Il legale sangiovannese rettifica un suo precedente comunicato
In merito al comunicato stampa del 28 maggio u.s. pubblicato da organi d’informazione locali è necessaria qualche precisazione. In primo luogo, lo scrivente non è mosso da alcun sentimento campanilistico avverso la città di Pietrelcina che, anzi, è a me tanto cara da averla scelta quale luogo per presentare le mie opere letterarie e per realizzare momenti di convivialità e scambio culturale tra i “pucinari”, persone squisite e ospitali, e i sangiovannesi dell’Associazione Difesa Salute. In quell’ameno luogo del beneventano, infatti, coltivo tante amicizie e conoscenze che annovero tra quelle per me più importanti. Sento, inoltre, il dovere di un chiarimento nei confronti dei Frati Minori Cappuccini verso i quali nutro profonda stima e grata riconoscenza per lo spazio e la disponibilità che mi hanno sempre garantito nella programmazione del canale televisivo Tele Padre Pio. Il contenuto del mio intervento, richiestomi da alcuni, in merito all’attuale legislazione nazionale in materia di conservazione dei resti umani, non teneva adeguatamente conto della specificità del caso di Padre Pio da Pietrelcina (un Santo) e necessita di un’integrazione con alcune considerazioni particolari. In piena coscienza devo affermare la necessità di un’attenta lettura di carattere giuridico delle norme di diritto canonico e dei rapporti tra Stato e Chiesa, nonché il dovere di rettificare quanto sostenuto nel precedente comunicato. In particolare, sia il Concilio Vaticano II, nella Costituzione “Sacrosanctum Concilium” sulla Liturgia (1961) al n. 111 («La Chiesa, secondo la sua tradizione, venera i Santi e tiene in onore le loro reliquie autentiche e le loro immagini…»), sia il Catechismo della Chiesa Cattolica, al n. 1674, riconoscono piena autonomia decisionale all’Autorità Ecclesiastica sulla venerazione delle reliquie dei Santi. Anche il Tribunale Civile di Foggia, nella persona del Giudice Salvatore Casiello, ha confermato che «gli interessi legati alla figura di padre Pio sono rappresentati dai frati Cappuccini e dalla Santa Chiesa Cattolica». Si tratta di norme consuetudinarie ormai diventate “codificate”. Sarebbe poi superfluo elencare in questa sede, pur raccomandando a tutti un salutare approfondimento, gli esempi di Santi chela Nostra Chiesa ha onorato e tutt’ora onora attraverso l’ostensione dei loro corpi e conservando le loro reliquie per la pubblica venerazione anche in luoghi diversi. Cito tra questi gli esempi di san Camillo De Lellis, il cui corpo è custodito a Roma presso la Casa generalizia dei Camilliani, mentre il suo cuore è spesso pellegrino in tutto il mondo ed altre reliquie importanti come un piede e i precordi (parte esterna del cuore) sono conservati a Bucchianico, in provincia di Chieti (suo paese natio); e ancora ricordo Don Orione, il cui cuore è custodito a Roma mentre il corpo è esposto alla venerazione dei fedeli nel santuario della Madonna della Guardia di Tortona in provincia di Alessandria.
Dopo un accurato studio ed una lunga riflessione confluita nella presente rettifica, dunque, sento il dovere deontologico di correggere la precedente ed erronea interpretazione delle norme, fuori dal contesto in cui doveva necessariamente essere situata. Ribadisco l’opportunità di una più stretta comunanza d’intenti e collaborazione sociale, culturale e spirituale tra le due comunità legate nel nome di Padre Pio e, infine, ricordo il valore che l’Obbedienza verso i suoi superiori rivestiva nella vita del Santo Stimmatizzato, essendo convinto che qualunque sia la decisione che scaturirà da parte dei Frati, essa rappresenterà la più giusta per il bene e il ristoro spirituale di tutti.
Avv. Giuseppe Placentino
Presidente Associazione Difesa Salute