“Una
città assente…”
Assistere alla
celebrazione del 150° Anniversario dell’Unità d’Italia in una Piazza dei
Martiri semideserta è stato a dir poco desolante. Sarà stato anche l’orario, le
8,45, ma vedere solamente meno di un centinaio di cittadini di una città che di
residenti ne esprime circa 27 mila, è stato imbarazzante e, agli occhi del Commissario Straordinario, ho provato un po’ di vergogna.
Il corpo bandistico Euphonia, l’associazione bersaglieri,
la protezione civile e di volontariato, le associazioni donatori sangue, le associazioni
sportive (Atletica Padre Pio e De Bonis RingTeam), la CGIL, la nostra associazione e qualche
decina di cittadini, erano i presenti.
Il “mondo” sociale e culturale, le scuole, le altre sigle sindacali, le rappresentanze delle
categorie professionali e commerciali dove erano?
Ma soprattutto, i partiti,
i politici, quelli che su facebook in questi giorni si son riempiti la bocca “d’Italia unita”, coloro che a giorni
inizieranno a “contarci” i soliti, scontati e propagandistici programmi
elettorali, dove erano?
Chiediamo noi scusa, per
tutti, al Commissario Straordinario per non aver compreso, non partecipando
alla ricorrenza, il senso civico e di appartenenza alla nostra Nazione.
Agli assenti giriamo, a immediata e futura memoria, il video della cerimonia
di onore alla bandiera ed il messaggio che la dr.ssa Patrizi ha dedicato all’Italia
ed alla città di San Giovanni Rotondo.
(g.p.)
<p class="MsoTitle" style="font-family: verdana,arial,helvetica,sans-serif; font-weight: bold; text-align: center;"><font size="2"><span style="font-size: 10pt;">DISCORSO CELEBRATIVO <br /></span></font></p><p class="MsoTitle" style="font-family: verdana,arial,helvetica,sans-serif; font-weight: bold; text-align: center;"><font size="2"><span style="font-size: 10pt;">DEL 150°
ANNIVERSARIO DELL’UNITA’ D’ITALIA</span></font></p>
<p class="MsoTitle" style="font-family: verdana,arial,helvetica,sans-serif;"><font size="2"><span style="font-size: 10pt;"> </span></font></p>
<p style="margin: 4.9pt 0cm 0.0001pt; text-align: justify; line-height: normal; font-family: verdana,arial,helvetica,sans-serif; font-style: italic;" class="MsoNormal"><font size="2"><span style="font-size: 10pt; color: black;">Autorità e
rappresentanti istituzionali e cittadini tutti di San Giovanni Rotondo, vi
ringrazio per essere intervenuti a questa importantissima festa nazionale nella
quale celebriamo il 150° anniversario dell’Unità d’Italia.</span></font></p>
<p style="margin: 4.9pt 0cm 0.0001pt; text-align: justify; line-height: normal; font-family: verdana,arial,helvetica,sans-serif; font-style: italic;" class="MsoNormal"><font size="2"><span style="font-size: 10pt; color: black;">In questa fausta
circostanza ricordiamo anzitutto le parole che si possono leggere nel documento
della legge n. 4671 del regno di Sardegna e che valgono come proclamazione
ufficiale del Regno d’Italia, legge che fu promulgata il 17 marzo 1861 e
pubblicata sulla Gazzetta ufficiale n. 68 del 18 marzo 1861:</span></font></p>
<p style="margin: 4.9pt 0cm 0.0001pt; text-align: justify; line-height: normal; font-family: verdana,arial,helvetica,sans-serif; font-style: italic;" class="MsoNormal"><font size="2"><span style="font-size: 10pt; color: black;">“Il Senato e la Camera
dei Deputati hanno approvato; noi abbiamo sanzionato e promulghiamo quanto
segue: (Articolo unico): <b>Il Re Vittorio
Emanuele II assume per sé e i suoi Successori il titolo di Re d’Italia.
