Il silenzio dell’ipocrisia
Immaginate che vostra figlia torni a casa e vi racconti che su di lei girano storie poco piacevoli… che è una poco di buono, una stronza, una femminista, pure di sinistra.
Immaginate le sue lacrime, la sua voglia di scappare, di fuggire dalle violenze subite.
Immaginate chi racconterà che tutto questo si poteva evitare, che i panni sporchi si lavano in casa e che alcune cose si sistemano da sole. Discutere di niente fino al mattino e come al solito contraddirsi un po’.
Dovremmo stare zitti, muti e vivere appoggiati ai muri di casa, di scuola senza far vedere le sofferenze, la violenza subite dall’adolescente.
Immaginate il silenzio dell’ipocrisia, la calma, la tranquillità, l’assenza di suono che stordisce ed amplifica la rabbia. Quando c’è silenzio, non si sente niente. Il silenzio è vuoto.
Poi, immaginate quelli che pensano che gli insegnanti sono solo quelli che lavorano la mattina e che hanno tre mesi l’anno di vacanza.
Immaginate quei ragazzi che hanno seminato violenza e che i loro nomi non saranno mai conosciuti, giustificati dalla loro giovinezza.
Probabilmente per placare la giostra mediatica, questi ragazzi andrebbero denunciati e costretti ad imparare a memoria le parole di Martin Luther King: “Le nostre vite cominciano a finire il giorno in cui stiamo zitti di fronte alle cose che contano”.
Berto Dragano