di Michele Illiceto
Continuano gli appuntamenti sulla buona politica, questa volta analizziamo quello che dovrebbe essere il profilo di chi desidera candidarsi al servizio di una comunità. Ringraziamo il prof. Michele Illiceto per la riflessione donataci.
Salvatore Trotta
- Prima di entrare in politica, per governare la cosa pubblica, impara a “conoscere e a governare te stesso”[1] con onestà e sincerità, con libertà e distacco, con sobrietà e pudore. Sii tessitore di un progetto politico chiaro, trasparente, coerente e rappresentativo dei bisogni della gente, anche di quella che non la pensa come te. Solo uomini liberi saranno dei politici onesti e leali.
- Intendi e vivi il tuo impegno politico come “servizio”[2] alla città e non come semplice espressione di un’appartenenza politica ad un partito Non usare la politica come strumento per fare carriera o accrescere il tuo potere personale-familiare, o per trarre vantaggi personali di qualsiasi tipo, o per dare lustro alla tua immagine sociale. Perciò non anteporre i tuoi interessi e il tuo bene privato, o di un piccolo gruppo a te vicino, al bene comune che riguarda tutta la città. Non anteporre le logiche di partito agli interessi della tua città. Educa te stesso e la gente al bene comune. Non abusare del potere che momentaneamente ti è posto nelle mani affinchè tu non ne rimanga schiavo.
- Non cercare il consenso dei voti usando una logica clientelare e non vendere il tuo voto per paura di perdere la poltrona. Non cercare il consenso facile per ottenere il quale saresti disposto a fare scelte populiste. A volte dovrai anche restare solo a lottare per ciò che in coscienza riterrai essere giusto. Non ti attaccare al potere che è ora nelle tue mani. Non illudere i tuoi elettori facendo promesse che non puoi mantenere.
- Fai politica partendo sempre dagli ultimi. Impara a conoscere i loro bisogni, informati sulle loro condizioni, sii attento alle vecchie e nuove forme di povertà. Promuovi la solidarietà e tutte quelle associazioni di volontariato che si impegnano per combattere l’emarginazione, il degrado, e che operano per la promozione della giustizia nel rispetto dei diritti fondamentali anche degli ultimi. Ispira la tua politica all’inclusione e all’accoglienza, alla condivisione e alla convivenza pacifica delle diversità che a vario livello (etnico, religioso, culturale, linguistico) costituiscono una ricchezza e non un ostacolo alla sviluppo della democrazia. Particolare attenzione abbi per gli stranieri e gli immigrati, promuovendo una logica di integrazione e di inserimento. Mantieni sempre chiara e lineare la gerarchia delle priorità.
- Anche se fai politica ricorda che la politica non è tutto, ma che tutto è politica, e che pertanto:
a) la società civile precede la politica;
b) la famiglia precede la società;
c) la persona però precede tutto
La persona, infatti, precede sia la famiglia, sia la società che lo Stato. La politica è al servizio della persona e promuove la sua dignità nella sua globalità. Lotta contro uno Stato accentratore e spersonalizzante[3]. Pertanto non nasconderti dietro le istituzioni come luoghi anonimi e non fare della burocrazia una sorta di paravento per essere irraggiungibile, per diventare intoccabile, e per sfuggire al controllo della democrazia e al giudizio del popolo.
- Nelle decisioni che riguardano l’economia ricorda che, anche se importante è il capitale, e che quindi bisogna sforzarsi per promuovere l’imprenditorialità e le imprese[4], più importante ancora è il lavoro, perché è il lavoro che crea ricchezza, che promuove e realizza la creatività dell’uomo. Intendi il lavoro come diritto e non come strumento per ricattare coloro che vi aspirano a venderti il proprio consenso. Promuovi un capitalismo partecipativo[5], e contrasta pertanto il lavoro nero, il lavoro minorile, e tutte quelle forme di sfruttamento del lavoro che in nome del profitto calpestano la dignità della persona. Infatti non dimenticare che “se il lavoro precede il capitale, da ultimo la persona precede il lavoro stesso”[6].
- In definitiva non subordinare mai la politica ai meccanismi dell’economia, a al contrario cerca sempre di sottoporre le scelte economiche alla politica a sua volta orientata da principi di natura di etica sociale[7] che ce la fa intendere come governo che tende al bene comune. Intendi la proprietà privata come il frutto del lavoro[8] e contrasta la logica dell’accumulazione e del profitto a tutti i costi. Ricorda che la proprietà privata ha anche una sua dimensione sociale[9].