Ordiniamo che la presente, munita del Sigillo dello Stato, sia inserita nella
raccolta degli atti del Governo, mandando a chiunque spetti di osservarla e di
farla osservare come legge dello Stato. Da Torino, addì 17 marzo 1861</b>.”</span></font></p>
<p style="margin: 4.9pt 0cm 0.0001pt; text-align: justify; line-height: normal; font-family: verdana,arial,helvetica,sans-serif; font-style: italic;" class="MsoNormal"><font size="2"><span style="font-size: 10pt; color: black;">In circa due anni, dalla
primavera del 1859 alla primavera del 1861, nacque, da un’Italia divisa in
sette Stati, il nuovo regno: un percorso che parte dalla vittoria militare
degli eserciti franco-piemontesi nel 1859 e dal contemporaneo progressivo
sfaldarsi dei vari Stati italiani che avevano legato la loro sorte alla
presenza dell’Austria nella penisola e si conclude con la proclamazione di
Vittorio Emanuele II re d’Italia.</span></font></p>
<p style="margin: 4.9pt 0cm 0.0001pt; text-align: justify; line-height: normal; font-family: verdana,arial,helvetica,sans-serif; font-style: italic;" class="MsoNormal"><font size="2"><span style="font-size: 10pt; color: black;">La Carta costituzionale
italiana pone tra i “Principi fondamentali” l’unità e la indivisibilità della
Repubblica quali invalicabili limiti nazionali, evidenziando nello stesso tempo
come il riconoscimento e la promozione delle autonomie siano parte integrante
di una visione nuova dell’Unità della Nazione e dello Stato Italiano. Non a
caso il richiamo alla Repubblica “una e indivisibile” è collocato in apertura
di quello che diventerà – nella redazione definitiva della Carta – l’art.5, cui
fa seguito il Titolo V, comprendente l’istituzione delle Regioni a “Statuto
ordinario”. </span></font></p>
<p style="margin: 4.9pt 0cm 0.0001pt; text-align: justify; line-height: normal; font-family: verdana,arial,helvetica,sans-serif; font-style: italic;" class="MsoNormal"><font size="2"><span style="font-size: 10pt; color: black;">In proposito non può non
farsi cenno al messaggio che, alla vigilia di questo importantissimo
anniversario, il Presidente Giorgio Napolitano ha rivolto alla Conferenza dei
presidenti delle Assemblee legislative di Regioni e Province autonome:” Nella
Carta Costituzionale l’eredità storica e culturale della Nazione convive con il
riconoscimento e lo sviluppo in senso federalistico delle autonomie, che la
fanno più ricca e più viva, riaffermando l’unità e l’indivisibilità della
Repubblica”.</span></font></p>
<p style="margin: 4.9pt 0cm 0.0001pt; text-align: justify; line-height: normal; font-family: verdana,arial,helvetica,sans-serif; font-style: italic;" class="MsoNormal"><font size="2"><span style="font-size: 10pt; color: black;">Oggi certamente assistiamo
ad un fenomeno irresistibile ed inverso a quello verificatosi nel Risorgimento,
diretto alla piena affermazione delle autonomie locali; lo scopo non è solo
quello di “portare il governo alla porta degli amministrati”, come si diceva
all’epoca della Costituente, necessità cui tutti oggi concordano, ma anche
quello di “porre gli amministrati nel governo di sé medesimi”.</span></font></p>
<p style="margin: 4.9pt 0cm 0.0001pt; text-align: justify; line-height: normal; font-family: verdana,arial,helvetica,sans-serif; font-style: italic;" class="MsoNormal"><font size="2"><span style="font-size: 10pt; color: black;">Non si può dunque non
fare riferimento alle condizioni di squilibrio esistenti tra Nord e Sud,
principale causa di intrinseca debolezza e profonda divisione che sempre ha
caratterizzato la nostra storia e che anche oggi mina la nostra unità
nazionale. Le indagini più recenti confermano infatti quanto profondo resti il
divario tra le regioni del centro nord e le regioni meridionali, pure con le
sensibili differenze che tra queste ultime si sono prodotte.</span></font></p>
<p style="margin: 4.9pt 0cm 0.0001pt; text-align: justify; line-height: normal; font-family: verdana,arial,helvetica,sans-serif; font-style: italic;" class="MsoNormal"><font size="2"><span style="font-size: 10pt; color: black;">Occorre considerare che
