di Michele Gemma
Pompilio resta al suo posto. Sullo scranno più alto di palazzo san Francesco. Quello del primo cittadino. I quattro dissidenti, i due piddiellini Salvatore Gaggiano e Antonio Longo e i due appartenenti alla civica Agire Insieme Antonio Pio Cappucci e Salvatore Palladino, all’ultimo momento hanno inserito la retromarcia e sono tornati nei ranghi della maggioranza.
“Tanto rumore per nulla”. Il titolo della commedia teatrale scritta dal drammaturgo e poeta inglese, William Shakespeare, sembra tornare attuale, considerati i fatti politici accaduti nelle ultime settimane, negli ultimi giorni, nelle ultime ore e minuti. Senza tener conto dei proclami e delle pubbliche affermazioni belligeranti degli ex consiglieri ribelli. La presa di posizione dei quattro dissidenti, in merito alla sostituzione del presidente del Consiglio Mauro Cappucci, è diventata fluida. Tanto è che Cappucci resta, con maggiore autorevolezza visto che ha vinto la battaglia contro i quattro, a capo del Consiglio comunale di San Giovanni Rotondo. Non solo. Sfida pubblicamente i dissidenti ad andare avanti con il programma amministrativo senza aiuti e consigli utili da parte della presidenza e rimarca la sua volontà di non voler condividere più nulla con il centrodestra sangiovannese. La dichiarazione di Cappucci, di non appartenere più alla maggioranza di governo enunciata in Consiglio, non lascia alcun dubbio sulla rottura dei rapporti anche umani tra le opposte fazioni tutte interne al Pdl e ad Agire Insieme.
Cappucci vince. Stravince il lungo braccio di ferro messo in atto dagli ex scissionisti. Un ruolo fondamentale nella vittoria del presidente del Consiglio è stato esercitato dall’Udc. Dal suo commissario cittadino nonché segretario provinciale, Angelo Cera. Un aiuto, quello di Cera, che è arrivato dai microfoni della locale radio (Radio Montecalvo). In un suo intervento nel programma mattutino di domenica, l’onorevole e sindaco della vicina San Marco in Lamis, aveva apertamente definito l’azione dei quattro dissenzienti: “atti di miseria umana”. Il che portava tutti a pensare che i due consiglieri in quota Udc dovessero, di li a poco, sbarcare in maggioranza. L’azione dei centristi, avallata da un comunicato stampa della locale sezione nel quale è stato esplicitato che l’Udc accoglieva l’invito di Pompilio inerente una certa responsabilità amministrativa e politica, ha rafforzato la posizione del sindaco e del presidente del Consiglio rispetto ai quattro ex scissionisti. Cappucci e Pompilio, grazie all’azione dell’Udc, hanno avuto maggiore potere contrattuale. Ma i due uddiccini Pietro Fania e Giuseppe Miglionico, nel corso del confronto politico nella massima assise cittadina, hanno disobbedito all’ordine impartito dal capo del partito di Capitanata, Cera, e sono rimasti fermi nella loro posizione. Lì dove il popolo li ha collocati. All’opposizione. Sfidando i “quattro” a prendere una posizione definitiva: o firmare, contestualmente ai consiglieri della minoranza, per lo scioglimento del Consiglio comunale o rientrare in maggioranza. La provocazione dei due esponenti uddicci ha sortito l’effetto di far rientrare i dissidenti: “fin quando ci saremo noi – hanno tuonato i dissidenti – l’Udc non entrarà mai in maggioranza”. Soddisfazione di poco interesse se si aggiunge il misero risultato ottenuto dai medesimi. Ovvero la promessa del sindaco di sottoscrivere un documento politico per rilanciare l’azione amministrativa. Ma non c’era già un programma da seguire? Probabilmente la paura di restare fuori dai giochi gestionali di palazzo di quest’ultimi ha fatto il resto.
Tra vincitori e vinti il centrodestra può ripartire.
Resta da capire se Pompilio, il sindaco, per rilanciare l’azione amministrativa sostituirà alcuni elementi della sua giunta. Se ciò dovesse verificarsi chi andrà ad occupare le poltrone lasciate vuote?
Infine, solo per dovere di cronaca, l’approvazione del riequilibrio di bilancio è stata spostata a martedì 16 ottobre. Ma stavolta, per Pompilio, sarà solo una formalità.