LibriAmo a cura di Renata Grifa
Tante cose accadono senza che nessuno se ne accorga né le ricordi.
Di quasi nulla resta traccia, i pensieri e i gesti fugaci, i progetti e i desideri, il dubbio segreto, i sogni, la crudeltà e l’insulto, le parole dette e ascoltate e negate o fraintese o travisate, le promesse fatte e non tenute in conto, neppure da parte di quelli a cui sono state fatte, tutto si dimentica o va perduto, ciò che si fa da soli e di cui non si prende nota e anche quasi di tutto ciò che non è solitario ma in compagnia, quanto poco rimane di ogni individuo, di quanto poco vi è testimonianza.
Javier Marías
Javier Marías, autore spagnolo spesso citato come possibile vincitore del Premio Nobel, è considerato il maestro della digressione letteraria.
Il suo scrivere sembra distaccarsi dalla realtà attraverso una narrazione densa di deviazioni che spezzano il plot dei romanzi, una scrittura che sembra ricomporsi solo nelle ultime pagine dei suoi racconti, come un puzzle da mille tasselli, solo dopo aver ben collocato l’ultimo pezzo il quadro assume un contorno più definito.
E forse Domani nella battaglia pensa a me (Mañana en la batalla piense en mi, titolo originale) è uno degli esempi massimi del suo modo di raccontarci le instabilità dell’animo umano.
Il titolo bellissimo e quanto mai ricco riprende le parole, anzi la maledizione, lanciata dallo spettro della regina Anna contro il marito Riccardo III colpevole di averla fatta uccidere.
Stiamo parlando del più grande, di Shakespeare.
Domani nella battaglia pensa a me, quando io ero mortale, e lascia cadere la tua lancia rugginosa.
Che io pesi domani sopra la tua anima, che io sia piombo dentro al tuo petto e finiscano i tuoi giorni in sanguinosa battaglia. Domani nella battaglia pensa a me, dispera e muori.
E sono queste parole che fanno da fil rouge all’intero racconto.
Siamo nella Madrid dei giorni nostri, Victor è a cena a casa di Marta, il marito di Marta è via per lavoro, una serata dalle aspettative galanti si rivelerà tragica, assaporata soltanto la cena Marta si lascia andare tra le braccia di Victor… Marta muore.
Da qui l’innesco di un flusso di pensieri che diventa un viaggio all’interno dell’animo umano, dell’inganno e disinganno, di quanto pensiamo di conoscere tutto ciò che ci circonda e di quanto invece troppo poco sappiamo.
Marta come Anna diventa spettro vivo, presente, in un tempo che si dilata o si accorcia a seconda di quanto siamo disposti ad accettare o meno che la vita faccia il suo corso.
Pensieri che partono da un punto preciso e allo stesso tempo si distaccano su divagazioni che sembrano parlarci di un’altra storia, ma che prontamente poi ci riportano al punto di partenza.
Domani nella battaglia pensa a me non è un libro semplice, è pieno, tortuoso, a tratti ripetitivo. È un libro che non mette subito in chiaro ciò che vuole dirci, ma lo nasconde tra le righe, disseminando il racconto di piccoli dettagli fino ad arrivare alla rivelazione finale.
Una scrittura che per addentrarsi nei meandri della mente umana si fa inevitabilmente ingarbugliata e densa, a volte angosciante. È un libro faticoso per lo spessore dei temi affrontati.
Resta senza dubbio il fatto che uno scrittore come Javier Marías è ad oggi uno tra i più importanti autori europei, ma se volete accostarvi a lui per la prima volta dirotterei la scelta sul romanzo che per primo ce lo ha rivelato… Berta Isla.
A voi la scelta.