la condizione del Mezzogiorno pone un preoccupante interrogativo per il futuro
del Paese.</span></font></p>
<p style="margin: 4.9pt 0cm 0.0001pt; text-align: justify; line-height: normal; font-family: verdana,arial,helvetica,sans-serif; font-style: italic;" class="MsoNormal"><font size="2"><span style="font-size: 10pt; color: black;">E qui richiamo ancora
una volta le parole pronunciate dal Presidente Napolitano che afferma come
occorra “comprendere che, per ardui che siano gli sforzi da compiere, non c’è
alternativa al crescere insieme, Nord e Sud, essendo storicamente insostenibili
e obbiettivamente inimmaginabili nell’Europa e nel mondo di oggi prospettive
separatiste e indipendentiste e, più semplicemente, ipotesi di sviluppo
autosufficiente di una parte soltanto, fosse anche la più avanzata
economicamente, dell’Italia unita.”</span></font></p>
<p style="margin: 4.9pt 0cm 0.0001pt; text-align: justify; line-height: normal; font-family: verdana,arial,helvetica,sans-serif; font-style: italic;" class="MsoNormal"><font size="2"><span style="font-size: 10pt; color: black;">L’unità d’Italia è ora,
nel quadro di un nuovo e più avanzato sviluppo di una piena e celere
integrazione europea, sempre più necessaria, soprattutto in considerazione
della programmata attuazione del nuovo stato federalista.</span></font></p>
<p style="margin: 4.9pt 0cm 0.0001pt; text-align: justify; line-height: normal; font-family: verdana,arial,helvetica,sans-serif; font-style: italic;" class="MsoNormal"><font size="2"><span style="font-size: 10pt; color: black;">Nella fase di
cambiamento della realtà mondiale che stiamo vivendo occorre infatti conciliare
il sentimento nazionale con il contesto dei sempre più rapidi mutamenti in
atto. Proprio per questo è importante recuperare quanto di buono vi è stato
dell’”eredità del Risorgimento” e, successivamente, dell’età della Costituente,
ovvero negli anni decisivi della ricostruzione su basi repubblicane e
democratiche del nostro Stato Unitario.</span></font></p>
<p style="margin: 4.9pt 0cm 0.0001pt; text-align: justify; line-height: normal; font-family: verdana,arial,helvetica,sans-serif; font-style: italic;" class="MsoNormal"><font size="2"><span style="font-size: 10pt; color: black;">Viene ora da chiedersi quanto,
da alcuni decenni, questo patrimonio di valori unitari sia venuto meno,
soprattutto nella formazione delle giovani generazioni<span> </span>e come questo abbia contribuito al diffondersi
di nuovi particolarismi, di nuovi motivi di divisione e di tensione nel tessuto
della società e della vita pubblica nazionale. A questo riguardo non possono
essere trascurati i rischi che ne derivano e che si presentano oggi, in occasione
della celebrazione del centocinquantesimo anniversario dell’Unità.</span></font></p>
<p style="margin: 4.9pt 0cm 0.0001pt; text-align: justify; line-height: normal; font-family: verdana,arial,helvetica,sans-serif; font-style: italic;" class="MsoNormal"><font size="2"><span style="font-size: 10pt; color: black;">E’ dunque indispensabile
un nuovo impegno condiviso, da parte di chi amministra la res publica e delle classi dirigenti nel loro insieme,<span> </span>per stimolare una maggiore consapevolezza
storica del nostro essere nazione e per fortificare la coscienza nazionale
unitaria degli italiani. </span></font></p>
<p style="margin: 4.9pt 0cm 0.0001pt; text-align: justify; line-height: normal; font-family: verdana,arial,helvetica,sans-serif; font-style: italic;" class="MsoNormal"><font size="2"><span style="font-size: 10pt; color: black;">Ma oggi è anche
l’occasione per ricordare gli episodi più significativi degli ultimi 150 anni,
nella storia<span> </span>di San Giovanni Rotondo.</span></font></p>
<p style="margin: 4.9pt 0cm 0.0001pt; text-align: justify; line-height: normal; font-family: verdana,arial,helvetica,sans-serif; font-style: italic;" class="MsoNormal"><font size="2"><span style="font-size: 10pt; color: black;">L’unità d’Italia è stata
raggiunta con il sacrificio di molti patrioti che hanno lottato e donato la
