60 famiglie ancora in attesa della tanto desiderata casa
Certamente a San Giovanni Rotondo a tanti è nota l’annosa vicenda legata all’edilizia popolare denominata SICEL, ma molti non sono a conoscenza degli innumerevoli avvenimenti collegati a tale situazione.
Riassumiamo i fatti al minimo.
Circa venti anni fa la ditta SICEL costruì 60 unità immobiliari in convenzione, in zona 167, ma essendo stati commessi degli abusi edilizi, la convenzione decadde e il Comune su sentenza TAR rientrò a pieno titolo in possesso di aree e manufatti.
“Non si capisce – dichiarano i componenti del comitato La Fenice, che riunisce tutti i ‘proprietari’ degli immobili SICEL – come mai dopo una sentenza chiara ed esecutiva, il Comune non vi abbia mai dato seguito adottando le dovute azioni di competenza, ovvero l’assegnazione diretta degli immobili agli incolpevoli inquilini, che nella convinzione di un diritto leso avevano comunque sempre manifestato la volontà di arrivare ad una soluzione”.
Dopo il fallimento della ditta SICEL, le Amministrazioni Comunali succedutesi nel tempo, non hanno ancora risolto questa annosa situazione. Il Comitato ‘La Fenice’ punta ora il dito sull’attuale amministrazione guidata dal Sindaco Luigi Pompilio, che a loro dire “ha peggiorato le cose con azioni atte più a tutelare la banca creditrice, che non il Comune e i cittadini coinvolti.
Il Sindaco e l’Assessore all’Urbanistica, – continuano i rappresentanti del comitato – con iniziativa personale di sono recati a Roma per trattare con l’istituto di credito, che nulla ha che pretendere essendo venuta meno la convenzione. Inoltre, il difensore nominato dal Comune per l’Appello, autonomamente prendeva accordi con la ditta fallimentare chiedendo, non si sa a nome di chi, soldi desunti da un calcolo oscuro e abbastanza discordante dalla somma inizialmente pattuita all’atto dell’acquisto. Lo stesso, inoltre, dichiarava che chi non avesse accettato l’importo imposto dalla banca avrebbe visto la propria casa messa all’asta, esercitando una sorta di pressione psicologica, pur sapendo che il tutto era ed è impossibile fino a quando il Comune non revocherà la delibera del ritiro delle concessioni edilizie, oppure fino a quando l’Appello non ribalterà la sentenza del TAR”.
La maggioranza dei promittenti acquirenti ha sempre denunciato in tutti questi passaggi la poca trasparenza di ogni azione intrapresa dai vari personaggi intervenuti, ricevendo in cambio la solita bollatura di non voler pagare, quando in realtà tutti sono pronti ad addivenire ad una soluzione, ma al contempo chiedono punti fermi e soprattutto ragionevolezza nelle proposte. A quanto pare nessuno sembra in grado di assicurare tali richieste.
“Moralmente parlando – dichiarano dal comitato – non ci sembra giusto che a pagare per gli orrori altrui debbano essere persone che da anni tribolano nell’attesa di una soluzione, a cui in questi anni si è aggiunta lo stress e la pressione psicologica esercitata da molti, sfociata nella paura di perdere un bene prezioso come la casa, fermo restando da parte loro, la volontà e la consapevolezza di dover rispettare gli obblighi contrattuali. Non si capisce nemmeno la posizione dell’Amministrazione, più rivolta a favore di una banca che non dei propri cittadini, pur essendo nel pieno delle ragioni e potendo agire da una posizione avvantaggiata dopo la sentenza TAR sulla revoca delle licenze edilizie. Le istituzioni elette dal popolo, dovrebbero quantomeno sentire le ragioni di malcontenti e perplessità al fine di garantire, nel rispetto delle leggi, la migliore soluzione possibile. Infine non comprendiamo, deontologicamente parlando, come mai chi ufficialmente difende gli interessi del Comune, possa privatamente andare a trattare con lo stesso per la risoluzione del problema. Potremmo continuare a snocciolare numeri di sentenze, di protocolli e di lettere di avvocati, tutte apertamente a favore degli inquilini, ma rischieremmo di allontanare l’attenzione da un caso sociale, la cui mancata responsabilità da parte dell’attuale Amministrazione potrebbe creare una grave ed insostenibile situazione per molte delle realtà coinvolte. Il comitato “La Fenice”, valutando le azioni sopra descritte ed intraprese dagli organi comunali ha agito per vie legali al fine di tutelare gli interessi e i diritti degli acquirenti, ma pare che ancora una volta le istituzioni comunali continuino ad intrattenere rapporti di trattazione con curatrice e banca, continuando a nostro avviso a percorrere una strada dubbia e pericolosa per le sorti dei cittadini.
Inoltre – concludono – anticipiamo che a giorni verrà proposta, da parte del Comitato, una soluzione definitiva e vantaggiosa, soprattutto per il Comune, stilata in conformità a norme delibere e sentenze”.
Il Comitato ‘La Fenice’, infine, informa che gli avvenimenti e i riferimenti sopra citati sono tutti comprovati da documentazione ufficiale disponibile per ogni tipo di consultazione.