LibriAmo a cura di Renata Grifa
La morte di chi affoga in mare è sempre circondata da un alone di mistero. Tenendo conto di ciò, la versione più efficace fu quella del vecchio Pascualini che, commentando il caso nel bar di don Pulino a Punta Arenas disse:
“È stata la vendetta del mare! Quel fannullone di Ivàn voleva sfruttare il mare da un camion, ma il vecchio barbuto non si fa fregare tanto facilmente”.
Francisco Coloane
Lo stretto di Magellano.
La Terra del Fuoco.
E infine Capo Horn, dove la maestosità dei grandi oceani si incontra e si scontra con quanti hanno provato l’impresa epica di raggiungere l’inizio o la fine di quel mondo.
Ed è un mondo lontano quello narrato da Francisco Coloane, un mondo che per la maggior parte resterà sempre solo stampato sulle pagine dei libri.
Paesaggi aspri, desolati, distese di terra infinite dominati da cieli di pietra e atmosfere che ci riportano a immagini primordiali.
Partendo da quegli abissi dove la leggenda vuole imprigionato il Diavolo incatenato che, dibattendosi incessantemente, scatena la furia del mare ai piedi del faro Evangelistas, il lettore si perderà attraverso quattordici racconti in cui a farla da padrone è la solitudine di quelle uniche figure che osano sfidare un destino che sembra già segnato.
Personaggi surreali in lotta con creature quasi mitologiche che pagina dopo pagina riescono ad assumere fattezze sempre più credibili, sempre più autentiche. Personaggi che diventano persone, uomini dal destino mai banale.
Assassini in fuga, gringos, marinai indios, navi fantasma, tutti a dover fare i conti con se stessi e con quello spirito di sopravvivenza che sembra impossibile alimentare in quel deserto di pietra e acqua.
E poi il mondo animale.
Creature senza parola che riescono in queste terre così selvagge ad avere comunque un ruolo cruciale nella vita dell’uomo, a stabilire con lui un flusso di pensieri che può persino salvargli la vita.
“Così come tra gli uomini si manifesta di tanto in tanto il genio, tra gli animali accade, a volte, di scoprire un esemplare straordinario, la cui esistenza ci avvicina ai misteri della natura, per renderceli ancora più imperscrutabili”.
Sono pagine silenziose quelle scritte da Coloane, ma allo stesso tempo piene di suoni, di vento, di onde che si infrangono su scogliere infinite.
Quasi come a voler espiare una colpa, un peso, quasi come se scrivere fosse l’unico modo per immergersi in quelle solitudini e riscattare vite di naufraghi e derelitti.
È impensabile riuscire a immaginare un Sud più a Sud di quello narrato in queste pagine.
La furia degli oceani unita al silenzio sovrumano della solitudine ci restituisce quella consapevolezza di quanto sia facile per avidità arrivare alla perdizione di se stessi e della terra su cui si cammina.