propria vita per l’ ideale unitario di un popolo per molti anni diviso in tante
parti. Anche in questa città, dove nel 1860 dominavano i Borboni, si è
combattuto ed è stata scritta una pagina molto significativa della storia
risorgimentale italiana.</span></font></p>
<p style="margin: 4.9pt 0cm 0.0001pt; text-align: justify; line-height: normal; font-family: verdana,arial,helvetica,sans-serif; font-style: italic;" class="MsoNormal"><font size="2"><span style="font-size: 10pt; color: black;">Il ricordo
dell’uccisione di 24 cittadini sangiovannesi è ancora vivo: lo scorso mese di
ottobre è stato celebrato il 150° anniversario di questo luttuoso evento che si
verificò in concomitanza con l’evento del 21 ottobre 1860 importantissimo per
la storia d’Italia: </span><span style="font-size: 10pt; color: black;">le popolazioni delle province dell’Italia
meridionale si pronunciarono massicciamente con un “SI” al seguente plebiscito:
“Il popolo d’Italia vuole l’Italia una e
indivisibile con Vittorio Emanuele Re Costituzionale e Suoi legittimi
discendenti”.</span></font></p>
<p style="margin: 4.9pt 0cm 0.0001pt; text-align: justify; line-height: normal; font-family: verdana,arial,helvetica,sans-serif; font-style: italic;" class="MsoNormal"><font size="2"><span style="font-size: 10pt; color: black;">Non è il caso di ripercorrere gli eventi luttuosi di quei giorni, ma
semplicemente di mettere in risalto la motivazione più nobile di quel
sacrificio, scaturito in un clima di lotta fratricida paesana ed anche
nazionale tra quanti avevano scelto di continuare a sostenere i dominatori e
quelli che, invece, erano ispirati dagli ideali risorgimentali. Il plebiscito a
San Giovanni non si svolse il giorno 21 ottobre 1860 a causa delle opposte
minacce di stragi. L’eccidio fu consumato il giorno 23 ottobre.</span></font></p>
<p style="margin: 4.9pt 0cm 0.0001pt; text-align: justify; line-height: normal; font-family: verdana,arial,helvetica,sans-serif; font-style: italic;" class="MsoNormal"><font size="2"><span style="font-size: 10pt; color: black;">Alla fine di ottobre 1860 a San Giovanni Rotondo venne riallestito il
seggio per la votazione del Plebiscito. Ottocentocinquanta persone si
espressero per il SI a Vittorio Emanuele II. Nove persone per il NO.  </span></font></p>
<p style="margin: 4.9pt 0cm 0.0001pt; text-align: justify; line-height: normal; font-family: verdana,arial,helvetica,sans-serif; font-style: italic;" class="MsoNormal"><font size="2"><span style="font-size: 10pt; color: black;">Nel 1894 una lapide proclamò "Martiri della Patria" le 24 vittime
della lotta fratricida. </span></font></p>
<p style="margin: 4.9pt 0cm 0.0001pt; text-align: justify; line-height: normal; font-family: verdana,arial,helvetica,sans-serif; font-style: italic;" class="MsoNormal"><font size="2"><span style="font-size: 10pt; color: black;">Il presente è figlio del passato e tutti siamo chiamati ad operare con
sincerità, intelligenza, serenità di cuore e di pensiero, per la pace sociale
di questa terra, nel ricordo di coloro che, credendo in un mondo migliore,
persero il bene prezioso della vita.</span><span style="font-size: 10pt; color: black;"> (liberamente
tratto dalla relazione di Giulio Giovanni Siena su evento del 1860 presentata </span><span style="font-size: 10pt;">il 1° giugno 2004 pubblicato
su sito <a href="http://www.padrepioesangiovannirotondo.it/">www.padrepioesangiovannirotondo.it</a></span><span style="font-size: 10pt; color: black;">)</span></font></p>
<p style="margin: 4.9pt 0cm 0.0001pt; text-align: justify; line-height: normal; font-family: verdana,arial,helvetica,sans-serif; font-style: italic;" class="MsoNormal"><font size="2"><span style="font-size: 10pt; color: black;">Padre Pio entra nella
storia del popolo di questa città il 28 luglio 1916 (giorno dedicato al
ringraziamento per questo dono ricevuto dalla Divina Provvidenza) e trasforma lentamente
San Giovanni Rotondo nella città dell’accoglienza e<span> </span>della riconciliazione.</span></font></p>
