Una storia commovente che riguarda Nino Benvenuti
Forse con questo articolo stupirò. Io, pacifista e non violento, amante della boxe, del pugilato vero, quello degli uomini e non solo dei combattenti, come Nino Benvenuti. Il pugilato delle regole, del rispetto dell’avversario. Confido questa mia passione, che mi ha accompagnato sin da bambino, quando mi svegliavo anche di notte per seguire gli incontri del grande Nino.
Ora ho scoperto questa storia meravigliosa. Proprio Nino Benvenuti, che oggi ha 72 anni, ha deciso di impegnarsi per aiutare il suo amico ed ex rivale, il campione americano Emile Griffith a cui, alla fine degli anni sessanta, strappò il titolo mondiale dei pesi medi. Griffith è malato di Alzheimer e vive solo con un sussidio. Ha scritto un libro per promuovere raccolte-fondi. E Nino Benvenuti sta lavorando per organizzare la presentazione del volume in Italia, ovviamente con l’autore e raccogliere fondi anche nel nostro paese. La storia della boxe è anche storia di grandi incontri tra persone. <<La nostra amicizia è l’unico caso>>,mi spiega Benvenuti che ho invitato al TG1 perché raccontasse questa storia.
Lo scontro sul ring, la competizione, se viene vissuta con autentico spirito sportivo, non porta ad odiare l’antagonista, ma a stabilire una relazione, un rapporto. Testate e slealtà sembrano di un altro mondo a sentire Benvenuti: << Emile era aggressivo, agonista, ma sempre nei limiti della correttezza. Non portava mai un colpo inutile, anche se poteva essere definitivo. Per lui prima venivano le regole, poi la vittoria. Per esempio, nei nostri tre match, gli arbitri ci avranno diviso al massimo tre volte. Lui era più basso di me, i suoi capelli ispidi, duri come l’acciaio mi strusciavano contro il mento, che spesso sanguinava. Eppure non mi ha mai dato una testata>>.
Nino Benvenuti sente di avere un debito di riconoscenza con Griffith:<<senza di lui la mia fama non sarebbe stata così estesa. Mi ha dato l’opportunità di andare in America, di sfidarlo, di conquistare il Mondiale. E’stata una tappa fondamentale della mia carriera>>. Ci furono tre incontri bellissimi e tremendi tra il 1967 e il 1968: nel primo Benvenuti si impose e portò via il titolo a Griffith, nella rivincita perse per poi di nuovo vincere nella “bella”. Oggi Benvenuti, come molti altri grandi campioni dello sport italiano, è impegnato nel mondo dell’informazione e della comunicazione e collabora con la Rai. Dei problemi di Griffith, ha appreso tutto dal figlio dell’ex campione americano con cui è sempre rimasto in contatto. <<Ora il mio obiettivo è un tour in circoli, comune, enti, per pubblicizzare la biografia di Emile. Io ho già il libro, che è in inglese, e mi sto attivando per la traduzione in italiano>>. Tutto per sostenere, in qualche modo, l’ultima parte della vita dell’ex rivale, per farlo sentire meno solo, così da poter affrontare con dignità e assistenza una malattia degenerativa come l’Alzheimer.
Mi chiedo: quanti sono in questo momento in Italia anziani come Emile e non hanno avuto la possibilità di aver incontrato una persona come Nino? Il tour di Griffith potrà avere anche questo significato: richiamare l’attenzione di tutta la società e delle istituzioni pubbliche e private sulle cure domiciliari, di cui questi malati hanno bisogno. Ma anche della necessità di qualcuno che si prenda curo di loro. <<Emile è uno “tosto”, pulito dentro, grande persona, senza ombre, uno che per natura ha sempre avuto intorno tanta gente pronta ad osannarlo, ma non ad aiutarlo>>. Benvenuti ricorda così l’ex rivale e aggiunge questo episodio personale: <<L’ultima volta che venne in Italia fu nel ’78 per la cresima di mio figlio Giuliano>>. Un’amicizia che ha attraversato la vita di Nino Benvenuti. Le botte sul ring sono diventate abbracci. Emile è sempre stato un picchiatore gentiluomo, la sua vita è stata un susseguirsi di bei gesti. Non ha mai avuto problemi con la giustizia. Benvenuti gli rimprovera solo una mancanza di concretezza, di finalizzazione, che gli avrebbe impedito di organizzarsi un lavoro dopo la boxe. Ma la sua lealtà, sul ring e fuori, rimane.
Ha scritto Massimo Gramellini sul quotidiano La Stampa, in un articolo intitolato “Per un pugno di bene”: <<Ciascuno di noi ha il suo Griffith che lo ha fatto penare sul ring della vita, obbligandolo a tirare fuori risorse insospettabili. Per qualcuno sarà il fratello con cui faceva a botte da bambino, per altri il professore che ha contestato e poi rimpianto, per tutti il collega col quale si sente, spesso inspiegabilmente, in competizione. Finchè un giorno scopriamo che il rivale è la parte di un tutto, che senza di lui ci si impedirebbe di essere noi, come il buio non esisterebbe senza luce>>. Ma quella luce, secondo me, non è dentro di noi. Ci è donata da qualcuno che si ama. E noi possiamo incontrare questo Amore, possiamo sceglierlo, solo se lo vogliamo. Amare è una decisione. Nella certezza che, alla fine, la vera vittoria è quella del bene sul male. Tutti ci possiamo aiutare per cercare insieme questa verità e condividerla.
*articolo pubblicato nella prestigiosa rivista “Voce di Padre Pio” (n°9 settembre 2010) a firma del giornalista Rai Piero Damosso e segnalato da Stefano De Bonis, istruttore federale FIKB di Thai Boxe e Fiduciario CONI.
Nella foto: Nino Benvenuti nella prima pagina del servizio