- Non comportarti in maniera tale da creare nella gente una disaffezione alla “res pubblica”, ma al contrario promuovi la cittadinanza attiva di tutti, dei giovani in particolare, favorisci la partecipazione responsabile dei vari soggetti sociali, per una interazione e cooperazione costruttiva al bene comune di tutta la città. Al tuo impegno politico dai un fondamento etico costituito da principi ispirati alla ragione e alla legge naturale, e dettati da una retta coscienza. Non vivere il tuo impegno politico come un fatto puramente tecnico, più attento agli aspetti di tipo procedurale, ma sii più attento ai contenuti affinché questi siano di alto profilo culturale[10], di utilità sociale e civile. Pertanto persegui la giustizia e la pace, cerca di promuovere l’uguaglianza non solo di tipo formale ma anche quella di natura sostanziale. Sii tessitore di una democrazia economica[11] fondata sulla equa distribuzione della ricchezza.
- Non usare la politica per depauperare l’ambiente, per devastare gli equilibri naturali del territorio. Sappi coniugare le esigenze dello sviluppo economico della città con il diritto ad un ambiente sano e salubre, e con il diritto alla salute intesa a livello globale: salute fisica, psichica, socio-relazionale, esistenziale. Quindi sforzati di promuovere una cultura della sobrietà, del consumo responsabile, e tu per primo vivi con sobrietà. Non svendere sul mercato globale le esigenze vitali del tuo territorio locale. Sappi coniugare località e globalità, per cui agisci localmente, ma pensa globalmente.
- Rispetta i tuoi avversari politici. Fai un’opposizione costruttiva e non ostruzionistica. Non accettare offerte ispirate alla corruzione. Sii onesto con te stesso prima che con gli altri. Rifiuta tutto ciò che ti viene offerto in più di quanto ti è giustamente dovuto. Non sperperare il denaro pubblico, ma con esso crea servizi utili alla comunità. Sappi valorizzare le risorse nascoste, come ad es. quelle dei diversamente abili, per renderli partecipi a modo loro della vita sociale e civile della città, o degli anziani per creare spazi di partecipazione e di impegno adatti alla loro età. In definitiva fai del tuo impegno politico la via per costruire un umanesimo sociale, “ integrale e solidale”[12].
[1] Dall’Oracolo di Delfi riportato da Socrate nell’Alcibiade I di Platone
[2] “La politica è la più alta forma di carità” (Paolo VI)
[3] Si ricorda un passo di Don L. Sturzo: “Lo Stato quanti più campi invade, tanto più energie sterilizza, perché per la sua stessa natura politica e per l’ampiezza dei suoi poteri e per la difficoltà ad articolarli, è costretto ad intaccare le libertà individuali, le autonomie locali, le iniziative libere, e deve livellare nel formalismo burocratico quel che la natura ha reso distinto e vario”. E ancora quanto scrive benedetto XVI: “Lo Stato che vuole provvedere a tutto, che assorbe tutto in sé, diventa in definita un’istanza burocratica che non può assicurare l’essenziale di cui l’uomo ha bisogno (…). Non uno stato che regoli tutto è ciò che ci occorre, ma invece uno stato che generosamente riconosca e sostenga, nella linea del principio di sussidiarietà, le iniziative che sorgono dalle diverse forze sociali e uniscono spontaneità e vicinanza agli uomini bisognosi di aiuto” (Deus caritas est, n. 28).
[4] “I componenti dell’impresa devono essere consapevoli che la comunità nella quale operano rappresenta un bene per tutti e non una struttura che permette di soddisfare esclusivamente gli interessi personali di qualcuno” (PONTIFICIO CONSILGIO DELLA GIUSTIZIA E DELLA PACE, Compendio della dottrina sociale della Chiesa, n. 339).
[5] Espressione che prendo dai discorsi di Don Sturzo
[6] GIOVANNI PALO II, Laborem exercens, n. 12
[7] Ancora Don Sturzo scriveva che “Se vogliamo moralizzare la vita economica del paese dobbiamo moralizzare la vita politica del paese”.
[8] “La proprietà si acquista prima di tutto mediante il lavoro perché essa serva al lavoro” (Laborem exercens, n. 14)
[9] “I beni anche se legittimamente posseduti, mantengono sempre una destinazione universale; è immorale ogni forma di indebita accumulazione” (Compendio della dottrina sociale della Chiesa, n. 328); “il diritto alla proprietà privata è subordinato al diritto dell’uso comune, alla destinazione universale dei beni” (Laborem exercens, n. 14)
[10] Don Sturzo diceva che “Un buon governo si fonda su di una buona cultura”.
[11] CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA, Democrazia economica, sviluppo e bene comune, Roma 1994
[12] Compendio della dottrina sociale della Chiesa, n. 327