Trovato anche un capriolo appena abbattuto nel bagagliaio dell’auto
Sorpresi in una battuta di caccia in pieno Parco Nazionale del Gargano e con un capriolo ucciso nel bagagliaio. E’ quanto scoperto dai carabinieri della compagnia di San Giovanni Rotondo che per il fatto hanno fermato tre persone, tutte e tre di San Giovanni Rotondo: un 46 enne, un 57enne e un 33enne, questi ultimi padre e figlio.
I tre uomini sono ritenuti a vario titolo, responsabili di gravi reati quali porto e detenzione illegale di armi comuni da sparo, comodato d’uso e locazione di armi cedute a persone senza autorizzazione e senza requisiti, detenzione e porto di arma clandestina con matricola abrasa, detenzione e porto illegale di munizioni per armi comuni da sparo.
I militari, nel corso di servizio di osservazione e controllo in località “Malmisirro-Filicogno”, in agro di San Marco in Lamis, hanno sorpreso i tre, tutti armati di fucile, in una zona del Parco Nazionale del Gargano, mentre eseguivano una battuta di caccia. Il successivo controllo ha permesso di accertare che il solo un soggetto era titolare di licenza, mentre gli altri due non avevano alcun titolo per detenere e portare armi.
“La caccia all’interno di un’Area Protetta nei confronti di un capriolo, che è un simbolo del nostro territorio, è un atto delinquenziale che non ha scusanti”. Ecco il commento di Stefano Pecorella, presidente del Parco nazionale del Gargano, alla notizia del fermo di tre persone per caccia illegale in area Parco.
“Ringrazio i militari del comando di San Giovanni Rotondo – aggiunge Pecorella- per l’operazione compiuta, durante la quale è stato trovato, oltre a cinque fucili (di cui uno con matricola abrasa), un capriolo appena abbattuto e chiuso in una grossa busta dei rifiuti. Scena di grande crudeltà che rende ancora più criminale l’atto.
Dietro l’uccisione del singolo animale c’è la violazione di un intero patrimonio. Le specie protette esistono perché servono a mantenere gli equilibri naturali che, una volta alterati, scompenserebbero tutto il resto. La scomparsa di una specie, quindi, significa danni enormi all’agricoltura, alla zootecnia e alla biodiversità che abbiamo all’interno dell’Area Parco”.