La lettera inviata alla nostra Redazione
Gent.ma Redazione,
dopo aver letto le esternazioni e gli appelli dell’allenatore dell’AC S. Giovanni Rotondo vorremmo per opportuna e dovuta conoscenza sentendoci indirettamente o direttamente parte in causa, esprimere quanto segue:
in premessa si precisa che i risultati della squadra non possono che far piacere alla scrivente società perchè ripagano sul campo i sacrifici che le società ed i calciatori affrontano durante il campionato. E noi da operatori sportivi non possiamo che condividerne la gioia ed il dovuto merito. Ma questo non basta a pretendere sia l’assoluta affrancazione del titolo di pubblico utilizzo dello stadio ne’ tantomeno la paternità del gioco del calcio nella nostra amata città.
Esiste un regolamento comunale e pertanto la pretesa di rivisitare il canone della quota parte dovrebbe suscitare forte interesse e coinvolgimento di tutte le società sportive e di chiunque voglia utilizzare il campo comunale. L’eventuale rivisitazione del canone deve essere di pertinenza del bene comune e non solo della società richiedente. E’ normale e palese che più si utilizza l’impianto e più i costi da sopportare aumentano. Ed è scontato che il problema lo viva principalmente chi utilizza continuamente l’impianto a differenza di chi lo utilizza con minore frequenza. Forse pretendendo meno l’assoluto utilizzo dell’impianto si potrebbe ovviare ai costi ed alle difficoltà economiche.
Noi ben comprendiamo le difficoltà anche se non giustifichiamo il continuo utilizzo dell’impianto, ogni società è libera di disciplinare le proprie economie anche se secondo la logica di mercato non si può pretendere il massimo utilizzo con il minor sforzo possibile. O addirittura senza nessuno sforzo. Questa non è una questione che a noi interessa. Su questo aspetto vogliamo sorvolare pur rimanendo a disposizione dell’Ente e delle altre società di calcio, per chiedere la rivisitazione del canone ma che sia a beneficio della collettività e non della sola società richiedente o meglio dell’allenatore dell’AC S. Giovanni.
Però la società scrivente non può accettare il modus operandi dell’AC S. Giovanni Rotondo e soprattutto, quello che ci ha spinto ad esporci, l’assoluta paternità dell’attività agonista nella nostra città. E’ legittimo tentare di pagare meno in presenza di difficoltà ma non è certamente legittimo arrogarsi la paternità dell’attività agonista. Non è giustificabile leggere la frase …..”Abbiamo chiesto al Sindaco un incontro per meglio chiarire ma ad oggi non abbiamo avuto risposta. Cosi il calcio morirà….” senza rimanere offesi da tale invettiva. Il calcio non muore se non opera l’AC S. Giovanni Rotondo, così come non muore se non opera la scuola calcio Real S. Giovanni.
Ognuno di noi contribuisce col proprio lavoro e con il proprio operato alla diffusione della pratica sportiva. Il metro di valutazione dell’utilizzo dell’impianto da parte dell’AC potrebbe essere, qual è, la differenza di categoria. E chi lo dice? L’ago della bilancia potrebbe pendere dalla nostra parte avendo il maggior il numero di iscritti (circa 400) nettamente superiore a tutti. L’impianto potrebbe essere utilizzato in base agli iscritti e non in base alla categoria. Soprattutto potremmo dire che i bambini hanno più diritto di usare gli impianti comunali degli adulti. Chi lo dice che i grandi hanno più diritto? Dove è scritto?
In maniera strumentale potremmo rivalerci di questo principio in base alle esigenze degli iscritti, e portarlo avanti, invece noi non abbiamo nessuna intenzione di farlo perchè noi crediamo seriamente nel lavoro che svolgiamo. E soprattutto crediamo e rispettiamo l’ottimo lavoro che svolgono anche le altre due società calcistiche.
Il calcio non è la categoria e nemmeno una singola società. Il calcio è l’unione di intenti tra persone che vogliono svolgere attività finalizzate alla crescita dell’individuo. Ed è ciò che giornalmente fanno la Scuola Calcio Real, l’AC S. Giovanni, il GS S. Onofrio e le parrocchie che operano nel calcio. E Tutti operano in modo egregio. Nessuno deve assumersi l’arroganza di rappresentare nessuno. Il calcio alla fine siamo tutti noi. Indistintamente. Comprendiamo che la società AC S. Giovanni abbia oggettive difficoltà economiche ma non possiamo accettare che l’AC si eriga e detentore della pratica sportiva.
Questo non possiamo accettarlo. Non è corretto nei confronti di tutte le società calcistiche e non, che operano nella città e che portano alto il nome della città.
Premesso questo la società Real S. Giovanni rimane sia disposizione dell’Ente che delle altre società di calcio per discutere la rivisitazione del canone di utilizzo dell’impianto a beneficio della comunità e di tutte le società di calcio. Ed augura all’AC S. Giovanni Rotondo di raggiungere tutti gli obiettivi prefissati con umiltà, fiducia e soddisfazione.
Tanto si doveva per opportuna e dovuta conoscenza.
Scuola Calcio Real San Giovanni Rotondo