La cannella: nuove prospettive di prevenzione e terapia
Sembra incredibile, ma recenti ricerche hanno dimostrato che l’estratto contenuto in una spezia potrebbe aiutare a prevenire l’Alzheimer. E non si tratta di una spezia rara e difficilmente reperibile, bensì di semplice cannella, nota da secoli e molto utilizzata sia in cucina, che nella medicina popolare.
L’autore della scoperta è il Professor Michael Ovadia, dell’Università di Tel Aviv (Dipartimento di Zoologia e Neurobiologia), che ha pubblicato la scoperta sulla rivista scientifica “PloS One”.
La sostanza estratta dalla cannella, denominata CEppt, sarebbe in grado di agire proprio a livello degli ammassi neurofibrillari e degli aggregati della proteina beta amiloide, principali responsabili della degenerazione dei neuroni colinergici nell’Alzheimer. Il morbo di Alzheimer è una patologia neurodegenerativa attualmente molto diffusa; l’OMS stima che in tutto il mondo circa 18 milioni di persone siano affette da tale patologia e che entro il 2025 questo numero sia destinato ad aumentare ulteriormente.
La scoperta del Professor Ovadia, riguarda non solo le proprietà della cannella nella prevenzione dell’Alzheimer, ma anche le sue proprietà di riduzione della progressione dalla malattia.
La spezia viene ricavata dalla corteccia, la quale, una volta essiccata viene privata delle parti più esterne, fino ad ottenere la parte più interna.
Tra i principali componenti si possono citare, acqua, proteine, zuccheri, fibre, amminoacidi (leucina, glutammato, lisina, valina, treonina, triptofano), vari minerali (calcio, ferro, potassio, manganese, selenio) e vitamine (B1, B2, B3, B5, B6, vitamina C, E, K).
Lo studio condotto dal gruppo di ricerca dell’Università di Tel Aviv si articola in due step principali :
• il primo, in vitro, ha dimostrato che il CEppt è in grado di inibire la formazione di oligomeri di beta-amiloide tossici e distruggere le fibre amiloidi in provetta, risultato che ha permesso di sperare nella possibilità di utilizzarlo per contrastare il decorso della patologia già in atto, oltre che prevenirla.
• Nel secondo step, la sostanza è stata testata su mosche geneticamente modificate in modo tale da produrre la proteina beta-amiloide e su topi nei quali era stato indotto il morbo di Alzheimer in seguito a mutazioni genetiche. Questi animali sono stati trattati per un periodo di circa quattro mesi con una soluzione di cannella e acqua, che ha permesso, di rallentare il decorso della malattia e condurre ad un’aspettativa di vita paragonabile a quella degli animali sani.
La scoperta delle proprietà del CEppt nella profilassi e nella terapia dell’Alzheimer rappresenta indubbiamente un grande passo avanti; sicuramente altri studi sperimentali verranno effettuati in futuro, anche su altri animali, sebbene risulti difficile programmare una sperimentazione umana per via del lento decorso della malattia.
Federico Fabrizio