<p style="margin: 4.9pt 0cm 0.0001pt; text-align: justify; line-height: normal; font-family: verdana,arial,helvetica,sans-serif; font-style: italic;" class="MsoNormal"><font size="2"><span style="font-size: 10pt; color: black;">Grazie alle
provvidenziali iniziative di Padre Pio, verso la metà del secolo scorso, mentre
la miniera di bauxite della Società Montecatini che tanto spazio aveva avuto per
oltre un trentennio nella vita sociale e occupazionale di questa città (basti
pensare che alla fine degli anni quaranta produceva 170.000 tonnellate annue di
minerale e dava lavoro ad oltre 700 persone) si avviava al termine della sua
attività, nasceva la Casa Sollievo della Sofferenza, che ancora oggi
rappresenta il polo occupazionale locale più importante, con circa 3.000
occupati tra dipendenti diretti e dell’indotto.<span> </span></span></font></p>
<p style="margin: 4.9pt 0cm 0.0001pt; text-align: justify; line-height: normal; font-family: verdana,arial,helvetica,sans-serif; font-style: italic;" class="MsoNormal"><font size="2"><span style="font-size: 10pt; color: black;">La storia di questi 150
anni, oltre a venire percorsa richiamando alla memoria eventi importanti come
quelli accennati, deve essere ricordata per il contributo quotidiano, costante
e silenzioso di migliaia di donne e di uomini che hanno accompagnato i
protagonisti dei giorni bui e di quelli gioiosi ed hanno determinato una
crescita rilevante nelle condizioni di vita, contribuendo alla crescita della
popolazione (passata dai 6.000 del 1860 ai 27.350 di oggi), della cultura e
dell’ integrazione sociale sia locale che nazionale.</span></font></p>
<p style="margin: 4.9pt 0cm 0.0001pt; text-align: justify; line-height: normal; font-family: verdana,arial,helvetica,sans-serif; font-style: italic;" class="MsoNormal"><font size="2"><span style="font-size: 10pt; color: black;">Gratitudine deve essere
riconosciuta ai cittadini che hanno contribuito con la loro azione a far
rimanere Padre Pio nel Convento di Santa Maria delle Grazie, tanto che lo
stesso Padre Pio, nel suo testamento spirituale, rivolgendosi al Sindaco di
questo “popolo generoso”, ha espresso il desiderio di riposare in un cantuccio
di questa terra: ospite per sempre di questa terra. </span></font></p>
<p style="margin: 4.9pt 0cm 0.0001pt; text-align: justify; line-height: normal; font-family: verdana,arial,helvetica,sans-serif; font-style: italic;" class="MsoNormal"><font size="2"><span style="font-size: 10pt; color: black;">L’unità d’Italia è stato
un obiettivo risorgimentale e resta ancora oggi un obiettivo culturale,
economico e sociale da raggiungere. Tutti siamo chiamati a dare il nostro
contributo per poterlo raggiungere. La città di San Giovanni Rotondo ha un
compito importante: pellegrini da tutta Italia arrivano qui alla ricerca di una
parola di conforto, di un’accoglienza ospitale e cordiale, di una
riconciliazione con Dio e con gli uomini.</span></font></p>
<p style="margin: 4.9pt 0cm 0.0001pt; text-align: justify; line-height: normal; font-family: verdana,arial,helvetica,sans-serif; font-style: italic;" class="MsoNormal"><font size="2"><span style="font-size: 10pt; color: black;">E’ dunque importante
costruire una rete di servizi integrata e condivisa che metta al centro
l’accoglienza e l’ospitalità nei confronti dei pellegrini e dei numerosi
turisti. Solo in uno spirito unitario e collaborativo tra tutti i soggetti del
territorio potrà essere raggiunto questo obiettivo prioritario.</span></font></p>
<p style="margin: 4.9pt 0cm 0.0001pt; text-align: justify; line-height: normal; font-family: verdana,arial,helvetica,sans-serif; font-style: italic;" class="MsoNormal"><font size="2"><span style="font-size: 10pt; color: black;">A chiusura di queste
brevi considerazioni colgo l’occasione per porre in evidenza l’importanza
dell’unità di una popolazione. “Uniti si vince” e l’unità a cui siamo chiamati
va ricercata nella condivisione non solo degli obiettivi, ma anche degli
strumenti per attuarla. Mentre sembra più facile condividere gli obiettivi
(migliorare i servizi di accoglienza ed ospitalità), la condivisione degli
