Decido io se, come e a quali condizioni me ne andrò
Gli appassionati di Cinema ricorderanno la famosa frase di Nanni Moretti che schiaffeggiando l’intervistatrice, urlava: “Ma come parla? Come parla! Come parla! Le parole sono importanti. Come parla!”.
Cambia il tempo, cambiano le parole…
Le parole definiscono la realtà che muta e cambiando le parole che ci diciamo o che pronunciamo agli altri, possiamo cambiare la nostra e l’altrui visione della realtà.
Prendiamo, per esempio, il verbo ormai di moda anche nella nostra città: “autosospendersi”.
Autosospensione è una parola molto in voga al giorno d’oggi e i telegiornali ce ne danno l’annuncio come fosse la gazzetta ufficiale: l’onorevole Papa alla notizia che lo arresteranno si è “autosospeso”, ugualmente il senatore Tedesco, il senatore Vizzini per indagini di mafia, l’onorevole Milanese e via dicendo.
Tale termine è stato inventato da chi, avendo commesso una porcheria talmente grande ed evidente da non poter essere negata, ma non volendo a nessun costo dimettersi e abbandonare una posizione a lungo desiderata e fruttuosamente occupata, decide di segnalare una sua presunta scorrettezza, senza tuttavia pagare nessun prezzo.
L’autosospeso, d’altronde, é certo che nessuno avrà il coraggio di cacciarlo da quella posizione, quindi si “autosospende”. Possiamo quindi definire questo nuovo verbo rigorosamente riflessivo, come l’azione di chi vuol dire che qualunque cosa abbia commesso, decido io se, come e a quali condizioni me ne andrò.
Eppur vero che le parole cambiano e sempre più spesso vengono utilizzate a sproposito, ma i cittadini si aspetterebbero qualcosa di diverso dal linguaggio e dall’azione politica.
Ma dobbiamo farcene una ragione: “il popolo è un bambino, non è portato per la democrazia” e certa politica lo ha capito.
Berto Dragano