterale tra le parti. L’ente non poteva, cosi come non può, stabilire unilateralmente il prezzo, la durata ed imporre clausole vessatorie come la decadenza automatica. Soprattutto se poi inserisce il rito dell’arbitrato quale formula risolutiva delle controversie tra le parti. E soprattutto non può far decadere automaticamente la concessione senza una convalida di sfratto da parte delle autorità competenti. Il diritto di difesa, grazie ai nostri padri costituenti è un diritto garantito dalla Carta. Tanto basta.
- La riqualificazione delle aree mercatali Anfiteatro e Forgione e l’edificazione dell’area mercatale Pozzocavo sono sorte su determinate premesse: ovvero quello di garantire un circuito attraverso l’istituzione del parcheggio di scambio cheek-point proprio nell’area Pozzocavo. Il tutto secondo un principio di equità originato da ordinanze, delibere e capitolato d’oneri del TPL. Da molti anni ormai tale principio viene disatteso per il forte contrasto tra i servizi di trasporto pubblico e privato che generano una desertificazioni proprio delle aree mercatali, in totale violazione delle prefate norme e regolamenti. L’Ente ha oltremodo un dovere di vigilanza sulla corretta erogazione del servizio con applicazioni delle relative sanzioni ordinarie nonché accessorie che prevedono anche l’applicazione di clausole risolutive ovvero…omissis… per gravi ed ingiustificate irregolarità nell’esercizio o per REITERATE o permanenti irregolarità che comunque compromettano la regolarità o la sicurezza dell’esercizio medesimo…..(artt..17-18-19 contratto n.5091 del 13 dicembre 2004 TPL). Tanto basta.
- Sul punto ut supra gli operatori commerciali hanno prodotto continui esposti, missive e comunicazioni ai vari organi competenti e ripetutamente al Prefetto. Le deduzioni sull’efficacia delle stesse, facilmente deducibili, le lascio al libero arbitrio di chi legge.
- Nonostante la situazione economica disastrosa e le continue richieste di risoluzione da parte della P.A., al fine di scongiurare la revoca dell’autorizzazione amministrativa, gli operatori commerciali chiesero alla stessa, il rateizzo delle somme richieste secondo quanto statuito dalla delibera n.164/2014, la quale prevede a tutt’oggi la rateizzazione dell’importo in 36 rate ….”alla sottoscrizione di accordi, con i cittadini che ne facciano motivata richiesta, per il pagamento dei debiti, sorti nei confronti di questo Ente a vario titolo…..”. Il dirigente di settore riscontrò negativamente le istanze poiché, a detta dello stesso, una delibera di giunta successiva autorizzava il dirigente alla rateizzazione di massimo 10 rate per i soli operatori commerciali Anfiteatro. Lo scrivente, quindi, con una propria missiva esortava il dirigente competente, in funzione dei suoi doveri di diligenza ascritti dal nostro codice di rito, ad inoltrare una missiva all’esecutivo dell’Ente atta ad evidenziare la violazione del principio di imparzialità dell’azione amministrativa. Invero le due delibere cosi formulate creavano una disparità di trattamento tra un cittadino comune con un cittadino dell’Anfiteatro aventi entrambi una posizione debitoria. Da qui la caparbietà (sic) da parte dell’Ente di ricorrere in giudizio invece di deflazionare il contenzioso e recuperare i crediti vantati. Basti vedere i continui affidamenti legali e la voce spesso ricorrente “debiti fuori bilancio”. Troppo facile con il denaro altrui. Tanto basta.
- A questo punto bisognerebbe fare una seria analisi per capire se il contenzioso si poteva evitare e se le azioni di rivalsa sono tutt’oggi in linea con le intenzioni dell’Ente, senza creare danni al pubblico erario. Nella giustezza del principio di economicità della P.A., lungi da me nel criticare la professionalità dei lavoratori, ai quali va la massima stima e rispetto, però mi sento in dovere da cittadino di questo comune di fare delle riflessioni proprio sulla questione dell’erario pubblico. Quanto recuperato a tutt’oggi (€ 36.094,69) è maggiore dei costi sostenuti per incardinare i giudizi? Credo di no. L’assessore ha dichiarato: 6 sentenze del Gdp hanno accolto l’opposizione dei concessionari, poiché presente nel contratto la clausola compromissoria (arbitrale), 5 appelli sono ancora pendenti presso il tribunale di Foggia agli esercenti senza contratto dei quali 3 sono risultati vittoriosi ma il comune ha fatto appello perché il Giudice non ha tenuto conto delle decisioni della mancanza del contratto e due soccombenti in primo grado. Due opposizioni tardive. Ora mi chiedo: ma se v’è presente la clausola compromissoria nel contratto, perché non è stato fatto l’arbitrato prima? Difatti solo dopo aver incardinato i giudizi, l’ente con propria delibera di giunta (79/2017) riferisce …omissis… il legale ha comunicato che “sarebbe opportuno evitare di incardinare dei giudizi che sfocerebbero in altrettante opposizioni (perse in partenza e comportanti il rischio per l’Ente di essere condannato pesantemente alle spese di giudizio), e quindi scegliere la strada dell’arbitrato che comunque dovrà essere attivato per le posizioni definite dai Giudici di Pace di Foggia e relative all’area mercatale Anfiteatro”. Denaro buttato alle ortiche per colpa di chi? Chi non si è accorto della clausola arbitrale? Consigliere Biancofiore, faccia un esposto alla procura della Corte dei Conti e verifichi se c’è stato danno erariale. E se cosi fosse si assicuri che venga rimpinguata la cassa comunale. Con eventuale addebito di colpa.
Ma v’è di più, molto di più. Le dico cosa dice la sentenza del concessionario vittorioso senza contratto: l’opposizione viene accolta poiché senza contratto non v’è pretesa perché manca la certezza, la liquidità e l’esigibilità del credito. Non rilevabile d’ufficio per il principio dell’inaudita altera parte. Questo è il codice civile.
Come vede consigliere Biancofiore, gli operatori commerciali hanno sempre tentato la strada del dialogo e delle risoluzioni ma è inaccettabile che l’Ente pretenda il rispetto dei propri diritti non ottemperando ai propri doveri quale quella della vigilanza alla corretta erogazione dei servizi. Ed è proprio questa la ragione che ha creato il collasso delle aree mercatali.
Consigliere Biancofiore, Lei avrebbe sottoscritto un contratto obsoleto e vessatorio in una situazione di totale anarchia?
Lei consegnerebbe le chiavi del locale pur sapendo che l’area è stata edificata con denaro proprio e la stessa area sta morendo per mancanza o scarsa vigilanza da parte dell’Ente?
Per queste motivazioni noi operatori commerciali delle aree mercatali chiederemo agli organi giurisdizionali che si accerti la responsabilità dell’Ente per eventuali omissioni e contestualmente chiederemo alla Procura della Corte dei Conti di accertare le presunte responsabilità derivanti dai giudizi pendenti.
Pertanto la invito, qualora lo ritenesse opportuno, a dialogare con le attività produttive se vuole veramente capire le motivazioni e a farsi da portavoce per la risoluzione dei problemi. Nessuno è cosi folle, specie un lavoratore, da incardinare giudizi ed avere pendenze economiche nei confronti di un Ente Pubblico. Poi, se vuole veramente rispettare il suo ruolo, ci dia un esempio, lei sa bene dove recuperare denaro pubblico. Actor dei e Gema docet.
Resto a disposizione per qualsiasi chiarimento e/o incontro
Tanto si doveva.
Gianni Impagliatelli, in rappresentanza dell’Area mercatale Anfiteatro