strumenti (le regole del gioco) dovrà avvalersi dei percorsi della democrazia, ben
sapendo che se la Città avrà vinto la sfida risulterà vincitore anche ogni
cittadino.</span></font></p>
<p style="margin: 4.9pt 0cm 0.0001pt; text-align: justify; line-height: normal; font-family: verdana,arial,helvetica,sans-serif; font-style: italic;" class="MsoNormal"><font size="2"><span style="font-size: 10pt; color: black;">Auguro a tutti voi ed
alle vostre famiglie di vivere serenamente questa festa dell’Unità d’Italia ed
auspico il raggiungimento di questo obiettivo per l’intera Città.</span></font></p>
<p style="margin: 4.9pt 0cm 0.0001pt; text-align: justify; line-height: normal; font-family: verdana,arial,helvetica,sans-serif; font-style: italic;" class="MsoNormal"><font size="2"><span style="font-size: 10pt; color: black;">Viva l’Italia unita e
viva San Giovanni Rotondo!<span> </span></span></font></p>
<p style="margin: 4.9pt 0cm 0.0001pt; text-align: justify; line-height: normal; font-family: verdana,arial,helvetica,sans-serif; font-style: italic;" class="MsoNormal"><font size="2"><span style="font-size: 12pt; color: black;"> </span></font></p>
<br />
</body>
</html>
DISCORSO CELEBRATIVO
DEL 150° ANNIVERSARIO DELL’UNITA’ D’ITALIA
Autorità e rappresentanti istituzionali e cittadini
tutti di San Giovanni Rotondo, vi ringrazio per essere intervenuti a questa
importantissima festa nazionale nella quale celebriamo il 150° anniversario
dell’Unità d’Italia.
In questa fausta circostanza ricordiamo anzitutto le
parole che si possono leggere nel documento della legge n. 4671 del regno di
Sardegna e che valgono come proclamazione ufficiale del Regno d’Italia, legge
che fu promulgata il 17 marzo 1861 e pubblicata sulla Gazzetta ufficiale n. 68
del 18 marzo 1861:
“Il Senato e la Camera dei Deputati hanno approvato;
noi abbiamo sanzionato e promulghiamo quanto segue: (Articolo unico): Il Re Vittorio Emanuele II assume per sé e
i suoi Successori il titolo di Re d’Italia. Ordiniamo che la presente, munita
del Sigillo dello Stato, sia inserita nella raccolta degli atti del Governo,
mandando a chiunque spetti di osservarla e di farla osservare come legge dello
Stato. Da Torino, addì 17 marzo 1861.”
In circa due anni, dalla primavera del 1859 alla
primavera del 1861, nacque, da un’Italia divisa in sette Stati, il nuovo regno:
un percorso che parte dalla vittoria militare degli eserciti franco-piemontesi
nel 1859 e dal contemporaneo progressivo sfaldarsi dei vari Stati italiani che
avevano legato la loro sorte alla presenza dell’Austria nella penisola e si
conclude con la proclamazione di Vittorio Emanuele II re d’Italia.
La Carta costituzionale italiana pone tra i “Principi
fondamentali” l’unità e la indivisibilità della Repubblica quali invalicabili
limiti nazionali, evidenziando nello stesso tempo come il riconoscimento e la
promozione delle autonomie siano parte integrante di una visione nuova
dell’Unità della Nazione e dello Stato Italiano. Non a caso il richiamo alla
Repubblica “una e indivisibile” è collocato in apertura di quello che diventerà
– nella redazione definitiva della Carta – l’art.5, cui fa seguito il Titolo V,
comprendente l’istituzione delle Regioni a “Statuto ordinario”.
In proposito non può non farsi cenno al messaggio che,
alla vigilia di questo importantissimo anniversario, il Presidente Giorgio
Napolitano ha rivolto alla Conferenza dei presidenti delle Assemblee
legislative di Regioni e Province autonome:” Nella Carta Costituzionale
l’eredità storica e culturale della Nazione convive con il riconoscimento e lo
sviluppo in senso federalistico delle autonomie, che la fanno più ricca e più
viva, riaffermando l’unità e l’indivisibilità della Repubblica”.
Oggi certamente assistiamo ad un fenomeno
irresistibile ed inverso a quello verificatosi nel Risorgimento, diretto alla
piena affermazione delle autonomie locali; lo scopo non è solo quello di
“portare il governo alla porta degli amministrati”, come si diceva all’epoca
della Costituente, necessità cui tutti oggi concordano, ma anche quello di
“porre gli amministrati nel governo di sé medesimi”.
