Lettera alla città di San Giovanni Rotondo
Caro Babbo Natale,
a tutti è capitato di scrivere la lettera a Babbo Natale, ma c’è un momento nella vita in cui questa tradizione svanisce. Si diventa adulti e si pensa che sia una perdita di tempo.
Anche quest’anno, come bambini meno impertinenti del solito, la scriviamo senza la pretesa di ricevere un dono.
Caro Babbo Natale, viviamo in tempi bizzarri. Tempi nei quali tutti sembrano sapere tutto, su qualsiasi argomento. Viviamo in un paese dove si verificano sempre le cause e non gli effetti.
Caro Babbo Natale, non vogliamo fare l’elenco delle cose che non vanno, delle opere pubbliche mai finite e fatte male, di tutto quello che manca.
Quindi, tranquillo, non ti chiediamo un anno politico speciale in modo tale da non dare troppa importanza alla normalità troppo sopravalutata, non ti chiediamo come procedono i lavori della fogna bianca, i cantieri infiniti, che cresca l’occupazione.
Quest’anno, immaginiamo che sarà dura anche per te.
Caro Babbo Natale, questa vuole essere una lettera d’amore, che parla della nostra città, dei luoghi del nostro cuore e per un momento mettiamo da parte le lamentele per scrivere alla nostra amata città.
Ecco, se dovessimo dire le cose che amiamo di te, cara San Giovanni Rotondo, sono: la luce del mattino, le colline non ancora intaccate dal cemento, le processioni con le bande, le critiche ai cantanti delle feste patronali, le critiche alle luminarie, le critiche agli addobbi di Natale, le critiche alla pista di ghiaccio, le critiche mentre si è in attesa del vaccino, le critiche al servizio mensa che ci fanno ricordare di vivere in un paese del Sud.
Di te, cara San Giovanni Rotondo, amiamo il profumo di sugo di carne della domenica mattina nei vicoli del centro storico, il mercato di venerdì, i panzerotti da Peppino, la pizza del Blumen, il gelato di Filomena, il Bar Villa, la vista dal piazzale della chiesa e il convento dei Cappuccini, la facciata bianca di Casa Sollievo della Sofferenza, la collina delle Clarisse.
Sono questi i luoghi che amiamo, molti di meno, purtroppo, di quelli che avremmo scritto, se fossero rimasti illesi o se almeno fossero stati curati.
Caro Babbo Natale, ecco, questi posti e questi sapori vorremmo che non cambiassero, per poterli vedere così come sono, fino alla fine dei nostri giorni.
Perché noi siamo anche luoghi che viviamo e che abbiamo attraversato.
Perché tu, cara Città, hai bisogno prima di tutto, di cura e bellezza.
Pensiamo che bisogna subito prendersi cura di te, se davvero ti abbiamo a cuore.
Cara Città, se vuoi avere degli obiettivi, se vuoi rinnovarti davvero, devi iniziare dalle piccole cose.
Devi presentarti bene, a noi cittadini, e dare l’idea di essere pulita, decorosa, pur nella tua modestia.
Ma questo va fatto tutti insieme.
La cura dipende anche da noi cittadini, da chi dice di amarti.
Caro Babbo Natale, sappiamo che verrai a trovarci.
Il Natale è il periodo più bello dell’anno, luci, risate di bambini, suoni e profumi ma quest’anno è tutto diverso.
Caro Babbo Natale, mi raccomando, aiutaci a tirarla su!
Berto Dragano