“La ‘pezza delle capolista’ non ha lo stesso colore della doppia preferenza”
Sul fatto che il nostro segretario regionale e candidato presidente Michele Emiliano fosse mosso da intenzioni risarcitorie, nel momento in cui decideva, per le liste del Pd delle varie provincie, la capolistatura femminile, noi donne democratiche della Conferenza di Capitanata non nutriamo dubbio alcuno.
La questione è che tale atto d’impulso, annunciato la sera della bocciatura della legge elettorale regionale (bocciatura realizzata dal centrodestra con la complicità di almeno 15 consiglieri del centrosinistra) e rappresentato simbolicamente l’8 marzo, non condivide la ratio delle misure da noi richieste ed affossate in consiglio regionale, anzi, a nostro avviso può contribuire ad alimentare quella cultura ostile alle donne che cercano, tra mille difficoltà, di impegnarsi ed affermarsi in politica. E’ insomma una di quelle scelte, sia pur dettate dalla indubbia convinzione politica della centralità delle donne, che disorientano. A nostro avviso, infatti, per riconciliare la politica con i cittadini è necessario che la politica rinnovi se stessa con metodi che, attraverso il rispetto dei ruoli e delle responsabilità, guardino al merito, alle storie di ognuna, alla militanza nel partito ma anche al contributo alla società fuori dai partiti: in una parola al “riconoscimento” condiviso, presso le formazioni politiche e sociali, di un percorso coerente e virtuoso, che lasci ben sperare su ciò che potrà essere realizzato nelle Istituzioni. E’ così che crediamo debbano costruirsi delle candidature, maschili o femminili che siano. E la doppia preferenza di genere, con le liste 50 e 50, era certamente strumento idoneo ad esaltare candidature così concepite.
Domenica scorsa, 8 marzo, sei amiche democratiche sono state chiamate in causa. Una chiamata dall’alto, proprio come avvenne un anno fa alle europee, ma con la differenza che, essendo ora possibile esprimere una sola preferenza e non essendo alla capolista assegnate di diritto (come qualcuno ancora incredibilmente crede) i voti senza preferenza, le capolista alle regionali devono conquistare il consenso proprio come tutti gli altri candidati e candidate, sobbarcandosi anche la responsabilità di un risultato non esaltante.
Questo rischio, tra l’altro, diventa concreto nel momento in cui le donne indicate non risultino supportate dai territori di provenienza. Diverso sarebbe stato, per questo, mantenere il punto sulla capolistatura alle donne, ma lasciare che le Direzioni provinciali, competenti per la formazione delle liste, ne concordassero i componenti nonché il primo nome.
La Conferenza delle Donne di Capitanata, si precisa, chiamata in questa occasione ad individuare delle candidature che rappresentino proprio quei principi per i quali la Conferenza stessa è stata prevista e disciplinata nello statuto del Partito Democratico, la parità di genere in primis, ha raccolto la disponibilità dell’avvocata Patrizia Lusi, subito reclutata dal segretario Emiliano a rappresentare come capolista la provincia di Foggia, ed alla quale vanno i nostri auguri di buon lavoro, e proposto altri due nomi di donne, che saranno, insieme a quelli maschili, presentati nei prossimi giorni, in occasione della Direzione provinciale che deciderà la composizione definitiva della lista del Pd di Capitanata.