Non si può dunque non fare riferimento alle condizioni
di squilibrio esistenti tra Nord e Sud, principale causa di intrinseca debolezza
e profonda divisione che sempre ha caratterizzato la nostra storia e che anche
oggi mina la nostra unità nazionale. Le indagini più recenti confermano infatti
quanto profondo resti il divario tra le regioni del centro nord e le regioni
meridionali, pure con le sensibili differenze che tra queste ultime si sono
prodotte.
Occorre considerare che la condizione del Mezzogiorno
pone un preoccupante interrogativo per il futuro del Paese.
E qui richiamo ancora una volta le parole pronunciate
dal Presidente Napolitano che afferma come occorra “comprendere che, per ardui
che siano gli sforzi da compiere, non c’è alternativa al crescere insieme, Nord
e Sud, essendo storicamente insostenibili e obbiettivamente inimmaginabili
nell’Europa e nel mondo di oggi prospettive separatiste e indipendentiste e,
più semplicemente, ipotesi di sviluppo autosufficiente di una parte soltanto,
fosse anche la più avanzata economicamente, dell’Italia unita.”
L’unità d’Italia è ora, nel quadro di un nuovo e più
avanzato sviluppo di una piena e celere integrazione europea, sempre più
necessaria, soprattutto in considerazione della programmata attuazione del
nuovo stato federalista.
Nella fase di cambiamento della realtà mondiale che
stiamo vivendo occorre infatti conciliare il sentimento nazionale con il
contesto dei sempre più rapidi mutamenti in atto. Proprio per questo è
importante recuperare quanto di buono vi è stato dell’”eredità del
Risorgimento” e, successivamente, dell’età della Costituente, ovvero negli anni
decisivi della ricostruzione su basi repubblicane e democratiche del nostro
Stato Unitario.
Viene ora da chiedersi quanto, da alcuni decenni,
questo patrimonio di valori unitari sia venuto meno, soprattutto nella
formazione delle giovani generazioni e
come questo abbia contribuito al diffondersi di nuovi particolarismi, di nuovi
motivi di divisione e di tensione nel tessuto della società e della vita
pubblica nazionale. A questo riguardo non possono essere trascurati i rischi
che ne derivano e che si presentano oggi, in occasione della celebrazione del
centocinquantesimo anniversario dell’Unità.
E’ dunque indispensabile un nuovo impegno condiviso,
da parte di chi amministra la res publica e delle classi dirigenti nel loro
insieme, per stimolare una maggiore
consapevolezza storica del nostro essere nazione e per fortificare la coscienza
nazionale unitaria degli italiani.
Ma oggi è anche l’occasione per ricordare gli episodi
più significativi degli ultimi 150 anni, nella storia di San Giovanni Rotondo.
L’unità d’Italia è stata raggiunta con il sacrificio
di molti patrioti che hanno lottato e donato la propria vita per l’ ideale
unitario di un popolo per molti anni diviso in tante parti. Anche in questa
città, dove nel 1860 dominavano i Borboni, si è combattuto ed è stata scritta
una pagina molto significativa della storia risorgimentale italiana.
Il ricordo dell’uccisione di 24 cittadini
sangiovannesi è ancora vivo: lo scorso mese di ottobre è stato celebrato il
150° anniversario di questo luttuoso evento che si verificò in concomitanza con
l’evento del 21 ottobre 1860 importantissimo per la storia d’Italia: le popolazioni delle province
dell’Italia meridionale si pronunciarono massicciamente con un “SI” al seguente
plebiscito: “Il popolo d’Italia vuole l’Italia una e indivisibile con Vittorio
Emanuele Re Costituzionale e Suoi legittimi discendenti”.
Non è il caso di ripercorrere gli
eventi luttuosi di quei giorni, ma semplicemente di mettere in risalto la
motivazione più nobile di quel sacrificio, scaturito in un clima di lotta fratricida
paesana ed anche nazionale tra quanti avevano scelto di continuare a sostenere
i dominatori e quelli che, invece, erano ispirati dagli ideali risorgimentali.
Il plebiscito a San Giovanni non si svolse il giorno 21 ottobre 1860 a causa
delle opposte minacce di stragi. L’eccidio fu consumato il giorno 23 ottobre.
