Scappano dalla guerra e trovano una città agguerrita
La notizia dell’istituzione di un CAS (Centro Accoglienza Straordinaria) a San Giovanni Rotondo, ha generato inevitabilmente le reazioni dei cittadini sangiovannesi divisi tra favorevoli e contrari; imbarazzanti i commenti di questi ultimi: una vera e propria levata di scudi contro l’iniziativa al motto di “Prima gli Italiani!”, contraddistinta da accenti pesanti sulla sicurezza e sui rischi di stupri, foriera di allarmismo sociale in pieno “Salvini style”.
Una reazione sorprendentemente in distonia tra l’immagine di città dell’accoglienza, che da sempre si vuole promuovere vista la vocazione turistica e soprattutto religiosa della città di San Pio, e quello che emerge dai social network, luoghi di scambio di accuse tra i sostenitori delle diverse opinioni.
Questo trambusto affonda le sue radici sicuramente nel periodo storico che stiamo vivendo, tra crisi occupazionale, flussi migratori in aumento dai paesi teatro di azioni di guerra (spesso provocate da noi occidentali ndr), attentati terroristici e allarme sicurezza internazionale. Molto però fa, anche in questi casi, la comunicazione e l’informazione (o la loro latitanza), soprattutto quelle Istituzionali. Ci riferiamo soprattutto alla comunicazione approssimativa, quanto spesso inesistente, che sta caratterizzando i primi passi dell’attuale Amministrazione Cascavilla.
Così, proviamo noi, ancora una volta, a fare chiarezza.
Innanzitutto, i CAS sono dei centri di accoglienza temporanea riservati ai richiedenti asilo politico, ovvero uomini, donne e bambini in fuga dalle zone di guerra, e non hanno nulla a che vedere Centri di primo soccorso e accoglienza (Cpsa) e con Centri di accoglienza (Cda); i CAS sono centri di accoglienza per richiedenti asilo ma a differenza dei Cara si contraddistinguono, appunto, per la loro natura di temporaneità .
I CAS sono gestiti di solito da cooperative o consorzi con figure specializzate nel settore, di concerto con i Servizi Sociali locali. Le spese di mantenimento di tali strutture e della formazione vengono finanziate prevalentemente dall’Unione Europea, e spesso hanno degli effetti positivi per le comunità che le ospitano. Quindi, oltre allo spirito di accoglienza, generano anche ricadute occupazionali ed economiche, che in Italia ad oggi valgono alcuni miliardi di euro.
Nel caso sangiovannese il centro dovrebbe ospitare circa 40 persone, ed andrebbe ad utilizzare una struttura alberghiera che di recente sembrerebbe aver chiuso i battenti.
Il bando, ancora attivo (che abbiamo pubblicato ieri), prevede l’assunzione di 6 figure occupazionali legate all’attività di formazione e gestione degli ospiti del centro.
Di tutto questo, ad oggi, non vi è alcuna traccia sul sito Istituzionale del Comune, come non vi è alcuna traccia del bando nel Comunicato a firma del Sindaco Cascavilla e dell’Assessore competente Rossella Fini, trasmessoci via mail dai Servizi Sociali. Singolare tutto ciò, trattandosi di un bando di assunzione per una funzione pubblica, soprattutto per l’assenza di trasparenza.
Siamo così venuti a conoscenza del bando dal successivo comunicato del consorzio Matrix che gestirà il centro, il quale però nella prima versione non forniva un indirizzo mail o un recapito di qualsivoglia natura ove far pervenire le candidature. Contattato dalla nostra redazione, il consorzio ha mandato tempestivamente un comunicato rettificato con l’indicazione dell’indirizzo mail-pec ove inviare le domande.
A pensar male si fa peccato ma quasi sempre ci si azzecca. In ogni caso lasciamo il beneficio del dubbio e proviamo a pensare che si sia trattato di una semplice svista, seppur grave immaginando che, data la delicatezza della materia trattata, occorre che le figure da assumere siano davvero scelte per elevate competenze e caratteristiche personali affini alla problematica che andranno a gestire; ciò al fine di assicurare la massima efficienza formativa e di accoglienza per i richiedenti asilo da una parte, e di rassicurare quella parte di cittadini diffidenti dall’altra.
Tale obiettivo è perseguibile solo “passando al vaglio” il maggior numero possibile di candidati per scegliere i profili migliori, cosa ottenibile, quindi, solo pubblicizzando il bando di assunzione, e non restringendo la selezione ad un certa cerchia di “fortunati” che ne sarebbero venuti a conoscenza chissà come.
La comunicazione di un Ente, soprattutto se Pubblico, ancor più se Istituzionale non è materia da meritare una gestione approssimativa, vacante, immaginaria o fantasiosa, da paese dei balocchi. Rischia di generare confusione nei cittadini. E, come si sta già verificando, la confusione e la mancanza d’informazione contribuiscono a soffiare altro vento sul fuoco delle paure e dell’allarmismo sociale, in alcuni casi anche della xenofobia, fino a scoprirci reazionari più che accoglienti.
Capiamo che tutti i nostri rappresentanti politici ed affini siano impegnati a promuovere sagre e festicciole “agostane” al grido di “e quanto siamo belli e quanto siamo bravi”, oppure a monitorare in tempo reale lo stato di avanzamento delle opere in itinere come fossero essi stessi direttori dei lavori, ma il non aver speso un mezza parola a riguardo, ci fa pensare che l’argomento è sicuramente imbarazzante (è evidente che è meglio non esprimersi personalmente, i rispettivi elettori potrebbero non gradire la linea).
Che dire…. dal paese dei Balocchi, al paese dei “Salvini”… il passo è breve!!!