“Frammenti di un centrosinistra in frantumi”
di Gianfranco Pazienza
L’immagine è stridente: da un lato i deliri di palazzo, dall’altro una opinione pubblica cittadina attenta, che si sta interrogando a fondo sull’attuale crisi politica. Con saggezza, spiegando a se stessa che a governare non è sufficiente il rinnovamento generazionale; valido sia per Squarcella che per Mangiacotti, se di fatto non si riesce a praticare detto rinnovamento dopo il voto. Se non si riesce a scalfire l’esercizio dei poteri e la rappresentazione dei gruppi di interesse (compresi quelli più strettamente personali o di retrobottega) quando essi si annidano dentro le segrete stanze. Oppure non si riesce a mettere in pratica la partecipazione con la condivisione del programma, quindi delle scelte, con i cittadini; cosa che, almeno nell’elettorato di centrosinistra, aumenta lo scontento (e lo sconforto) per una semplice delega, delusa dai partiti dopo il voto.
Tutti questi sono temi legittimi che interrogano anche i partiti feriti da ciò che è successo, travolti dal “rinnovamento a metà”. I Verdi, per esempio, estromessi dopo 14 mesi di presenza dalla giunta, nonostante le dichiarazioni ufficiali sia del sindaco che della Margherita, anche in occasione dell’ultima crisi, richiamando le buone intenzioni di rilanciare la coalizione e creare le condizioni per ricucire con i Verdi e la Sinistra. Invece, dopo settimane di inutile agitazione, si continuano i "giochi" con chi non rientrava nella proposta iniziale di rinnovamento. Due anni fa, nella coalizione a sostegno di Mangiacotti, non se ne faceva una questione di nomi, o di persone che tutt’ora possono esibire un proprio pacchetto di voti, ma di sostanza e di opportunità, perché quei nomi erano appartenuti ad un centrosinistra già “bocciato” dopo l’amministrazione di D.P.Fini. Il centrosinistra locale, quindi, ha scelto di seppellire definitivamente le differenze culturali e politiche, di stile, che altrove sono accolte e ascoltate, considerate elementi di ricchezza. L’ipocrisia della coalizione di centrosinistra, dopo un avvio scoppiettante, ma senza un metodo, si è scoperta con l’incapacità di condividere e di elaborare il programma e gli interventi per un progetto di Città, nuovo. Perché?
Per dare una risposta comprensibile, sarebbe meglio cercare di imparare la lezione dagli errori di un passato neanche tanto remoto. I cittadini di San Giovanni Rotondo, dopo dieci anni, non hanno ancora digerito il modo con cui si è gestita la ricchezza del territorio e la valorizzazione “forzata” dei suoli, avvenuta all’epoca del Giubileo con la proliferazione degli alberghi. Forse non potranno mai farlo perché, allora come oggi, non furono sufficientemente o adeguatamente (o, più semplicemente, non lo furono affatto) coinvolti nel processo decisionale. Così quella che doveva essere una occasione d’oro, è divenuta una gigantesca operazione di speculazione. Si poteva, anzi si doveva dotare la Città di un valido strumento per lo sviluppo locale; all’epoca del “Giubileo” vi erano a disposizione alcune decine di miliardi per poter innescare proprio sul piano dell’economia e dei servizi, un valido progetto. In molti, tra i quali alcuni di noi lo proponevano inascoltati; qualcun’altro ha preferito una diversa impostazione e un’altra strada, per poi fallire miseramente, con tutto il Consorzio Via Sacra. Ancora peggio è andata al surrogato di quel Consorzio, alla società mista “Nuovo Millennium”.
Sono stati errori clamorosi, un esempio di come lo scollamento tra “palazzo” e gli interessi condivisi della città, possano far fallire qualsiasi azione politica, si trattasse anche dell’idea più “illuminata”. Eppure, si ripetono sempre gli stessi errori, segno di ingratitudine e di poco rispetto verso una Città che merita di essere amministrata da un governo trasparente ed efficiente. Una Città che non fa sconti a chi sbaglia; dovrebbero averlo imparato (anche quei politici maggiorenti) dopo la bocciatura delle passate amministrazioni di centrosinistra prima e di centrodestra poi; una Città che vuole diventare ambiziosamente adulta, soprattutto chiede ai politici di diventare adulti.
Per questo le difficoltà interne al centrosinistra locale non sono di facile soluzione, tant’è che la solita “casta” politica si appassiona nei perditempo e in scorrette strategie che, con scarsa sensibilità verso le persone, le prende e le getta nel tritacarne.
Credo che a sinistra non ci siano più dubbi, sul fatto, di dover evitare le inutili formule di ingegneria politica; sulla necessità di rafforzare i propri percorsi unitari e che nessuno può più permettersi il lusso di costituire coalizioni senza nessuna cultura dell’inclusione, dell’ascolto e del riconoscere la vera “pari dignità”, non solo in giunta. Bisogna saper riconoscere il giusto peso (che non sono solo i voti) a quegli interessi, spesso di “nicchia”, di cui sono potatori quanti non hanno la stessa tradizione elettorale dei grandi partiti. Interessi come quelli ambientali e della qualità della vita, oppure della cultura dell’accoglienza per esempio, argomenti sempre più importanti e sempre più delusi.
Agli osservatori politici più attenti è chiaro il dato che il tabù elettorale, del votare per forza lo schieramento ideologico, è caduto; aumenta l’astensione, oppure, senza i richiamati elementi di correttezza, si va incontro a ciò che è accaduto nelle recenti elezioni amministrative a Rignano Garganico o a Monte S.Angelo. Qui il centro sinistra si è presentato spaccato, Uniti a Sinistra e Rifondazione hanno sostenuto il sindaco vincente del centrodestra. Nulla può spiegare meglio di questa posizione, il disagio politico e la reazione, di chi viene penalizzato dal mancato riconoscimento delle differenze.
Soprattutto, con metodo e trasparenza, si devono mettere a disposizione di tutti, della società diffusa, gli strumenti della condivisione e della decisione; per dimostrare di sapere interpretare le esigenze della popolazione amministrata, evitando i soliti metodi clientelari. Per riscoprire l’interesse pubblico della Città, per riuscire a proporle anche sfide importanti. Se la sinistra, ambientalista e pacifista, riuscisse a fare questo passo avanti, potrebbe darsi un futuro più ambizioso, anche per la nostra comunità.
Gianfranco Pazienza