Alla fine di ottobre 1860 a San
Giovanni Rotondo venne riallestito il seggio per la votazione del Plebiscito.
Ottocentocinquanta persone si espressero per il SI a Vittorio Emanuele II. Nove
persone per il NO.
Nel 1894 una lapide proclamò
"Martiri della Patria" le 24 vittime della lotta fratricida.
Il presente è figlio del passato e
tutti siamo chiamati ad operare con sincerità, intelligenza, serenità di cuore
e di pensiero, per la pace sociale di questa terra, nel ricordo di coloro
che, credendo in un mondo migliore, persero il bene prezioso della vita. (liberamente tratto dalla relazione di Giulio Giovanni
Siena su evento del 1860 presentata il 1° giugno 2004 pubblicato su sito www.padrepioesangiovannirotondo.it)
Padre Pio entra nella storia del popolo di questa
città il 28 luglio 1916 (giorno dedicato al ringraziamento per questo dono
ricevuto dalla Divina Provvidenza) e trasforma lentamente San Giovanni Rotondo
nella città dell’accoglienza e della
riconciliazione.
Grazie alle provvidenziali iniziative di Padre Pio,
verso la metà del secolo scorso, mentre la miniera di bauxite della Società
Montecatini che tanto spazio aveva avuto per oltre un trentennio nella vita
sociale e occupazionale di questa città (basti pensare che alla fine degli anni
quaranta produceva 170.000 tonnellate annue di minerale e dava lavoro ad oltre
700 persone) si avviava al termine della sua attività, nasceva la Casa Sollievo
della Sofferenza, che ancora oggi rappresenta il polo occupazionale locale più
importante, con circa 3.000 occupati tra dipendenti diretti e
dell’indotto.
La storia di questi 150 anni, oltre a venire percorsa
richiamando alla memoria eventi importanti come quelli accennati, deve essere
ricordata per il contributo quotidiano, costante e silenzioso di migliaia di
donne e di uomini che hanno accompagnato i protagonisti dei giorni bui e di
quelli gioiosi ed hanno determinato una crescita rilevante nelle condizioni di
vita, contribuendo alla crescita della popolazione (passata dai 6.000 del 1860
ai 27.350 di oggi), della cultura e dell’ integrazione sociale sia locale che
nazionale.
Gratitudine deve essere riconosciuta ai cittadini che
hanno contribuito con la loro azione a far rimanere Padre Pio nel Convento di
Santa Maria delle Grazie, tanto che lo stesso Padre Pio, nel suo testamento
spirituale, rivolgendosi al Sindaco di questo “popolo generoso”, ha espresso il
desiderio di riposare in un cantuccio di questa terra: ospite per sempre di
questa terra.
L’unità d’Italia è stato un obiettivo risorgimentale e
resta ancora oggi un obiettivo culturale, economico e sociale da raggiungere.
Tutti siamo chiamati a dare il nostro contributo per poterlo raggiungere. La
città di San Giovanni Rotondo ha un compito importante: pellegrini da tutta
Italia arrivano qui alla ricerca di una parola di conforto, di un’accoglienza
ospitale e cordiale, di una riconciliazione con Dio e con gli uomini.
E’ dunque importante costruire una rete di servizi
integrata e condivisa che metta al centro l’accoglienza e l’ospitalità nei
confronti dei pellegrini e dei numerosi turisti. Solo in uno spirito unitario e
collaborativo tra tutti i soggetti del territorio potrà essere raggiunto questo
obiettivo prioritario.
A chiusura di queste brevi considerazioni colgo
l’occasione per porre in evidenza l’importanza dell’unità di una popolazione.
“Uniti si vince” e l’unità a cui siamo chiamati va ricercata nella condivisione
non solo degli obiettivi, ma anche degli strumenti per attuarla. Mentre sembra
più facile condividere gli obiettivi (migliorare i servizi di accoglienza ed
ospitalità), la condivisione degli strumenti (le regole del gioco) dovrà
avvalersi dei percorsi della democrazia, ben sapendo che se la Città avrà vinto
la sfida risulterà vincitore anche ogni cittadino.
Auguro a tutti voi ed alle vostre famiglie di vivere
serenamente questa festa dell’Unità d’Italia ed auspico il raggiungimento di
questo obiettivo per l’intera Città.
Viva l’Italia unita e viva San Giovanni Rotondo!