Lo studio della Provincia di Foggia a febbraio 2013. I Dati, e la denuncia di Antonio Mancini (UIL)
A San Giovanni Rotondo, disoccupazione al 32,13%. E’ il drammatico dato emerso fuori dallo studio condotto dal settore Politiche del Lavoro e Statistica della Provincia di Foggia, che fotografa la situazione lavorativa nei diversi comuni della provincia al 28 febbraio 2013. Lo studio è stato condotto sulla base delle comunicazioni giunte dai Centri per L’Impiego sparsi sul territorio di capitanata. Si riferisce all’universo delle persone residenti in provincia iscritte ai vari centri e incrociato con i dati che tutte le imprese, pubbliche o private, forniscono obbligatoriamente ai suddetti centri. La misurazione riguarda tutte le tipologie di lavoro subordinato o parasubordinato. Si tratta di dati che consentono di trarre “informazioni di Flusso”, mentre i dati aggregati compresi quelli dei lavoratori autonomi possono essere forniti solo dall’ISTAT.
Stando ai dati, i disoccupati in città sono più di 3mila (32,13%), gli inoccupati senza precedenti lavorativi rappresentano il 12,85%. Addizionando le 2 voci lo studio fotografa 4738 persone senza lavoro. E ancora, gli esodati in città sono il 9,98% (più di mille), mentre i sotto-occupati (lavoratori con contratti atipici) sono il 10,11%. La disoccupazione più diffusa tra le donne 33,53% contro il 30,99% tra gli uomini. La fascia di età più colpite è quella che va dai 35 ai 44 anni di età, con più di mille disoccupati, ma la situazione è drammatica in tutte le fasce e diminuisce di poco con l’avanzare dell’età. Un quadro sconcertante, che mostra se ce ne fosse ancora bisogno, quanto la crisi sia avvertita in città, come confermato anche da Antonio Mancini, responsabile comunale della UIL.
Mancini, il quadro che emerge da questo studio, è desolante
“Se ne serviva la dimostrazione, eccola qua. Spesso si pensa che in una città come San Giovanni Rotondo certi problemi siano inesistenti o comunque meno avvertiti. Questo studio dimostra l’esatto contrario, e fotografa una città in cui la crisi si fa sentire come e più di altrove, se pensiamo che il dato è superiore, più del doppio della media nazionale”.
Se si sommano disoccupati, inoccupati ed esodati, le persone senza lavoro superano gli occupati, ma anche la situazione di chi lavora, spesso non è delle migliori.
“A San Giovanni Rotondo nonostante un indotto ospedaliero importante come Casa Sollievo della Sofferenza, e l’indotto turistico in crisi, ma pur sempre rilevante, questi dati rappresentano una realtà devastante che fotografa le difficoltà di molte persone. Se a questo ci aggiungiamo, il lavoro nero, molto diffuso sia nel settore alberghiero, come in quello edilizio, e i numerosi lavoratori sottopagati o non pagati, ecco che il numero delle famiglie e delle persone in difficoltà diventa un dramma. E se si pensa che spesso, tra le imprese che non pagano ci sono molte di quelle che lavorano su committenza pubblica, ecco che le responsabilità politiche e dirigenziali vengono svelate”.
Sta parlando di aziende e realtà che operano dietro appalto di gara ? Che quindi in sostanza lavorano per la Pubblica Amministrazione? Ci fa degli esempi ?
“Si esattamente, parlo di lavoratori che lavorano in imprese con committenza pubblica. Aziende che ricevono soldi dal Comune per erogare servizi per intenderci, e che poi finiscono o con il licenziamento di dipendenti, si pensi alla situazione dei parcheggi della zona Internazionale, o come avviene nel caso della Lombardi Ecologia, dove i dipendenti percepiscono lo stipendio grazie all’erogazione del Comune e non dell’azienda, la quale oltre a non pagare è in forte arretrato per quanto riguarda i buoni pasto e soprattutto con i contributi della previdenza “Previambiente” che spettano ai lavoratori del settore ecologia. Poi c’è anche il caso di chi ha lavorato per il Piano di Zona, e che ha gli stipendi arretrati da mesi. In tutto questo c’è la responsabilità sia della classe politica che di quella dirigenziale, che evidentemente nella formulazione degli appalti non ha inserito determinate garanzie a favore dell’ente e dei lavoratori”.
Lei ha evidenziato responsabilità specifiche. Quali sono le sue proposte?
“Io penso che sia giunta l’ora di sederci ad un tavolo tutti, responsabili locali dei sindacati, politici, amministratori, e tutte le realtà e le associazioni di categoria, e fare quello che mai è stato fatto. Concertare degli obiettivi e muoversi in funzione di quegli obiettivi, mettere insieme idee che ci consentano a costo zero di produrre posti di lavoro e attuare un piano di sviluppo locale del lavoro. Ad esempio, solo con la raccolta porta a porta dei rifiuti, si abbatterebbero i costi del ciclo di gestione dei rifiuti, e si creerebbero decine di nuovi posti di lavoro. Con le mense scolastiche, si potrebbe attivare un discorso di utilizzo di prodotti locali, a chilometro zero, ed aiutare e sostenere l’agricoltura. E dal 3 luglio di questo anno, che io come responsabile Uil, e Nino Bocci responsabile per la Cisl, abbiamo presentato una richiesta di incontro urgente, al sindaco, all’amministrazione e a tutti i gruppi consiliari. Perché se si parla di lavoro di sociale non possono esserci divisioni di appartenenze politiche. Ad oggi non siamo mai stati convocati, nulla si è mosso, e la classe politica sangiovannese tutta si è mostrata miope. Abbiamo ricevuto solo una chiamata, quella del consigliere Antonio Pio Cappucci di agire insieme”.
Secondo lei, a cosa è dovuta questa miopia della classe politica ? Al non avvertire la complessità dei problemi, al non avere idee risolutive, a cosa?
“Il problema principale è che dietro la politica si muove sempre un indotto di interessi personali specifici, che incidono anche durante le campagne elettorali, e che poi di conseguenza spostano l’attenzione della politica dai cittadini, verso questi interessi personali, di potere e elettorali. Papa Francesco ha detto che i politici dovrebbero vestirsi di coscienza, mentre noi siamo rappresentati forse da chi non vive i disagi delle persone, e forse non li ha mai vissuti”.
Pio Matteo Augello