LibriAmo a cura di Renata Grifa
Chiedimi se sono strafelice
Come straparlare superlativamente
L’altroieri, si diceva; ieri, si diceva un po’ meno; oggi, si dice parecchio.
Stasera, però, chissà. Mi riferisco a stra-.
“Ehm, come posso dire?”
In un mondo sempre più 2.0, dove le immagini scorrono più veloci delle parole, dove non importa se il cane lo esco o lo scendo o se un fiore sia più petaloso o profumoso, forse questo Galateo della comunicazione altro non potrà sembrare che un tentativo nostalgico di recuperare quella lingua italiana per la quale il nostro sommo poeta tanto si è battuto e che invece forse non abbiamo saputo difendere come avrebbe voluto.
Ci prova Stefano Bartezzaghi, famoso saggista ed enigmista italiano, a intraprendere un viaggio nella “lingua oscura”. Con uno stile comico ed esilarante l’autore traccia delle linee di confine a difesa dell’italiano corretto, scritto e parlato. Passando in rassegna modi di dire, vezzi linguistici e sfoggi culturali, ci mette davanti a quanto cambiato sia il modo di comunicare che utilizziamo oggigiorno e di quanta poca attenzione si presti ormai all’uso corretto di lettere e parole.
Dividendo il viaggio in 28 capitoli, di cui già soltanto il titolo strappa una risata, ci avventuriamo in situazioni in cui l’italiano deve correggere “la volgarità dei giovanilisti d’oggi” fronteggiare “virgole veraci” e “parlare bene una lingua che si può parlare solo male”.
Una virgola; cos’è, una virgola? La mano scende sul pavimento della riga e accenna a una minima torsione: il segno che ne esce rappresenta, nella partitura della lingua scritta, quello che nell’esecuzione orale sarebbe un fiato, una pausa. Ma non è una questione di riposarsi dalle fatiche del parlato, tutt’altro: la virgola è organizzazione di quella macchina da guerra che è il discorso. […] Le virgole a me hanno sempre fatto simpatia.
Spassoso il capitolo “L’importanza di chiamarsi Formidabro” dedicato alla scelta dei nomi sulla scia di nuovi amerikanismi “ E il leone giacerà con l’Agnello, ma l’Agnello dormirà ben poco” ma Woody Allen non deve essere l’autore preferito a casa Elkann. John Elkann e signora hanno infatti dato al loro primogenito un nome che, forse non a caso, non era mai comparso nelle tradizioni di casa Agnelli, Elkann: contenti loro, contenti tutti.
E non poteva certamente mancare la lotta agli anglicismi, o quanto meno al loro sbagliato utilizzo laddove “Caution! Wet floor” viene reso con “Cauzione! Pavimento bagnato”.
Un viaggio linguistico che non vuole dare regole (ce ne sono già troppe), ma regolarità, che dopo aver puntualizzato che “un errore è un errore, un errore di congiuntivo è una gaffe” si conclude con la consapevolezza che la lingua scritta o parlata resta sempre e comunque un’entità viva e che sta a noi saper capire quando “si può dire” e quando “fottersene della grammatica e vivere felici”.